mercoledì 18 agosto 2010

Trek in Nepal - testo di Massimo Castellucci




La regione di Jumla si trova nel nord-ovest del Nepal,
ed è definita zona sconosciuta e selvaggia. Sconosciuta
in quanto geograficamente è molto isolata,
a parte l’aeroporto di Jumla capoluogo,ci vogliono molti
giorni di cammino per arrivarci, a livello turistico è poco
battuta, pertanto priva di infrastrutture ricettive, fare
un trekking in questa area è come ritornare indietro di
20-30 anni,agli albori delle prime escursioni in Nepal.
Mentre l’appellativo di selvaggia perché a parte alcune vette l’intera area è ricca di boschi, una vegetazione sub-tropicale di non facile accesso.
Questo trekking è stata una prima, abbiamo iniziato il nostro cammino dal villaggio di Jumla,in direzione nord-ovest siamo saliti al Lago Rara, per proseguire lungo il fiume Mugu Karnali verso nord-est per addentrarci nello sconosciuto Alto Mugu, dove vivono etnie tibetane, proprio al confine col Tibet cinese, poi attraverso la dorsale del Sisne Himal siamo scesi nella Chaudabise Valley per terminare l’anello di marcia di nuovo a Jumla, il tutto fatto in 18 giorni.
Questo trek è stato fatto nella seconda e terza decade
di agosto. Meteorologicamente non è il periodo ideale a
causa del monsone, anche se diverse guide affermano che il Nepal nord-occidentale può essere visitato anche durante il monsone, in quanto abbastanza riparato delle catene montuose che limitano le piogge. Di solito, in questo periodo la giornata tipo è: mattina quasi sempre soleggiata, pomeriggio si addensano le nuvole,in serata e durante la notte a tratti piove. Questo può variare ma in linea di massima è la norma; il monsone è presente in questa area da giugno fino a primi di settembre. Nel periodo monsonico, però ci sono dei scenari stupendi, c’è la massima esplosione di fiori, si assistono ad interessanti scene di attività agricole e rurali, i paesaggi montani cambiano rapidamente colore è tonalità, dovuto proprio al clima così mutevole.
Da Kathmandù si giunge a Jumla con due voli, il primo
Sosta e notte a Nepalgunj, poi con un volo di circa 50 minuti si atterra a Jumla(2370 m.), un gran bel villaggio con caratteristiche case di legno. Principalmente la popolazione è di etnia Chetri,stupende sono le donne che portano come ornamento al naso un anello e hanno orecchini tondi molto grandi di colore oro. Il nostro sherpa Raji fa fatica a trovare i portatori in quanto non arrivando mai turisti, la forza lavoro è impegnata nei campi o in altre attività.
Per questo motivo la partenza del trek viene rimandata al
giorno seguente, così visitiamo Jumla, nella piazza principale si tiene un festival c’è tantissima gente, pure sui tetti delle case per assistere ai canti e balli,siamo invitati a partecipare.
La sera piazziamo le tende nel prato di una scuola
ben tenuta frequentata da bimbi tibetani,il direttore anche
lui di origine tibetana di nome Tashi ci accoglie ben
volentieri, parla un po’ italiano, in quanto per 3 mesi con
una borsa di studio è stato in Italia.Anche lui è sorpreso
quando gli descriviamo il nostro percorso che prevede la
visita del Mugu,infatti nessuno dell’intera spedizione,portatori locali compresi è stato oltre il lago Rara, pertanto anche per loro il Mugu è una prima.
Su questa area non esiste una trekking map come qualsiasi altra zona frequentata dai trekkers, solamente sulla cartina dell’intero Nepal è visibile che c’è questo Mugu.
La prima notte in tenda uno stupendo cielo stellato illuminato da una luna piena che fa capolino in una cima innevata ci fa ben sperare e sembra l’augurio di un buon
viaggio. Alla mattina tardiamo qualche ora a partire perché
gl’improvvisati portatori si devono organizzare e la
nostra guida deve impartire diversi suggerimenti. C’è sole
e fa caldo alle ore 11 lasciamo Jumla, il largo sentiero è
affollato di gente, già nel primo pomeriggio i portatori
vorrebbero fare campo nell’alpeggio di Chere (3.010 m),
inizia a cadere qualche goccia di pioggia, data l’ora insistiamo
per proseguire e superare il passo Khali Lagna(
3.550 m), poi scendiamo a Danphe Lagna(3.100 m),

Alcune abitazioni. I prati circostanti sono molto umidi chiediamo e per poche rupie ci vengono date due stanze dove sistemiamo i materassini e i sacchi a pelo per la notte, in un angolo c’è una gallina che sta covando alla notte ogni tanto viene a verificare chi sono gl’intrusi.Alla mattina nell’intera verde valle illuminata dai primi raggi di sole si vedono sparse diverse piccole montagnole di sassi dove esce un’esile fumo, sembrano tante solfatare, in realtà sono le abitazioni estive dei pastori più poveri, in questa specie di loculi non più alti di un metro e lunghi il doppio ci passa la notte e in parte l’intera giornata un pastore per oltre quattro mesi con sempre acceso un’esile fuoco. Lungo il sentiero incontriamo diversi piccoli insediamenti, i muri delle abitazioni hanno la parte bassa di colore ocra in alto il bianco con sopra grandi e spaziosi tetti piani dove in estate si svolgono tante faccende, in questo periodo viene fatto essiccare i vari raccolti.A Bhargaon, stupendo villaggio assistiamo proprio sui tetti a stupende scene di vita lavorativa, le donne dai campi salgono sui tetti attraverso le caratteristiche scale fatte da un grosso tronco con i gradini intarsiati,depositano i covoni di grano,lo stendono sull’intero tetto e con una frusta inizia la battitura, mentre le donne più anziane dirigono i lavori badando i bimbi più piccoli, che sono nudi o quasi. Alcune anziane come gli uomini fumano la caratteristica pipa il chilam,fatta di legno pregiato, alcune di queste esternamente sono decorate in argento e hanno una catenella. Il chilam nel nord-ovest del Nepal indica anche le distanze, dieci chilam corrispondono a una giornata di cammino. Il secondo giorno di marcia giungiamo a Chauta(2.770 m.),piazziamo le tende nel cortile della locale scuola frequentata da sessantacinque
scolari, dato che siamo una lieta sorpresa, i
maestri fanno uscire i bimbi e iniziamo a giocare.Alla sera
il nostro bravo cuoco Pemba prepara anche un’ottima
torta per festeggiare il compleanno di Lorenza. Il giorno
successivo ad un maestro lasciamo 500 rupie per la scuola, mattinata uggiosa, passiamo da Bulbhule in ogni abitazione ci sono arnie di api (apis laboriosa,la più grande ape del mondo), continuando dolcemente a salire tra prati verdi si giunge al passo Gurchi Lagna (3.460 m.), qui alcuni pastori hanno costruito misere capanne fatte di scie di legno resinoso ci invitano ad assaggiare il latte e lo yogurt, peccato che il lavoro si svolge all’interno in mezzo ad una fanghiglia nera con un nugolo di insetti vari che ci fa desistere dall’assaggio. Scendiamo fino ad un bivio a sinistra si prosegue per il lago Rara a destra si va a Gamgaghi,
proseguiamo in direzione lago Rara, si attraversa una
pineta, il sentiero diventa fangoso poi si giunge ad un’ampia balconata prevalentemente rocciosa, dove non c’è acqua, davanti a noi una larga valle con diversi insediamenti con gente intenta nei campi a lavorare, questo era il presunto posto tappa,ma per l’assenza d’acqua e l’ora si prosegue,
sulla cartina dovremmo essere nelle vicinanze di
Dothu, chiediamo ma nessuno sa indicarcelo, proseguiamo lungo campi coltivati a miglio, a tratti piove saliamo a Jhighiri (2.680 m.),in questo caratteristico villaggio chetri, non troviamo un piccolo spazio dove sistemare le tende, solo vicoli stretti e tortuosi con molto fango,l’anziano capo del villaggio decide di ospitarci in una casa dove ci sono lavori in corso, qui tra breve sarà abitata da una coppia prossima alle nozze, lo staff si sistema nelle stanze noi piazziamo le tende sul tetto,lo spazio ristretto non ci permette di tirare le tende e alla notte un forte acquazzone fa entrare da sotto l’acqua.Alla mattina siamo l’attrazione dell’intero villaggio, sui tetti delle case tanta gente che ci osserva. Le donne con dietro il caratteristico cesto di vimini triangolare che si chiude dove deporre gli ortaggi il foraggio, gli uomini con flemma in mano hanno gomitoli di lana che fanno scendere e salire in continuazione e con le dita uniformano il filo di lana. Di fronte al villaggio a guardia e protezione c’è un gigantesco e ultra secolare cedrus deodara (cedro dell’himalaya), ci vorranno 4-5 persone per abbracciare la sua circonferenza. Il capo villaggio tiene a sottolineare che loro sono chetri ma di etnia Rai,
ci saluta e ci indica il sentiero che sale al lago Rara,tra l’alternanza di nuvole basse e sole saliamo tra boschi di betulle, abeti e grandi cedri, attraversiamo pianeggianti prati colorati siamo in prossimità del lago Rara(2.980 m.), che dietro un bosco ci appare con la sua serafica calma. Campeggiamo a lato dell’ufficio dove ci si registra, prima di noi quest’anno solo due neozelandesi, è in costruzione un edificio di legno che fungerà da museo, nella sua larga sala ci sistemiamo per la notte. Al pomeriggio visita del lago, il luogo è ventilato,ci sono alcune piccole insenature di sabbia che permettono di fare un bagno,l’acqua forse sale anche dal profondo in quanto tiepida consente di immergersi,che bagno rigenerante con una vista panoramica verso il Tibet di montagne innevate. Sopra il lago c’è un piccolo tempio induista con bella veduta, alla sera prima di cena uscita con la torcia per vedere il pigwild (una specie di cinghiale). L’indomani il quinto giorno di trek costeggiamo il lago, passiamo dal campo militare poi scendiamo lungo una pineta e entriamo nella valle di Gamgadhi,le nuvole si diradano appare il sole scendiamo a Gamgadhi (2.042 m.),un grande villaggio con negozi lungo la via principale da qua è possibile telefonare in Italia. Ci fermiamo per circa due ore al piccolo tempio induista per assistere ai preparativi del festival di Krisna Astami, al termine del villaggio c’è un immenso spiazzo si stanno radunando tante donne noi proseguiamo scendendo ma incrociamo una continua processione di giovani ragazze vestite a festa con scintillanti monili accompagnate dalle madri, ci informano che questa sera, queste ragazze balleranno e poi dormiranno nello spiazzo attraversato per questo annuale raduno. Il sogno di queste ragazze che provengono dai vari
villaggi è d’incontrare in questo raduno per poi essere sposate da un ricco commerciante di Gamgadhi, il sogno e il desiderio di una vita più agiata rispetto a quella che si prospetta nei loro villaggi a spezzarsi la schiena nei lavori agricoli e a fare tanti figli.
Scendiamo fino al fiume Mugu Karnali (1.860 m.), poi costeggiamo in direzione nord-est, il sentiero del limaccioso fiume, giungiamo a Lumsa (1.890 m.), alcuni bimbi completamente nudi al nostro apparire scappano, qui i lineamenti sono tipicamente tibetani, facciamo
campo nella scuola di Lumsa, ottimo posto vicino
ad un’affluente del Mugu Karnali, come ogni sera dobbiamo attendere alcune ore per l’arrivo dei portatori che non sono organizzati e allenati a questo tipo di sforzo,
quelli più anziani sono i primi a lasciarci molto segnati dalla fatica e acciaccati,ogni mattina e sera viene eseguita l’infermeria con diagnosi e consegna di medicinali,pomate varie, d’altronde sono stati attratti da un maggior compenso, normalmente costoro eseguono lavori agricoli per 200 rupie al dì, mentre durante il nostro trek hanno pattuito con il nostro sherpa un compenso di 550 rupie al dì e 700 rupie quando le tappe sono molto impegnative.

ALTO MUGU

Da Lumsa costeggiamo sempre il Mugu Karnali, in certi
punti il sentiero è franato, passiamo dal villaggio di Chhaila, è un continuo saliscendi, la vegetazione si dirada, chiediamo per Mangri fanno sempre segno avanti e noi proseguiamo, giunti ad un ponte ci sono due sentieri alcune donne ci spiegano che il sentiero a sinistra inizia a salire e in alcuni giorni porta al villaggio di Mugu, quello a destra passa da Palu, mentre Mangri è dietro, questo insediamento non l’abbiamo visto perché ad un certo punto si deve lasciare il sentiero lungo il fiume e salire, nell’attesa di decidere dato che non abbiamo indicazioni precise e una cartina da consultare ci ristoriamo con un buon lunch.
Durante la sosta osserviamo diverse scimmie che
su un costone di roccia scorazzano su esili arbusti, decidiamo di proseguire sul sentiero che porta a Palu, all’atto della partenza arriva un giovane, si dichiara maoista e obbliga me e lo sherpa di seguirlo che è ritornare indietro e salire a Mangri, mentre il resto del gruppo può proseguire.
Così ho la possibilità di vedere Mangri, lasciato il sentiero
lungo il fiume si sale e inizio a vedere una serie di
chorten,giunti al villaggio siamo ricevuti in una casa da due maoisti,con lo sherpa iniziano una lunga chiacchierata,ogni tanto spazientito chiedo a Kaji, quant’è la tassa che chiedono ma lui mi dice wait-aspetta, intanto osservo che qui la gente è tipicamente tibetana e nelle montagne attorno il villaggio ci sono tanti piccoli chorten. Il colloquio si protrae, alla fine la richiesta è di 100 dollari a persona, dico che ora è stato siglato un accordo di tregua tra i maoisti e il governo,ma loro rispondono che i capi maoisti li autorizzano ancora a chiedere una donazione, vedo che è in costruzione una scuola propongo di fare un’offerta per questa, loro insistono per i 100 dollari a cranio per il partito maoista, non sono armati, affermo che ho poche rupie li saluto e da solo torno indietro, poi mi raggiunge Kaji e un maoista.
Alla sera facciamo campo a Palu, un’unica
casa in mezzo ai campi di granoturco, i portatori giungono
alle 21,00 al buio, discutiamo con Kaji per questo continuo
ritardo che ci crea tanto disagio, Kaji, lo sherpa afferma
che i nostri portatori hanno questa usanza di una
lunga sosta pranzo con dormita il tutto di circa 3 ore, è
dal primo giorno che cerca di spiegare che è meglio fare
una breve pausa e ripartire subito. In questo trambusto il
maoista sta zitto e buono in un angolo. Sistemiamo solo i
materassini e il sacco a pelo sul tetto, cena poi a letto con
sopra una volta stellata stupenda. Alla mattina Kaji paga
2.000 rupie circa 25 dollari e Pemba il cuoco 1.000 rupie
di gabello al maoista,per noi l’ultima richiesta è scesa a 50
dollari cadauno,ma decidiamo di non pagare. La giornata
è soleggiata dopo due ore lasciamo il Mugu Karnali iniziamo a salire giungiamo ad un grande e bel chorten al suo interno stupende pitture colorate di Buddha, siamo entrati nell’Alto Mugu,abitata dall’etnia tibetana dei Mugumpa, questa area è chiamata e conosciuta qui come Karmarong.
Iniziamo ad incrociare gruppi di portatori che a
piedi con pesanti carichi sulla schiena scendono dal confine tibetano, notiamo che alcuni bambini e donne sono intenti sui prati a trovare un grande insetto, che catturato viene essiccato, i cinesi pagano molto bene, perché ha proprietà come il viagra.In lontananza su un pendio esposto al sole si vede il villaggio di Sherap Ghar, il luogo era nel programma,ma ci si arriva per un ripido sentiero e il nostro sherpa mi dice che i portatori si sono rifiutati o quanto meno non erano in grado di arrivarci.
Più avanti sull’altra sponda del fiume c’è un gompa ristrutturato,per il lunch facciamo sosta lungo il fiume con uno stupend bagno, sotto un caldo sole. Riprendiamo la marcia dopo un’ora lasciamo definitivamente il Mugu Karnali e costeggiamo un suo affluente l’Alto Karnali con acque limpide, tira un discreto vento,la vegetazione si dirada,in certi tratti il sentiero è scavato nella roccia. Il dì seguente è l’ottavo giorno del trek, oggi finalmente arriveremo allo sconosciuto e misterioso villaggio di Mugu, il tempo è nuvoloso ma poi si apre, appena partiti incrociamo alcune carovane di capre che scendono sempre dal Tibet, trasportano sale, ogni capra ai lati della schiena ha una borsa che contiene sette kilogrammi di sale, queste carovane quando salgono portano grano,riso al ritorno il sale estratto dai laghi tibetani, incrociamo pure altri portatori con carichi enormi, al di là del fiume c’è un monastero attorniato da vari chorten bianchi con sopra una cupola gialla.
La valle si apre il fragore del fiume cessa, in quanto si dirama in piccoli ruscelli pianeggianti, l’atmosfera è di soave pace, in questo dolce e piacevole scenario ci appare il villaggio di Mugu (3.340 m.), circondato da chorten, bandiere e diversi muromani, sopra l’abitato una bella cascata d’acqua, rimaniamo in contemplazione. Il villaggio nel suo genere è unico,con le case dove la parte più bassa è in pietra,le pareti centrali in legno, sopra ci sono ampi tetti, piani con sopra il legname lasciato ad essiccare.Attualmente nel villaggio ci sono solo donne,bambini e anziani,gli uomini con gli yak sono al confine, in quanto in questo periodo nel mese di agosto ogni anno si tiene un grande mercato che dura tre settimane dove c’è un florido scambio di prodotti
tra Nepal e Cina. Il confine dista circa un giorno e mezzo
da Mugu, i locali ci esortano ad andarci in quanto molto
caratteristico e interessante, peccato che non abbiamo
tempo.Visitiamo il Zingam Parma Gompa che domina la
vallata. Nel pomeriggio assistiamo ad un continuo andirivieni di gente con immensi carichi,il nostro campo è nella piana verde lungo le diramazioni dei ruscelli, al tramonto le donne con grandi brocche vengono a prendere l’acqua, alcuni bimbi si spogliano e iniziano a fare tuffi nel fiume, mentre noi siamo già coperti con indumenti termici.
Prima di cena arriva il maoista del luogo,lo invitiamo a passare domani mattina. Da Mugu il giorno seguente ritorniamo indietro poi deviamo a sinistra e saliamo all’arroccato villaggio di Churi o Choute(in Nepalese) o anche Chidi Gompa, il fatto di non sapere il nome esatto ci ha creato un po’ di discussione con lo staff. L’ultimo tratto per arrivare a Churigaon (3.200 m.) è molto impervio e selvatico, in questo luogo non c’è un metro di piana dove poter sistemare le tende.Una coppia di anziani ci dà la possibilità di piantare le tende sul proprio tetto, il luogo è veramente caratteristico, l’intero villaggio è una balconata
sul vuoto, siamo su pendii molto ripidi, in basso ma non
visibile si sente il rumore dell’acqua dell’Alto Karnali, anche qui gli uomini con gli animali sono fuori.A Churigaon
ci sono due piccoli gompa il Samde Chooling e il Pema
Chooling, l’unico monaco che vive qui viene ad aprire i
gompa,in uno ci sono due stupende maschere,quella verde con sopra tanti piccoli teschi protegge le donne dai demoni, la rossa protegge gli uomini.Alla sera arriva nuovamente il maoista di Mugu, armato esige la donazione di 50 dollari a cranio, prima di andare a letto tramite Kaji discussione e chiarimenti su questa tassa.Alla mattina il villaggio è avvolto da nuvole basse che poi si alzano e danno spazio al sole, col maoista risolviamo la questione versando 15 dollari ciascuno, costui è sconsolato in quando prevede di avere dei rimproveri dai suoi superiori per l’esigua tassa richiesta che tutt’ora nel Nepal nord-occidentale è di 100 dollari, pur essendo siglato un accordo di tregua tra maoisti e i governativi. Sui tetti delle case ci sono ad essiccare il frumento, piccoli frutti selvatici, mentre le donne con grossi tronchi stanno pestando il frumento.
Da Churigaon si sale tra un bosco di betulle e faggi, il sole va e viene saliamo al passo 3.920 m.,ampia veduta su un ghiacciaio di fronte a noi. Iniziamo a scendere lungo un prato esposto al sole pieno di fiori e piante grasse che emanano un gradevole profumo, sosta lunch in un torrente incassato in fondo alla valle, c’è il tempo per bagno e bucato.
Si riparte in salita,avvistiamo grandi aquile,giunti al passo
3.600 m.,il sentiero devia a sinistra ci sono diversi chorten,
entriamo in un’altra vallata, con immensi terrazzamenti
di buck wheat (grano saraceno) e orzo ora completamente
verde e sullo sfondo le montagne che confinano
col Tibet, di colore ocra-nero. Il luogo è suggestivo,
questi terrazzamenti si perdono a vista d’occhio, da quelli
più alti agli ultimi in basso adagiati al margine del fiume
c’è un dislivello di circa 1.000 metri, testimonianza di un
grande lavoro manuale, fatto nei secoli che ha bisogno di
una continua manutenzione, a livello agricolo e paesaggistico la si può considerare un’opera d’arte. In questo scenario giungiamo a Dolphu (3.415 m.), altro luogo da ultima frontiera, un anziano ci accoglie festosamente e ci invita a piazzare le tende sui suoi tetti, a detta di lui mai turisti avevano passato la notte in questo luogo remoto.C’è un piccolo gompa, nell’atrio una grande ruota della preghiera, il villaggio è molto pulito, alla sera mentre ceniamo sul tetto siamo circondati da donne bambini e la continua richiesta di medicinali e una consultazione medica.

SISNE HIMAL

Al mattino chi ci ha ospitato, chiede alla guida incuriosito
dove proseguiamo, da Dolphu ci sono solo due sentieri,
uno in disuso e pertanto pericoloso che prosegue nell’Alto
Dolpo,l’altro scende attraversa il fiume passa dal villaggio
ora disabitato di Wangri e sale sui alti passi del Sisne
Himal. Il secondo è la nostra direzione, il nostro interlocutore ci consiglia vivamente di farci accompagnare
da un locale, in quanto è facile perdersi, saggio consiglio,
la guida locale sarà indispensabile.Da Dolphu si scende a
2.700 m.sul fiume Nahlang c’è un ponte di legno poi si inizia a salire passando dal villaggio disabitato di Wangri
(3.220 m.), il sentiero prosegue tra boschi, poi per l’altitudine la vegetazione si dirada, pomeriggio molto umido e piovoso facciamo sosta a 4.110 m., il luogo è chiamato piana dei chorten, infatti ci sono rudimentali chorten di sassi e piccoli muretti che fungono da riparo ai pastori, alla notte pioverà quasi sempre. Ora ci aspettano due giorni il dodicesimo e il tredicesimo di marcia, attraverseremo la dorsale del Sisne Himal, il primo giorno, il Molang Pass (5.025 m.), il punto più alto, con sosta a 4.080 m., poi il giorno seguente il Kang la Pass a 4.800 m. Peccato che durante questo attraversamento il tempo è stato inclemente, molto umido con nuvole basse,nei momenti in cui al mattino è apparso il sole lo scenario era decisamente molto bello, con prati in fiore e in alto montagne innevate.
Dopo il Kang la Pass troviamo alcuni insediamenti di
sassi e un semplice telo come tetto,con attorno al pascolo
alcune mucche e diversi cavalli, facciamo campo in
riva a un fiume a 3.900 m., alla notte sotto la pioggia un
fragore e boati di frana vicino al nostro campo. Dopo lo
spavento della notte costeggiamo il fiume, poi saliamo e
incontriamo diversi piccoli laghi,le nuvole basse e ogni tanto la pioggia non ci permette di gustare l’ambiente che
muta continuamente siamo al passo Soniè 4.300 m., in discesa costeggiamo altri piccoli laghi con attorno rocce
nere con cavalli al pascolo, inizia la vegetazione poi i primi
campi coltivati a granoturco siamo in prossimità di Maharigaon,
Nel pomeriggio di nuovo pioggia, facciamo campo
nella scuola di Maharigaon, ci sistemiamo dentro un
grande stanzone, mentre fuori i nostri portatori con i locali
giocano a calcio si raduna tanta folla incuriosita del
nostro arrivo.

CHAUDABISE VALLEY

Alla mattina seguente il quindicesimo giorno di trek,il percorso si snoda lungo la Chaudabise Valley.
Questa valle è molto fertile, il granaio della zona, tanta gente da Jumla e dintorni in estate si trasferisce qui per lavorare i campi. In questo periodo in diversi campi stanno arando il terreno, la terra è nera molto fertile, il lavoro è eseguito da uomini scalzi con uno o due buoi che solcano la terra con aratri di legno, scene da agricoltura vecchio stile.
La valle si apre e iniziano i terrazzamenti irrigati da un reticolo di canaletti, qui cresce il famoso risso rosso, molto energetico è il riso più rustico che può crescere fino ad una altitudine di 3.000 m. Salutiamo Tenzin il tibetano di Dolphu che ci ha fatto da guida lungo l’attraversata del Sisne Himal, è diretto ad un villaggio qui nella zona a trovare i parenti, ci indica di visitare a Cahauliari, dove si vede un bel gompa costruito di recente. In questa fertile piana è sorto questo villaggio tipicamente tibetano, sono gli abitanti di Wangri dell’Alto Mugu che si sono trasferiti qua dodici anni fa, trovando condizioni climatiche decisamente migliori, costoro sono degli ottimi e ingegnosi lavoratori agricoli, sui loro tetti delle case è stata posta della terra e crescono dei bei cavoli. Le case sono molto pulite e decorose, ci dicono che fino a 10 anni fa qui erano pieno di mandrie di Yak, poi sono stati sostituiti con i cavalli, più pratici e maneggevoli.Passiamo da Talphi altro grande villaggio,lungo il fiume Chauda, saliamo a Mathacaur che domina l’intera vallata, l’idea era di fare campo all’interno della scuola, ma la custode del gompa di Mathacaur, una tibetana di Mugu che si è trasferita qui circa venti anni fa, ci propone di salire al gompa e se vogliamo,possiamo dormire dentro il luogo sacro. Arriva pure un giovane monaco di nome Dorge, anche lui ci da spiegazioni sugli usi e costumi della zona afferma che qui c’è stata una perfetta integrazione tra gli induisti nepalesi e i buddisti tibetani provenienti dall’Alto Mugu o profughi dal Tibet. La notte passata dentro il gompa della setta Ningma-pa (berretti rossi) è stata un’esperienza
unica e forse irripetibile, con la tenue luce di alcune
candele, dormire sotto le tre grandi statue di Buddha,
raffiguranti,il passato,presente e futuro è stato nel mio
caso molto meditativo e profondo, istintivamente mi ha
portato a meditare sui tre periodi della vita.

RIENTRO A JUMLA

Da Mathacaur abbiamo impiegato ancora tre giorni di cammino per ritornare a Jumla.Peccato che il tempo è stato inclemente,dal pomeriggio e durante la notte a tratti pioveva, fortunatamente ci siamo sistemati al coperto
dentro le stanze delle scuole per la notte.
Ma anche in questi giorni abbiamo visto paesaggi e scenari interessanti, soprattutto lo svolgere della vita quotidiana,abbiamo incontrato pastori che con le mandrie di bufali al pascolo, sotto una misera tenda facevano lo yogurt,versato nel teki, il tipico contenitore di legno, alcuni subito trasportati a piedi dai bimbi a Jumla per essere venduto.Altri uomini intenti a fare il Doko, il tipico cesto di bamboo intrecciato, posto poi dietro la schiena per caricare e trasportare ogni genere di cosa. Mentre le poverissime donne chetri ma con stupenti e aggrazianti ornamenti, sui tetti delle case intente con grossi pestelli di legno pestare il frumento con attorno sempre un nugolo di bambini seminudi, poi altre e diverse scene di vita rurale sono state fotografate dalla nostra mente.A Jumla l’ultima sera siamo stati di nuovo ospitati dalla scuola tibetana “Kailash Bodhi School” dormendo in una sua accogliente stanza che funge da nursery per i bimbi più piccoli. Col direttore il giovane maestro tibetano di nome Tashi, abbiamo socializzato, dandoci ulteriori informazioni sempre sullo stile di vita di questa zona. Ci ha pure invitati a casa sua dove abbiamo conosciuto sua moglie anche lei tibetana. Ci ha spiegato che il suo lavoro di maestro lo sente come una missione, fare in modo che la cultura tibetana venga ancora profusa e insegnata a chi ha queste origini. Ancora oggi clandestinamente giungono profughi dal Tibet cinese a Jumla,ed è presente
qui un forte spirito di assistenza e accoglimento.
Sempre il maestro ci ha spiegato che il grazioso locale è
di proprietà di un ricco possidente di Kathmandù, per
niente sensibile alla sua missione, gli chiede e deve pagare un affitto esorbitante, ogni mese deve fare salti mortali per racimolare tra offerte e donazioni il denaro per pagare l’affitto.Ma col suo serafico carattere tipico di un vero tibetano, di questo più di tanto non è preoccupato, ritiene che le sue divinità lo aiutano, affermando che quando ti dai da fare per una giusta e compassionevole causa, le energie dei vecchi e defunti lama ti giungono e ti fanno superare ogni difficoltà (bella questa osservazione).Commovente è stata la scena prima della partenza quando il maestro ha fatto uscire dalle aule tutti i bimbi e nel giardino si sono disposti ordinatamente e ci hanno cantato canzoni in inglese e tibetano poi dolcemente con le loro manine e gli sguardi ci hanno salutato mentre noi andavamo in aeroporto.
Concludo con un doveroso e sentito ringraziamento ai
compagni di viaggio di questa prima, senza retorica sono
quelli che ogni coordinatore vorrebbe avere nei grandi
viaggi,quando le difficoltà e i disagi vengono affrontati sempre nel migliore dei modi e con stile. Inzio dalla Franca di Trento, grande e esperta viaggiatrice è il terzo trek che facciamo assieme in Nepal; Marina di Milano esperta naturalista dell’ambiente e di animali;Lorenza di Reggio Emilia, psicologa al suo primo trek, dopo questa dura esperienza….ora sei una vera e grande psicologa; la coppia Paola e Paolo di Cantù più puntuali e precisi di un orologio svizzero e l’altra coppia Emanuela e Bruno di Madonna di Campiglio formidabili e esperti camminatori.

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