domenica 18 dicembre 2011

OM MANI PADME HUM


Questo è il mantra di Avalokiteshvara, il mantra più recitato e conosciuto anche dai non buddhisti. Può essere recitato per lunghi periodi di tempo, sgranando il mala, il rosario buddhista, durante la vita comune o la meditazione.
Om Mani Padme Hum viene recitato per ottenere la liberazione, quindi la pace e la libertà dalle sofferenze, e si dice che sia così potente che anche un animale sentendolo otterrà una rinascita umana e quindi la possibilità di conoscere il dharma e raggiungere l'illuminazione. Il mantra non ha un significato letterale come frase compiuta, bensì hanno significato le sei sillabe che lo compongono.

Om è composta da tre lettere: A, U e M. Queste simbolizzano il corpo, la parola e la mente impuri del praticante all'inizio del suo sentiero verso la liberazione. Alla fine del sentiero, simbolizzano il corpo, la parola e la mente puri di un Buddha.
Quindi, al tempo stesso, Om indica la possibilità che vi sia una trasformazione dall'impurità alla purezza: il sentiero della liberazione.

Mani, due sillabe, significa "gioiello", simbolizza la bodhicitta, cioè l'intenzione altruista di raggiungere l'illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Padme, due sillabe, significa "loto", simbolizza la saggezza, la conoscenza. La comprensione dell'impermanenza, della vacuità, dell'interdipendenza, la conoscenza che recide ogni illusione e offuscamento. Mani Padme è anche l'epiteto di Avallokitesvara.

Hum chiude il mantra nella perfezione, come pure anche molti mantra, e significa " concedi" la mente onniscente e le realizzazioni, e simbolizza l'indivisibilità di metodo e conoscenza, di compassione e saggezza.

Le sei sillabe del mantra significano che con la pratica di un sentiero che sia l'unione di metodo e saggezza è possibile trasformare corpo, parola e mente impuri nel corpo, nella parola e nella mente puri di un Buddha. La Buddhità, la natura del Buddha, è all'interno di ciascuno di noi così come è all'interno del mantra Om Mani Padme Hum.

La frase intera ha anche il significato di : " O gioiello sul fior di loto, concedimi tutte le realizzazioni" oppure " Concedimi l'ispirazione per ottenere l'unione di metodo e saggezza".

Il mantra può assumere altri significati in contesti diversi. Ad esempio, recitato durante il bardo, cioè durante la fase successiva alla morte e precedente alla reincarnazione, è lo strumento per evitare di ricadere nel ciclo di rinascite del samsara: "Om" chiude la porta della rinascita fra gli dei, "Ma" quella fra le Asura, divinità gelose, "ni" quella fra gli uomini, "Pad" quella fra gli animali, "me" quello fra i preta, spiriti insaziabili, e "Hum" quella negli inferi.

L'insegnamento spiega che ciascuna delle sei sillabe del Mantra - OM MA NI PAD ME HUM - ha un effetto specifico e potente nel determinare la trasformazione dei vari livelli del nostro essere. Le sei sillabe purificano completamente le sei emozioni negative che sono manifestazioni dell'ignoranza e che inducono a comportamenti negativi nei confronti del nostro corpo, in modo orale e mentale, creando così il Samsara (ciclo delle rinascite) e la nostra sofferenza. Orgoglio, gelosia, desiderio, ignoranza, cupidigia e rabbia sono trasformati con il Mantra nella loro vera natura; la saggezza delle sei famiglie di Buddha si manifesta nella mente illuminata.
Così quando recitiamo l' OM MA NI PAD ME HUM le sei emozioni negative che sono la causa dei sei regni del Samsara, sono purificate. Le sei sillabe impediscono la rinascita in ognuno dei sei regni e attenuano la sofferenza inerente ad ogni regno. Allo stesso tempo recitando l' OM MANI PADME HUM si purificano completamente i complessi dell'ego e si perfezionano i sei generi di azioni trascendentali del cuore e della mente illuminata: generosità, armonia, comportamento, resistenza, entusiasmo, concentrazione/comprensione. OM MANI PADME HUM è detto anche "enorme protezione dagli influssi negativi e dalle varie forme di malattia". In tibetano è pronunciato OM MA NI PAD ME HUNG. Comprende la compassione e la benedizione di tutti i Buddha e Bodhisattva ed invoca particolarmente la benedizione di Avaloketeshvara, .il Buddha della Compassione. Avaloketeshvara è una manifestazione del Buddha nel Sambhogakaya ed il suo Mantra è considerato l'essenza del Buddha della Compassione per tutti gli esseri. Se Padmasambhava è il Maestro più importante per i tibetani è anche vero che Avaloketeshvara è il loro Buddha più importante ed è la divinità protettrice del Karma del Tibet. C'è un detto famoso: il Buddha della Compassione è talmente presente nella mentalità tibetana che ogni bambino in grado di pronunciare la parola "mamma" può anche recitare l' OM MANI PADME HUNG.

Anche la sola recitazione saltuaria del mantra può aiutarci ad essere più tranquilli e di cuore aperto, perchè Avalokitesvara e il suo mantra sono la manifestazione della compassione. Le persone anziane in Tibet erano solite recitare questo mantra alla fine della loro giornata e di solito si proponevano di recitarlo sei miliardi di volte prima di morire. Quando arrivavano al miliardo di mantra, ad alcune persone spuntavano nuovi denti che chiamavano appunto i denti del miliardo. IL potere dei mantra non è tangibile, è come l'elettricità: possiamo osservarne la realtà solo nei suoi effetti.

Il mantra scritto più volte su strisce di carta è introdotto nelle cavità di "ruote", o mulini di preghiera (Manichorkor), che sono girati a mano o dall'acqua. Le ruote di preghiera sono usate dai tibetani per purificare se stessi, ed il mondo, dal karma negativo accumulato, in base alla convinzione che il mettere in movimento il mantra scritto produce gli stessi benefici effetti del pronunciarlo.

( da www.alberosacro.org)

mercoledì 7 dicembre 2011

RAJASTHAN



Lo Stato del Rajasthan evoca sempre nella nostra mente la terra dei Maharaja e dei regni principeschi situati ai limiti del deserto Thar, dove i cammelli lasciano le loro impronte sulla sabbia e dove menestrelli e cantastorie ancora girano di villaggio in villaggio raccontando le storie degli antichi splendori.
Il Rajasthan è uno stato vibrante ed esotico nel quale tradizione e gloria reale si incontrano in un trionfo di colore che si staglia sull´immenso sfondo di sabbia del deserto. Presenta una diversità insolita nella sua globalità: gente, tradizioni, cultura, costumi, musica, usanze, dialetti, cucina e geomorfologia. Questo paese è dotato di forti inespugnabili, di maestose "havelis” (magioni) di palazzo, ricchi di cultura e tradizione, nonché di risorse naturali di assoluta bellezza. E´ un paese ricco di musica, danza, arte, artigianato ed avventura, un paese che non ha mai smesso di intrigare ed incantare. L´aura romantica che lo pervade aleggia ovunque nell´aria. Già residenza reale, è una delle mete più esotiche per i turisti provenienti da tutto il mondo. Non soltanto questo stato ha preservato integra la propria etnicità, ma deve il suo carisma e il suo colore anche alla conservazione del proprio stile di vita tradizionale che si tramanda nel tempo.
Rajastan “il paese dei re“ prende il nome dai primi guerrieri Rajput, che per oltre mille anni regnarono sull’india nord occidentale dove avevano creato una cinquantina di stati indipendenti, ma sempre uniti nella difesa accanita contro le invasioni dei mussulmani che crecavano di sottometterli e di convertire gli abitanti ad una fede che essi rifiutavano di abbracciare. Il Rajasthan rappresenta più di ogni altro stato l’India epica e cavalleresca che è nell’immaginario collettivo.
Una terra desertica, iena di contrasti, inframmezzata da incredibili pianure verdeggianti durante e dopo la stagione monsonica. Imponenti palazzi reali, fortezze, laghi, parchi nazionali e padiglioni che testimoniano l’antico passato glorioso.
Jiapur: la “Città Rosa” per il caratteristico colore dell’arenaria che come un paziente disegno naif modella le mura fortificate, i sontuosi palazzi e le geometriche costruzioni popolari. Jaipur è la capitale dello stato del Rajastan e fu fondata tre secoli fa. Pur essendo la città più vicina a Delhi e perciò più influenzata dal progresso, conserva utto il suo fascino orientale che rivive con gran suggestione nei bellissimi palazzi, nelle dimore dei Maharaja, nei templi, nei giardini, nelle fortezze e nei coloratissimi bazar.
Bikaner da sempre un’importante tappa per le carovane che attraversano il grande deserto del Thar.
Jaisalmer: la “Citta d’oro” o anche la “Città fortezza”, ultima città fortificata abitata in Asia. Si trova lungo la via della seta, la via carovaniera che univa l’Arabia alla Mongolia. Le sue mura, rocce scolpite nel deserto, custodiscono il segreto di un passato in cui il commercio fiorente aveva arricchito molti dei sui signori. Oggi quest’avamposto roccioso nel deserto conserva nei suoi bellissimi templi e palazzi la magica atmosfera del luogo fuori dal tempo, dove la viat si consuma con cadenze sonnolente e contemplative.
Jodphur: la “Città Blu” anch’essa dominata da un’enorme, i cannoni ancora puntati verso il cielo azzurro sembrano attendere da un momento all’altro l’arrivo dell’orda conquistatrice.
Udaipur, la “Venezia dell’India” “Città dell’Aurora”Annidata tra i monti Aravalli sorge la città dei laghi, con un paesaggio dolce e romantico evocare nostalgie del suo passato.


Dal 15 al 29 settembre 2012
Itinerario di "Avventure nel mondo"


Rajastan significa il paese dei principi, i leggendari marajà, che nell’India di oggi hanno ormai perso potere e privilegi reali e sono stati costretti a reinventarsi come impresari, commercianti e, per quelli che hanno potuto conservare le proprietà di famiglia (terre e palazzi) in albergatori.
Le città sono sovrastate da inespugnabili fortezze, che racchiudono stupendi palazzi, cortili, giardini; ai piedi si estendono i quartieri bassi dove, nelle intricate stradine, fervono molteplici attività commerciali, sociali e religiose. I meravigliosi templi jainisti cesellati nel marmo bianco e le maestose moschee rivaleggiano con le imponenti costruzioni in arenaria rossa. E’ un’India piena di contrasti (estrema ricchezza insieme ad una estrema povertà), di sinergie, di commistioni fra religioni, fra architetture, stile moghul e rajput, ed ancora di profonda spiritualità, di un popolo profondamente legato al sacro nel quotidiano confronto col proprio karma.
In volo dall’ Italia New Delhi. Da qui effettueremo il nostro giro verso le parti più segrete di questo paese, verso le dune del deserto, verso le città fortificate e nascoste. Usciamo da New Delhi e puntiamo su Agra con l’immacolato romanticissimo Taj Mahal e il Forte Rosso ci attende Sikandra dove visiteremo la tomba di Akbar il grande e la vicina Fatehpur Sikri, la capitale di Akbar e il suo forte a nove porte Proseguiamo per Jaipur la città rosa con il Palazzo dei Venti e la splendida fortezza di Amber. Proseguiamo per Ajmer dove visiteremo la tomba di Mohinuddin Chisti nel quartiere musulmano, di grande interesse. Quindi Pushkar, cittadina deliziosa, il tempio dedicato a Visnu, i ghat degradanti verso il lago e il tempio di Brahma. Partiamo poi verso la suggestiva Udaipurvisitando lungo il percorso Chittorgarh, fortezza che testimonia tuttora il disperato valore dei guerrieri rajput, e se la durata del viaggio lo permetterà, la particolarissima Bundi. Da Udaipur ci dirigiamo verso il Monte Abu visitando lungo il percorso i templi di Nagda e Elkinji, i favolosi templi gianisti di Ranakpur, la superba fortezza di Kumbalgarh con i suoi bastioni che si estendono per 37 km e pernottando probabilmente al suggestivo Ghanerao Royal Castle. Lasciamo Monte Abu e i suoi templi gianisti per giungere a Jodhpur, capitare Rajput del clan Rathor caratterizzata da bellissime case azzurre e dallo spettacolare forte di Meharangarh, e quindi a Jaisalmer. Quest'ultima è sicuramente la città più bella del Rajastan, tutta monumento nazionale: una città bassa in cui incredibili palazzi sembrano costruiti in filigrana, la parte alta con il forte, l'antico palazzo di Maharawi ed i bellissimi templi. Da qui potremo fare pure un'escursione in cammello in pieno deserto, visitando le località di Bada Bagh, Ramkunda, Ludurva e Khuri. Iniziamo quindi il rientro per Delhi pernottando a Bikaner dove si avrà modo di visitare il forte, il bazar, i decorati templi jainisti e di fare l'escursione a Deshnok dove vedremo il tempio sacro ai topi in cui, nella cornice cinquecentesca di un tempio moghul, migliaia di roditori mangiano crusca e bevono latte in grandi panieri. Ultima tappa il distretto di Shekhavati per visitare le famose città dalle pareti affrescate: Mandawa, Dundlod, Lachmangarh, Fatehpur. Proseguiremo per Nuova Delhi e poi l’ Italia.