domenica 15 gennaio 2012

Relazione tecnica viaggio in Bhutan




Relazione Spedizione CAI Garfagnana – Sez. Roberto Nobili

“Bhutan, l'ultimo regno himalyano - Snowman Trek ” 6 Ottobre – Novembre 2011
Nell’ambito del 25° anno di attività della Sezione CAI di Castelnuovo di Garfaganana - Roberto Nobili, è stata realizzata una spedizione in Bhutan denominata “Bhutan, l’ultimo regno himalayano” con l’obiettivo di realizzare lo Snowman Trek e  raggiungere le pendici della montagna inviolata più alta al mondo. Si tratta del Gangkhar Puesum  la 40° montagna più alta al mondo ed anche la più alta tuttora inviolata con i suoi 7570 metri .
Un itinerario di circa 350 km a piedi attraverso le valli più belle e sperdute dell’Himalaya con partenza nei pressi di Paro ed arrivo nella regione del Bhumthang, nella cittadina di Jakar.
Il Bhutan ha saputo mantenere intatte le sue tradizioni sia religiose che culturali in un contesto paesaggistico tipico dell’Himalaya, un mix straordinario in grado di affascinare anche il viaggiatore più esperto.
La spedizione fa parte del progetto denominato “Tibet fuori dal Tibet” che, all’inizio del terzo millennio, vuole raccogliere immagini video e foto dei luoghi dove sopravvivono le tradizioni religiose e culturali tibetane al di fuori dei confini geografici del Tibet. Una documentazione che ha portato nel 2010 alla realizzazione del documentario: “Dolpo, sulle tracce dell'anima” di Danilo Musetti e Massimo Ziino.
Lo Snowman Trekking è considerato da molti uno dei trekking più impegnativi e belli al mondo. La combinazione lunghezza del percorso, quote raggiunte, presenza di neve sui passi e condizioni meteorologiche imprevedibili, rendono la traversata del leggendario regno del Bhutan una vera sfida, una delle ultime avventure, un’esperienza eccitante ed indimenticabile.
A causa delle difficoltà del percorso è stato richiesto che tutti i partecipanti avessero una buona esperienza, con un curriculum personale piuttosto ampio di trekking in alta quota ed in regioni remote. Per poter partecipare alla spedizione era necessaria una condizione psico-fisica eccellente e una notevole determinazione.

Il nostro itinerario in numeri:
25 giorni di cammino per un itinerario di 343 km, attraverso 14 passi in quota, il più a alto a 5385 mt, dislivello in salita complessivo 17220 mt.

Quello che segue è il resoconto della spedizione con una descrizione giornaliera dell’itinerario percorso.




6 Ottobre 2011: Arrivo a Paro - Altitudine 2490 metri.
L'atterraggio all’aeroporto di Paro è una vera e propria esperienza con l’aereo che si addentra in profonde vallate compiendo numerose virate tra vegetazione e piccoli nuclei abitati sparsi sulle colline dei dintorni di Paro.
Pomeriggio dedicato al Tsechu Festival di Thimpu ( 55 Km / 1 ora in auto da Paro), uno dei più importanti festival religiosi dell’Himalaya. Questo festival è dedicato a Guru Rinpochè che introdusse il buddismo tantrico in Bhutan nell’ottavo secolo.  Maschere rappresentanti animali, persone e divinità si affrontano in uno spazio adiacente allo splendido Dzong con danze ritmate e costumi multicolore.
E’ questa una bella occasione per incontrare la popolazione locale che partecipa in massa all’evento sfoggiando gli abiti ed i monili più preziosi. Un affollata ed inebriante esperienza prima di immergersi  nel silenzio  delle foreste di rododendri e nel profondo isolamento delle valli himalayane. 
7 ottobre 2011:  Paro – Drukgyal Dzong – Shana Zampa - Altitudine 2830 metri. Distanza percorsa: 16 km, Tempo di cammino 4/5 ore.
Dislivello salita: 400 metri.

Si devono percorrere 16 km in auto per raggiungere le rovine dello Drukgyal Dzong da dove ha inizio il nostro trekking. Oggi la strada prosegue a nord delle rovine dello Dzong, si tratta di una strada di recentissima costruzione per collegare il presidio militare di Shana con Paro e permettere facili approvvigionamenti alimentari. La strada costeggia il fiume attraversando da prima campi coltivati e piccoli nuclei abitati, poi con maggiore difficoltà e a discapito della foresta  arriva fino al villaggio di Shana.
Non ha praticamente molto senso percorrere a piedi questo tratto di itinerario ormai annoverabile tra quelli carrozzabili.                                                                        Notte in campo tendato lungo il fiume 20 minuti di cammino oltre il villaggio di Shana.
8 ottobre 2011:  Shana Zampa – Thangthangkha - Altitudine 3600 metri. Distanza percorsa: 17,4 km, Tempo di cammino 6 ore.
Dislivello salita: 900 metri - Dislivello discesa: 135 metri.

Finalmente si cammina lungo un sentiero, la strada si intravede solo al di là del fiume e termina ad una piccola fattoria. Il sentiero segue il fiume, decisamente impetuoso, tra enormi massi e tronchi trasportati dalle piene. Il percorso attraversa una fitta zona boscosa superando, grazie a piccoli ponti, alcuni affluenti. Dopo circa 4 ore di cammino si attraversa il fiume principale su un ponte in legno di recente realizzazione, poco più a valle di quello distrutto dalla piena del fiume.
Si entra nel territorio del Parco Nazionale Jigme Dorjii, il tracciato sale e scende lungo il fiume attraverso boschi di querce, rododendri e felci, lentamente si trasforma in una foresta di conifere arricchita da lunghi licheni che si muovono al vento. In un’ora di cammino si raggiunge un altro ponte che riporta sulla sponda destra orografica proprio in corrispondenza di una piccola fattoria. Dopo circa 20 minuti si arriva  ad un riparo di pietra e una casa in stile bhutanese, tra un bosco di cedro e prati dove ci si può accampare agevolmente. Proprio al di sopra della vegetazione che circonda l’accampamento si può scorgere, per la prima volta, l’enorme mole del Jomolhari (7314 metri).
9 ottobre 2011:  Thangthangka - Jangothang - Altitudine 4015 metri.
Distanza percorsa: 13 km, Tempo di cammino 5/6 ore.
Dislivello salita: 530 metri - Dislivello discesa: 70 metri.

Al mattino dal campo la vetta bianchissima del Jomolhari contrasta con la siluette di qualche albero ancora avvolto nell’oscurità. Il sentiero si addentra in una foresta incantata, complice una leggera nebbia e la varietà di colori che la natura è in grado di racchiudere nello stesso luogo. Il passo rallenta inesorabilmente affinché lo sguardo possa catturare tutte le sfumature di un luogo che sa di primordiale. In circa 30 minuti di cammino si esce dal bosco ed il Jomolhari regala una serie di scorci suggestivi.     
Il fiume serpeggia scendendo dalla valle ed il sentiero ne replica le pieghe. Si sale dolcemente mentre la cima innevata appare e scompare dietro a qualche montagna, sulla destra invece una cima rocciosa è solcata da una lunghissima cascata d’acqua che ha scavato un profondo orrido dopo un tuffo nel vuoto di oltre 100 metri. Si attraversano alcuni alpeggi di yak incontrando alcune abitazioni di pastori. La valle diventa più ampia con una bella cascata sulla destra, poco dopo si supera un gruppo di costruzioni recenti ove si trova anche un piccolo presidio medico e veterinario. Occorrono ancora circa 30 minuti per arrivare a quota 4015, al cospetto della grande parete Est del Jomolhari che si intravede tra la nebbia. Le tende vengono piazzate poco distanti dalle rovine di una vecchia fortezza usata per difendere il Bhutan dalle invasioni tibetane.
10 ottobre 2011:Giornata di acclimatamento a Jangothang-Altitudine 4015 m.
Escursione a circa 5000 metri e rientro al campo - Tempo di cammino 5 ore.
Dislivello salita: 950 metri - Dislivello discesa: 950 metri.

Nemmeno una nuvola disturba l’alba sul Jomolhari, completamente illuminato dal sole mentre il resto della valle è ancora nell’oscurità. La sagoma dell’antica fortezza risalta contro il  bianco del ghiacciaio e sembra ritornare a vivere come quando veniva usata per avvistare l’arrivo dei tibetani in cerca di territori da conquistare. Poi il sole la illumina trasformando di colpo quei muri minacciosi in rovine del tempo che fu. La “Montagna degli Dei” con i suoi 7314 metri è davanti a noi nella splendida luce del mattino himalayano.
La giornata di acclimatamento prevede la salita di un massiccio erboso che permette di arrivare proprio al cospetto di uno dei ghiacciai principali. La salita è priva di tracce e su una pendenza notevole. Ognuno intraprende un proprio percorso cercando di individuare l’itinerario meno difficile.
Alcuni bharal (pecore azzurre) pascolano sui pendii poco incuranti della nostra presenza. In questa zona è stato avvistato anche il leopardo delle nevi che qui trova un habitat ideale.
Salendo lungo la montagna si scorgono altre fantastiche cime, il Jichu Drakey e lo Tserim Ghang. Non è facile individuare la cima che comporta, a sorpresa, di superare una piccola valle da scendere per poi risalire fino a trovarsi davanti al ghiacciaio e sopra i piccoli laghi morenici alla base delle tre cime.
C’è ancora umidità nell’aria e verso le 11,00 qualche nuvola inizia a coprire il massiccio, è ora di riscendere al campo per fare il bucato e riposare in vista della tappa di domani.   

11 ottobre 2011:  Jangothang - Lingshi - Altitudine 4030 metri.
Distanza percorsa: 14,5 km, Tempo di cammino 6/7 ore.
Dislivello salita: 800 metri - Dislivello discesa: 860 metri.
Passo n.1: Nye-La 4870 metri.

Una splendida giornata di sole accompagna la salita al primo passo del lungo itinerario dello Snowman Trek, il Nye-La (4870 metri). Il sentiero segue il ruscello per circa  mezz'ora incontrando alcune belle abitazioni di pastori, un ponticello  porta poi sull’altro versante da dove inizia la lunga ascensione accompagnata da viste mozzafiato del Jhomolhari, del Jichu Drakey e del Tserim Ghang, tutte cime di oltre 7000 metri.
Dopo un tratto ripido si prosegue lungo una valle quasi pianeggiante, fino all'ascensione finale che porta al passo ad una quota di 4.870 metri. Splendidi paesaggi color ocra si alternano a cime innevate e a branchi di bharal che pascolano a 6000 metri di quota. Gli ultimi cento metri di dislivello salgono lungo un ghiaione grigiastro poi il passo che incanta per la vista sulla cresta Nord Est del Jichu Drakey, fantastica!
La vetta ha una cornice enorme, mentre la parete è solcata da canali che scaricano la neve su un enorme ghiacciaio pensile. Dal lato opposto le montagne che accompagnano la discesa verso Lingshi sono molto particolari, un versante ha vegetazione di color giallo e l’altro verde. In fondo alla valle si intravede lo Dzong di Lingshi che domina dall’alto di una collina piramidale, sullo sfondo, un groviglio di montagne a perdita d’occhio.
Per scendere al campo attraversiamo un inaspettato bosco di betulle le cui foglie ingiallite contrastano con il color argenteo dei tronchi, l’ultima sorpresa di una giornata indimenticabile.  

12 ottobre 2011:  Lingshi - Chebisa - Altitudine 3860 metri.
Distanza percorsa: 11,8 km, Tempo di cammino 5 ore.
Dislivello salita: 483 metri - Dislivello discesa: 594 metri.

Temperatura sotto zero e cielo terso contraddistinguono il risveglio al campo, l’inizio del percorso in salita aiuta a riscaldarsi fino all’arrivo di un caldo sole. In circa 30 minuti si arriva sotto lo splendido Dzong di Lingshi, in corrispondenza di un piccolo chorten. Prendendo a sinistra si sale alla costruzione che domina dalla collina erbosa.
Man mano che ci si avvicina all’edificio i danni del recente terremoto appaiono più evidenti, alcuni muri perimetrali sono crollati e persino parti strutturali l’edificio sono danneggiati così come alcune falde del tetto di un tempio interno. Il luogo ha un fascino ed una energia molto particolare, uno di quei luoghi da dove è difficile allontanarsi senza voltarsi indietro più volte. Spero che i lavori di restauro in programma dal 2012 possano riportare presto lo Dzong al suo antico splendore e che giovani monaci possano tornare ad animare uno dei luoghi più affascinanti dell’intera Himalaya.
Il villaggio di Lingshi si raggiunge scendendo la collina dalla parte opposta a quella da cui si è saliti. Alcune abitazioni sono tradizionali altre, sempre in stile, ma con tetti in lamiera e piuttosto brutte come gli edifici scolastici e quello dove vivono i monaci sfollati dallo Dzong.
Il sentiero lascia alle spalle il villaggio proseguendo a metà costa, da questo lato la vista è ancora più bella e resterà impressa indelebilmente nella memoria di chi ha avuto la fortuna di passare lì quel giorno.
La collina culminante con lo Dzong, il villaggio sottostante, i pendii marcati da piccoli puntini neri (gli yak) e le splendide cime innevate che dominano e contrastano con il cielo azzurro dell’Himalaya sono un quadro fiabesco.
Ma la tappa non esaurisce qui le sue sorprese, dietro l’ennesima piega della valle ecco una inaspettata foresta di betulle rosse e gialle, dall’altra parte una enorme parete di granito su cui spicca il bianco di un piccolo edificio religioso, nel mezzo lo splendido villaggio di Goyul, alzando lo sguardo ancora cime di oltre 7000 metri.
Il villaggio è piuttosto piccolo ma ben tenuto e perfettamente in simbiosi con il paesaggio circostante. In circa 30 minuti di bel sentiero panoramico eccoci a Chebisa. Verdi pascoli racchiusi tra montagne ed in fondo alla piccola valle, tra alberi secolari, anche una cascata che scende da un’aspra forra.
Le case del villaggio sono ricoperte da fasci di orzo stesi ad asciugare, sotto ai tetti masse di tavole pronte per riparare quelle danneggiate. Le case non hanno vetri alle finestre che sono ridotte al minimo. Non esistono nemmeno le canne fumarie, il fuoco è posto al centro della stanza principale ed il fumo esce da dove può.
Alle pareti sacchi di viveri e scaffali con pentole annerite ed un guazzabuglio di passato e presente che colpisce per l’ordine con cui è riposto. Dal soffitto pendono collane fatte di cubetti di formaggio che verranno affumicati lentamente. Una scala  scavata in un tronco porta al piano superiore o al sottotetto dove il raccolto è messo a seccare al riparo dagli animali. Mucchi di sterco essiccato sono attentamente accatastati all'esterno pronti per riscaldare durante il lungo inverno, ormai alle porte.
La giornata si conclude con la visita della cascata che scende fragorosa tra una foresta di alberi maestosi, alcuni cresciuti incredibilmente sopra enormi massi erratici, poco distante un piccolo tabernacolo ove fare offerte e bruciare ramoscelli verdi.
A sera le donne del villaggio si radunano intorno al falò, le danze ed i canti tradizionali fanno da perfetta cornice ad un’altra giornata straordinaria.
13 ottobre 2011:  Chebisa – Shakhepasa - Altitudine 3980 metri.
Distanza percorsa: 10,0 km, Tempo di cammino 4 ore.
Dislivello salita: 657 metri - Dislivello discesa: 543 metri.
Passo n.2: Gogu-La 4440 metri.

Una giornata speciale per il Bhutan, oggi, 13 Ottobre 2011, si celebra il matrimonio reale, il re Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, V° re del Bhutan, sposerà la bella fidanzata. La coppia è ritratta persino sul formulario che si compila all’arrivo all’aeroporto, un vero e proprio evento che coinvolgerà una gran parte della popolazione bhutanese che da ogni valle del paese scenderà a Thimpu, Punhaka o Paro per assistere ad una delle 3 cerimonie previste con oltre 3000 ospiti stranieri inviatati alle celebrazioni.
Per noi non sono previsti menu particolari, riso, verdure e patate abbonderanno anche oggi nei nostri piatti.
Il percorso parte con una ripida ascesa per salire circa 500 metri di dislivello e superare il Gogu-La a quota 4440 metri, la giornata è spettacolare con cielo azzurro e temperatura molto piacevole.
L’ultimo tratto verso il passo è pianeggiante scoprendo lentamente la vista su un nuovo gruppo di cime innevate, dominate dalla Tiger Mountain. La valle che riscendiamo è un tripudio di colori tra bassa e fitta vegetazione.
Alcune carovane di Yak transitano in senso opposto costringendoci spesso a lasciare il sentiero sgombro per evitare rischiose reazioni dei possenti animali. La discesa si fa poi più ripida attraverso una colorata foresta, al termine, si attraversa il fiume in equilibrio su alcuni sassi. In alto la valle è chiusa da ripide pareti solcate da una bella cascata.
La nebbia scende velocemente ed insieme anche temperatura, stanotte farà molto freddo.
14 ottobre 2011:  Shakhepasa – Robluthang - Altitudine 4160 metri.
Distanza percorsa: 12 km, Tempo di cammino 5 ore.
Dislivello salita: 1100 metri - Dislivello discesa: 750 metri.
Passo n.3: Jari-La 4747 metri.

Ancora un inizio in salita verso il Jari-La  posto ad una quota di 4.747 metri, dopo un primo tratto ripido il tracciato si fa più dolce costeggiando ed attraversando 2 volte il ruscello di disgelo circondato da vegetazione bassa e colorata.
Dal passo la vista spazia dal gruppo del Jomolhari da una parte (quella da cui proveniamo) alla Tiger Mountain, è ben visibile anche il passo che affronteremo il giorno successivo, il tracciato risale una valle rocciosa fino a trovarne il naturale superamento a circa 5000 metri di quota.
La discesa nella valle di Tsharijathang è piuttosto ripida, da prima su ghiaioni e poi tra vegetazione bassa, scendendo di quota diventa una ripida e scivolosa foresta intricata dove senza un sentiero sarebbe impossibile passare.
Al termine della foresta si attraversa un piccolo ruscello e si prende il sentiero di destra che in breve porta ad ampi pascoli attorno ad un fiume glaciale.
Alcuni giovani ragazze si occupano di radunare gli yak per riportarli ad di qua del fiume, anche noi come loro siamo costretti a guadare, il ponte infatti è stato spazzato via dalle ultime piogge monsoniche.
La valle glaciale è bellissima, quasi primordiale e man mano che si risale dal lato opposto appare in tutta la sua bellezza.
Il campo viene posto a circa 200 metri di quota sopra al fiume, in una piccola valle erbosa ricca di acqua. Il cielo per la prima volta è molto grigio e minaccia neve durante la notte, in caso di abbondanti precipitazioni non sarebbe facile superare il passo a 5000 metri di quota.
15 ottobre 2011:  Robluthang - Lemithang - Altitudine 4140 metri.
Distanza percorsa: 13 km, Tempo di cammino 6 ore.
Dislivello salita: 860 metri - Dislivello discesa: 860 metri.
Passo n.4: Sinche-La 5005 metri.

Una giornata impegnativa che ci porterà ai 5000 metri del Sinche-La, il clima è particolarmente mite nonostante la nebbia e le nubi siano piuttosto minacciose, per fortuna la scorsa notte non ha nevicato e quindi sarà tutto più semplice.
Si sale ripidamente per circa 30/40 minuti poi il percorso si fa quasi pianeggiante addentrandosi nella valle rocciosa. Non è semplice camminare in questo ambiente, oltre la quota ciò che rende il cammino molto faticoso è il fondo, si cammina infatti su un terreno sassoso, l’attenzione deve essere costante per evitare di inciampare e cadere. L’ultima parte verso il passo sale di circa 350 metri in modo più deciso fino ad un piccolo chorten posizionato tra le bandiere di preghiera che sventolano colorate sul passo. La discesa porta in breve ad un pianoro erboso cosparso di grandi massi, sulla sinistra una bella cascata scende dalla Tiger Mountain. Ecco una famiglia di Laya, la donna porta il tradizionale cappello conico, i suoi due bimbi sono all’interno di ceste caricate sul mulo, stanno salendo verso il passo ormai completamente coperto dalla nebbia. Una enorme  morena scende dalla Tiger Mountain mentre il sentiero ritrova la vegetazione, alcuni pascoli alternati alla foresta fino ad arrivare al campo, giusto in tempo per evitare la pioggia!                        
16 ottobre 2011:  Lemithang - Laya - Altitudine 3860 metri.
Distanza percorsa: 12 km, Tempo di cammino 4 ore.
Dislivello salita: 330 metri - Dislivello discesa: 530 metri.

Il sentiero scende lentamente parallelo al Timuchang Chhu attraverso foreste di  abeti e cedri fino ad bivio da dove, prendendo a sinistra, il sentiero inizia a salire di quota proseguendo con lievi saliscendi.
Un piccolo chorten preannuncia l’arrivo al villaggio di Laya. L’abitato ha ancora uno splendido colpo d’occhio, sembra quasi di essere in qualche valle tirolese anche se sono numerose le  abitazioni di recente costruzione e quelle ancora da terminare, tutte in classico stile bhutanese.
Le donne più anziane portano ancora il classico copricapo conico anche se sembrano sparite le splendide collane di coralli e turchesi che adornavano le fanciulle delle fotografie che scattai durante la mia visita del 1993
Una di loro, Pem, si commuove quando le mostro la stampa di un suo ritratto che arriva nelle sue mani solo dopo averlo mostrato in giro per il villaggio per farsi indicare l’abitazione dove oggi vive con il marito e 3 splendide bimbe. Dice di essere felice e soddisfatta delle sue condizioni di vita, i suoi occhi sembrano sereni e sinceri.
La figlia più grande ha 12 anni, il suo aspetto è ben diverso da quello di sua madre ritratta 18 anni prima con cappello tradizionale, enormi collane e stoffe di lana di yak tessute al telaio. Il salto generazionale è notevole e non può che portare a qualche nostalgico ricordo.
Il campo tendato è posto in un pianoro ove da poco è stato tagliato l’orzo, alla nostra partenza i buoi ed un aratro in legno inizieranno l’aratura per la nuova semina.
A Laya i due gruppi si divideranno, alcuni continueranno lungo le pendici delle vette himalayane per arrivare nella regione del Lunana, mentre altri inizieranno la discesa che in 5 giorni li porterà a Punakha.

17 ottobre 2011:  Laya - Rhodophu - Altitudine 4230 metri.
Distanza percorsa: 15 km, Tempo di cammino 6 ore.
Dislivello salita: 650 metri - Dislivello discesa: 1050 metri.

Giornata un po’ triste, una parte del gruppo, come previsto, scenderà verso Punakha e l’altra proseguirà lungo l’itinerario dello Snowman Trek. Per fortuna il sole dirada velocemente la fitta nebbia e mostra il bel paesaggio che circonda il villaggio di Laya. I saluti avvengono dopo essere discesi per una foresta e superato un check point militare che sembra quasi un lodge per come è ben tenuto.
Nei pressi anche un’ampia piazzola per l’atterraggio degli elicotteri e la confluenza con un altro fiume. Da Laya si percorrono circa 5 km prima di incontrare un bivio anonimo che sale verso sinistra è questo il punto in cui i due itinerari si dividono e dove uno dei percorsi più impegnativi al mondo come lo Snowman Trek ha il suo anonimo inizio.
Il cambio di marcia sembra essere subito repentino con una lunga e ripida salita, da prima attraverso la foresta, su un tracciato fangoso e scivoloso, poi più aerea lungo una stretta valle ove un incendio ha completamente distrutto una distesa di abeti, qualche tronco annerito svetta ancora qua e là. Poi si ritrova il bosco intatto in un continuo saliscendi su esili tracce e lungo pendii erosi dalle acque, attraversiamo enormi frane che arrivano fino al fiume. Infine, ormai all’imbrunire, la valle si allarga, si passa il fiume e si arriva ad una spartana costruzione in pietra che funge da rifugio per i viandanti e che stanotte accoglierà anche noi. Il fuoco arde al centro della stanza pervasa dal fumo, alcuni commercianti stanno scendendo dalle valli del Lunana e come noi siedono attorno alla fiamma utilizzata principalmente per cuocere riso e verdure per la cena. Tutti sembrano preferire il fumo al gran gelo dell’esterno.      
18 ottobre 2011:  Rhodophu - Narethang - Altitudine 4930 metri.
Distanza percorsa: 15 km, Tempo di cammino 6 ore.
Dislivello salita: 1000 metri - Dislivello discesa: 300 metri.
Passo n.5: Tsomo-La 4930 metri.

Una nevicata notturna ha completamente imbiancato la valle che abbiamo risalito il giorno prima. La salita verso il Tsomo –La inizia quindi nella neve che ha ricoperto rocce e vegetazione bassa, la salita è piuttosto dura e lunga e la nebbia ci raggiunge oscurando la vista del paesaggio mentre raggiungiamo un primo colle, da qui occorre ridiscendere per poi salire al successivo dove a quota 4930 si trova il vero e proprio passo.
Dal basso della valle risale ancora una fitta nebbia, ma a tratti si dirada e lascia intravedere belle cime rocciose e alcuni ghiacciai. Il sentiero prosegue con numerosi saliscendi tra enormi massi franosi. Da un lato della valle si trova una grossa morena glaciale su cui risale una fitta nebbia. Il campo viene posto proprio sul bordo della morena a 4930 metri di quota.
19 ottobre 2011:  Narethang – Tarina (+ 30 minuti) - Altitudine 3985 metri.
Distanza percorsa: 14 km, Tempo di cammino 6 ore.
Dislivello salita: 350 metri - Dislivello discesa: 1240 metri.
Passo n.6: Gangla Karchu-La 5183 metri.

La nebbia è stata spazzata via durante la notte e le cime, che la sera prima erano nascoste, appaiono ora splendide mentre il sole le scavalca portando tepore tra le tende gelate. Il cielo azzurro contrasta con le cime innevate mentre dolcemente il sentiero sale verso il passo. Un bel lago turchese si scopre sull’ultima salita che conduce ai 5183 metri del Gangla Karchu-La, un mucchio di sassi e le bandierine colorate che sventolano segnano il raggiungimento del passo, da lassù la vista è mozzafiato! Davanti a noi numerose cime tra cui il Jekangphu Gang (7100 metri), il Tsenda Kang ed il Teri Gang (7300 metri). Lo spettacolo più maestoso è rappresentato dal ghiacciaio che scende dal Teri Gang, con un fronte alto 100/150 metri che sembra quasi sospeso nel vuoto.
La discesa segue un’ampia morena glaciale con un piccolo lago di scioglimento. Poco più avanti la morena diventa un precipizio con rocce scure e scivolose. In caso di neve questo tratto sarebbe stato molto pericoloso, con circa 1000 metri a picco sulla valle di Tarina.
Sullo sfondo 2 enormi ghiacciai creano laghi colorati, le acque di scioglimento che fuoriescono si uniscono poco più a valle dando vita al fiume che scende sotto di noi. Un paesaggio maestoso dal quale si è costretti a distogliere lo sguardo solo a causa della difficoltà del sentiero che richiede concentrazione, anche quando diventa meno ripido trasformandosi però in fango scivoloso.       
Giunti sul largo letto del fiume si prosegue scendendo verso destra, l’area di Tarina per accamparsi è troppo piccola per noi e quindi proseguiamo per altri 30 minuti lungo il corso sinuoso del fiume tra montagne di roccia scura segnate da frane e cascate. Il campo viene posto ai margini di una foresta multicolore, questa sera festeggeremo accanto al falò anche il compleanno di uno di noi, una giornata fantastica per compiere 60 anni!    

20 ottobre 2011:  Tarina (+ 30 minuti) – Woche (+ 1 ora) - Altitudine 4140 metri.
Distanza percorsa: 15 km, Tempo di cammino 6 ore.
Dislivello salita: 650 metri - Dislivello discesa: 450 metri.

La valle è piuttosto profonda ed il sole al mattino stenta ad arrivare, si scende lungo il fiume entrando ed uscendo dalla foresta. Dopo circa un’ora di cammino si passa  il fiume impetuoso e si continua sul lato sinistro, tutt’intorno belle cascate e di tanto in tanto enormi frane che arrivano fino al fiume, sono le conseguenze delle piogge monsoniche, appare evidente che camminare lungo questi sentieri durante forti temporali è estremamente pericoloso.
Dopo circa un’ora e mezza di cammino il sentiero improvvisamente inizia a salire ripido nella foresta tra fango e rocce; occorre circa un’ora di cammino in salita per arrivare al piccolo villaggio di Woche, il primo della regione del Lunana.
Il villaggio è composto da circa una decina di case, di cui un paio di recente costruzione in caratteristico stile bhutanese. Il luogo è ben esposto tra prati, cespugli e campi coltivati racchiusi tra muretti a secco. Un luogo piacevole con un bel panorama su montagne e boschi di conifere. Si prosegue risalendo la valle per circa un’ora e poco dopo aver superato il fiume viene posto il campo, tra un bosco di rododendri nani ed alcuni laghetti scuri nei quali riflettono le cime circostanti.

21 ottobre 2011:  Woche ( +1 ora) - Lhedi - Altitudine 3745 metri.
Distanza percorsa: 12 km, Tempo di cammino 5 ore.
Dislivello salita: 600 metri - Dislivello discesa: 900 metri.
Passo n.7: Keche-La 4650 metri.

Il cielo tenta una schiarita dopo la nevicata notturna ma in breve si richiude portando ancora fiocchi lungo il percorso che sale al passo. Si sale da prima tra cespugli poi su rocce. Prima di giungere al passo si superano alcuni piccoli laghi che contrastano con il candido paesaggio. L’arrivo al passo è sotto una fitta nevicata,  proprio mentre una carovana di yak risale dal lato opposto. I sacchi di lana di yak che trasportano, contengono le provviste per il lungo inverno, scorte impossibili da reperire quando la neve chiuderà i passi in quota. In circa 30/40 minuti di discesa si raggiunge il piccolo villaggio di Thegha, poche case piuttosto vecchie sparse tra campi di terra scura ove l’orzo è già stato raccolto.    
Di fronte al villaggio una montagna ricoperta da splendida vegetazione mette in evidenza un bosco intricato scavato da un profondo orrido in cui precipita l‘acqua dei nevai a monte.
Sotto una pioggia fastidiosa si raggiunge il villaggio di Lhedi, le cui case sono disseminate sul bordo del fiume per circa 1 km. Un ponte in legno supera una cascata fragorosa ed una piccola costruzione che racchiude una macina ad acqua. Le case del villaggio sono molto belle, in una di queste troviamo riparo intorno ad un fuoco dove possiamo asciugarci prima di arrivare al campo posto appena fuori dal villaggio. Un gruppo di bimbi esce da un edificio, è la scuola, ognuno prende una direzione diversa per ritornare al proprio villaggio chissà dove, la pioggia si è trasformata in neve ed i loro passaggio lascia una moltitudine di piccole impronte sul sentiero.

22 ottobre 2011:  Lhedi - Thangza (Thoecha) - Altitudine 4150 metri.
Distanza percorsa: 15 km, Tempo di cammino 5 ore.
Dislivello salita: 500 metri - Dislivello discesa: 50 metri.
 
La nevicata notturna lascia il posto ad una nuova giornata di sole, in cima alla vallata si scorge la possente cima del Table Mountain, alla sua base si trova il villaggio di Thangza dove dovremo posizionare il campo di questa sera. Fa molto freddo nonostante il sole abbia già superato le cime ad Est e illuminato gli abeti carichi di neve fresca. Per tutta  la giornata il sentiero segue il fiume dal lato destro orografico. Passiamo sotto alberi gocciolanti di neve al sole, ormai il lato che guarda ad est è tornato ad un colore verde/bruno mentre quello opposto mantiene il suo candore. Salendo si attraversa un affluente che scende da un colosso di ghiaccio poi il sentiero prosegue nel grande greto del fiume. L’acqua impetuosa è di color marrone chiaro, forse per le precipitazioni di ieri forse per il lavoro che nei mesi estivi circa 300 persone stanno facendo per mantenere sotto controllo il livello del lago glaciale che nasce dalla Table Mountain. Il “global worming” da queste parti significa scioglimento di enormi ghiacciai e piene distruttive a valle. Per questo motivo a Thangza c’è un uomo incaricato di sorvegliare, giorno e notte, il livello del fiume che scorre accanto al villaggio.
Nel punto in cui la valle diventa pianeggiante e la vista si apre verso nord, si trova il caratteristico villaggio di Chozo. Le case tradizionali sono sovrastate da montagne di oltre 7000 metri. Alcuni abitanti del villaggio hanno ricevuto un piccolo kit solare, pannello e batteria, che permetterà loro di disporre di un po’ di corrente elettrica.
Da circa 15 giorni è stata infatti attivata una antenna per le comunicazioni telefoniche cellulari ed ora è necessario poter caricare le batterie dei telefoni. Da subito la cosa provoca un po’ risentimento: “anche il Lunana sta perdendo il proprio isolamento?” Ma poi guardando i visi di questa gente, facce sulle quali si legge la durezza di una vita fatta di freddo, solitudine e fatiche indicibili, capiamo che il Lunana esisterà solo fino a quando i suoi abitanti potranno avere condizioni di vita accettabili rispetto a quelle altrimenti trovabili nelle vallate più in basso.
Per alcuni mesi all’anno non vi è modo di uscire dalla valle, racchiusa tra passi di oltre 5000 metri di quota e dove l’inverno è paragonato ai demoni della peggior specie.
Da Chozo si possono seguire due itinerari, quello più breve attraversa il fiume e prosegue tra pascoli di yak e piccoli ruscelli che si gettano nel fiume, ora più calmo.
In lontananza ecco le abitazioni di Thoecha (pron. Tinche) e poi quelle di Thangza che si mimetizzano tra le rocce, le stesse utilizzate per costruire le abitazioni.
Serve mezz’ora di cammino ad un buon passo per arrivare al campo posto in una verde area dove pascolano numerosi yak, proprio nei pressi del villaggio di Thoecha. Giovani donne stanno radunando i rudi animali fino al loro riparo notturno, il piano terra delle proprie abitazioni.
Dalla collina che domina il piccolo villaggio guardo il sole scendere là dove l’acqua del fiume è diretta, dal lato opposto la Table Mountain nascosta tra la nebbia spinta fin lassù da un gelido vento. Davanti le stesse case che ricordavo, niente sembra essere mutato da quando 18 anni fa le vidi per la prima volta.
23 ottobre 2011:  Thoecha – Thangza - Toecha ( pron. Tinche) - Altitudine 4150 metri. Giornata di acclimatamento/riposo/esplorazione

Dopo 12 giorni di cammino ininterrotto anche il non dover rifare lo zaino, riporre il sacco a pelo o smontare la tenda diventano motivo di gioia. La vista della Table Mountain al sole del mattino e la colazione nel verde pascolo al suo cospetto, meritano l’intero viaggio e compensano la fatica necessaria per arrivare fino a questo angolo di paradiso.
Oggi ognuno avrà tempo per entrare in contatto con la popolazione locale, per fare il bucato, per ricaricare la batterie senza dover trasportare il pannello solare sullo zaino. Una giornata di relax per alcuni, per me una giornata dedicata a ritrovare i visi stampati sulle fotografie scattate nell’ottobre del 1993 e che oggi vorrei riconsegnare, anche se un po’ in ritardo. Allora il digitale non esisteva e certo spedirle non sarebbe stata la stessa cosa.
Non è facile farsi capire, ma quando mostro le fotografie diventa tutto più semplice, i visi si illuminano quando riconoscono qualcuno o si intristiscono quando la foto è di chi non c’è più. Bastano pochi indici che si allungano per identificare la casa di  Seche Pem che fotografai mentre tagliava l’orzo in quell’autunno di 18 anni fa.
La ritrovo quasi nello stesso luogo e ancora intenta allo stesso lavoro, quello che permette di poter accantonare le scorte alimentari necessarie per attendere l’arrivo della prossima primavera, quando i passi saranno nuovamente percorribili dalle carovane e la vita animerà ancora queste valli.
Insieme ad alcune coetanee è intenta a battere l’orzo nell’aia di casa, quasi mi viene da pensare che la sua vita non sia stata che questo, ma poi vedo i suoi tre figli e capisco che la battitura dell'orzo è solo il lavoro caratteristico di questo periodo dell’anno. L’unico periodo in cui per noi sia ragionevole pensare di poter attraversare queste montagne. La sua vita è fatta di molto altro in simbiosi con la natura che circonda questi villaggi ancora così belli e genuini.
In un angolo una donna anziana tiene in mano un rullo di preghiera e sgrana un rosario un’altra splendida fotografia da scattare per ricordare il Lunana.    
24 ottobre 2011:  Thoecha - Tshorim - Altitudine 5275 metri.
Distanza percorsa: 14 km, Tempo di cammino 7 ore.
Dislivello salita: 1280 metri - Dislivello discesa: 250 metri.
 
Ancora una colazione di fronte alla imponente mole della Table Mountain illuminata dalla luce tersa del primo mattino, le pieghe dei ghiacciai sono nitide e maestose, tanto da non riuscire a distoglierne lo sguardo. Il campo è quasi smontato quando partiamo, di lì a poco, dopo essere stati accuratamente caricati, anche i cavalli inizieranno la salita, oggi saliremo in quota ed è importante che l'equipaggiamento da campo arrivi prima di noi questa sera, quando a 5300 metri, il freddo sarà  pungente. Si inizia con uno strappo che ci fa guadagnare circa 250 metri di quota, ad ogni passo si scoprono nuovi dettagli della Table Mountain fino a scorgerne la vetta che da Thangza non è visibile, in quanto coperta da una montagna minore. In basso i villaggi di Thangza e Thoecha sono perfettamente in simbiosi con il paesaggio circostante, intorno alle abitazioni sono ben visibili le aree adibite alla coltivazione circondate da muretti di sassi sovrapposti che ne impediscono l'ingresso degli yak fino al termine della mietitura.
Il sentiero entra poi in una valle che raccoglie le acque di scioglimento dei ghiacciai a monte, è così che camminando siamo costretti a dare le spalle ad un gruppo di cime molto belle, le brevi soste si fanno così più frequenti, un po' per recuperare il  fiato e un po' per  voltarsi e godere dello scenario unico. Risalendo la valle diventa meno profonda fino a camminare accanto il fiume. Nell'ultima area erbosa prima dell'inizio delle rocce e della neve, consumiamo il pasto con vista panoramica.
Puntiamo ad Est verso due cime gemelle solcate da decine di canali verticali che scaricano la neve sul ghiacciaio sottostante; in breve dall'erba passiamo alla neve salendo tra numerosi rigagnoli d'acqua, poi la salita si fa più impervia con un percorso a zig zag tra le rocce. 
Inizia così un susseguirsi di piccole vallate innevate, arrivati in cima si ridiscende per qualche metro per poi risalire ancora, sino a raggiungere quota 5310. Le cime corrugate che prima erano lontane sono ora severe e spettacolari davanti a noi.
Il sole sta tramontando quando dietro l'ennesima cresta appaiono le tende del campo a 5275 metri, il più alto del nostro itinerario. Le cime gemelle iniziano a colorarsi di rosa e poi di rosso riflettendosi nelle acque semi gelate di un piccolo lago, uno spettacolo che ripaga le fatiche di una giornata impegnativa.
Appena calato il sole la temperatura scende repentinamente sotto zero mentre il cielo passa dall'azzurro al nero mostrando tutte le gradazioni di colore intermedie.
Il cielo stellato a queste quote regala la vista di miliardi di luci ed una Via Lattea come raramente si può vedere.
25 ottobre 2011: Tshorim - Thanan - Altitudine 5015 metri.
Distanza percorsa: 13 km, Tempo di cammino 5 ore.
Dislivello salita: 400 metri - Dislivello discesa: 670 metri.
Passo n.8: Gophu-La 5486 metri.

Grazie ad un clima splendido ed un paesaggio montano di rara bellezza credo che  questa tappa resterà a lungo impressa nei ricordi (non solo quelli digitali) di molti di noi, senza dubbio il tratto più spettacolare dell'intero Snowman Trek. Oggi supereremo il Ghopu-La il passo più alto dell'itinerario con i suoi 5486 metri. Ricordavo perfettamente le gelide acque del lago di Tshorim, il suo colore che contrasta con le candide pieghe nevose delle cime gemelle che lo dominano, il ghiacciaio, il percorso che lo costeggia per oltre 1 ora di cammino ma che necessita almeno un'altra ora di sosta per ammirarne la bellezza. Una sensazione che ricorda quella che si prova camminando sul sentiero sospeso sopra al lago Phoksundo, che apre le porte del mondo incantato dell'Alto Dolpo nel Nepal Occidentale. La stessa attrazione fatale che impedisce quasi di allontanarsi, di voltare l'angolo, consapevoli di dover così rinunciare a quella vista sublime.
Andando per ordine, dopo una freddissima notte in tenda, nessuno osa muoversi  prima che il sole faccia capolino da dietro le cime gemelle e scongeli, almeno in parte, gli scarponi. La neve nasconde qualsiasi traccia lasciata dalle carovane, che attraverso questa zona, collegano il Lunana al Bhumthang, il cammino quindi segue alcune creste moreniche. In circa 30 minuti si arriva ad un bel lago semi gelato, poi ancora mezz'ora per raggiungere le sponde sassose del lago principale. Non c'è vento e le acque immobili riflettono ghiacciai e cime. Uno dei luoghi più belli di tutta l'Himalaya è davanti a noi! Il percorso prosegue costeggiando il lago che nella parte finale è ghiacciato, proprio dove è sovrastato da un grosso ghiacciaio. Il sentiero da pianeggiante diventa in lieve salita, scoprendo nuovi punti di vista sul lago. Non ci vuole molto (2 ore e 30 dal campo) per raggiungere le bandiere del Gophu-La, il dislivello è infatti minimo. Grazie alla giornata limpida la vista dal passo è fantastica; nell'altro versante, poco sotto il passo, ci sono due piccoli laghi, uno verde e l'altro turchese, sopra un enorme ghiacciaio si getta nella valle che dovremo scendere, ancora più su e tutt'intorno belle cime innevate, alle spalle il lago appena descritto circondato da altre montagne.
Il percorso segue l'enorme morena glaciale, il ghiacciaio se pur imponente sembra essersi in parte ritirato rispetto alla fotografia scattate nel 1993 e che porto nello zaino dal primo giorno di cammino proprio per poterla mettere oggi a confronto.
La discesa prosegue con numerosi scorci sulle montagne a Nord-Est, in quella direzione si trova anche la parete Sud-Ovest del Gangkhar Puensum (7549 metri ), la cima più alta al mondo ancora inviolata.
Il campo viene posizionato su una striscia di terreno intriso d'acqua dove il corso del fiume si divide in due per poi ricongiungersi nuovamente 300 metri più a valle. Un'isola tra due corsi d'acqua dove i cavalli possono pascolare senza il rischio che si allontanino troppo. Il ponte è stato portato via dalla piena e non è facile trovare un punto dove si riesce a superarlo saltando da una roccia all'altra. Un vento gelido fa risalire una fitta nebbia dal basso, ha appena fatto buio quando inizia una fitta nevicata.  

26 ottobre 2011: Thanan – View Point – Thanan - Altitudine 5015 metri.  Giornata di acclimatamento/riposo/esplorazione.Tempo di cammino 4 ore. Dislivello salita: 500 metri - Dislivello discesa: 500 metri.
Thanan è spesso indicato come il campo base del Gangkhar Puensum, in realtà il vero campo base si trova a circa 4 giorni di cammino dovendo aggirare un gruppo di montagne che sbarrano la strada.
Dal campo è possibile però risalire una valle verso Est fino a raggiungere un punto da cui, in caso di bel tempo, è visibile la parete Sud-Ovest della grande montagna.
La nevicata notturna ha sbiancato nuovamente il paesaggio, circa 20 cm di neve fresca nella quale affondiamo salendo un pendio. La nostra guida ieri non ha usato occhiali protettivi e deve fare ritorno al campo, la sua retina ha subito probabilmente un'ustione a causa del forte riverbero del sole sulla neve. Proseguiamo quindi da soli, privi di un'idea precisa, puntando ad una vetta rocciosa 700 metri più in alto.
Arriviamo così sotto una grande frana di massi enormi ed instabili, con attenzione proseguiamo insinuandoci tra le rocce fino a raggiungere quota 5500 metri, le  rocce sono ancora più grandi e instabili di quello che apparivano dal basso, sembrano che possano muoversi anche se pesanti tonnellate. L'aver guadagnato 500 metri di quota ci regala belle vedute sulla valle e ci fa scoprire l'esistenza di un  lago colorato proprio sopra al nostro campo. Forti raffiche di vento preannunciano che il tempo sta però cambiando, proviamo la via verso la vetta che risulta estremamente franosa e pericolosa. Decidiamo così di rientrare al campo scendendo da una forcella ed un canale innevato a 50°, itinerario non privo di insidie, attraverso una distesa di grossi massi ricoperti di neve. Solo il giorno dopo, scendendo lungo il fiume, abbiamo intravisto la parete della montagna inviolata ed il punto, decisamente più in basso rispetto alle cima, che volevamo salire, da cui avremmo potuto ammirarla più da vicino.   
27 ottobre 2011: Thanan – Warathang - Altitudine 4735 metri.                             Distanza percorsa: 19 km, Tempo di cammino 8 ore.                               Dislivello salita: 950 metri - Dislivello discesa: 1200 metri.                          Passo n.9 Saka-La 4600 metri, passo n.10 Warathang-La 4970 metri.

Un cielo limpido e l'aria rarefatta dei 5000 metri accentuano la bellezza di una montagna a forma di piramide che chiude la valle a monte, la notte è stata molto fredda e anche nel fiume numerosi sassi sono ricoperti di ghiaccio.
Il tracciato segue il corso dello Sha Chu lungo la sua sponda sinistra con alcuni tratti più in alto per evitare probabili punti critici quando il livello del fiume sale. Bei pascoli con semplici ricoveri in pietra si alternano a tratti rocciosi.
Incontriamo  una lunga carovana di yak che sta risalendo la valle diretta a Thangza. Gli animali trasportano 2 sacchi di lana di yak ciascuno, sono stracolmi di riso che servirà durante il lungo isolamento invernale. La carovana è guidata principalmente da uomini che urlano, fischiano e tirano sassi agli animali in testa per spronarli.
Poco dopo l'incrocio con la carovana, dopo circa 4 ore di cammino, il sentiero abbandona il corso d'acqua per iniziare una  lunga salita su un pendio erboso a 45° di pendenza. La traccia sparisce ed ognuno di noi segue la linea di salita che considera migliore, in ogni caso un tratto molto faticoso. Quando pensi di essere arrivato ad un passo ecco invece che si scorge un nuovo tratto ancora più ripido. In caso di neve ghiacciata questa salita non è certo priva di rischi.
Ecco un primo passo, il Saka-La (4600 metri) una breve discesa e poi qualche pascolo con una costruzione in sasso molto particolare, addossata come è ad un enorme masso. Intanto il clima è cambiato ed il cielo è ormai grigio a causa della solita nebbia che nel pomeriggio risale la valle.
Gli scarponi affondano di nuovo nella neve che ricopre un tratto sabbioso, poco sotto un lago reso cupo dal clima, alzando lo sguardo, 300 metri più in alto, una piccola linea scura disegna uno zig zag sulla neve, è il sentiero che porta al Warathang-La (4970 metri). Visto dal basso, coperto di neve e tra la nebbia sembra decisamente  impegnativo, la stanchezza per la salita e le 7 ore di cammino già  percorse contribuiscono ad una visione poco entusiasmante della nuova asperità.
Si sale verso destra, lungo una esile traccia; giunti sotto il passo si fa ancora più ripida. Sotto di noi, in fondo al dirupo, il lago, che dall'alto mostra una forma circolare. Per fortuna la neve non è ancora ghiacciata e si può salire senza problemi, sicuramente domani mattina sarà ben più complicato passare lungo lo stesso tratto.
La nebbia avvolge definitivamente il passo invogliando solo una veloce discesa su sabbia e ghiaia nella valle sottostante. E' quasi buio quando, dopo circa 20 minuti,  arriviamo al campo.
28 ottobre 2011:  Warathang – Dur Tsachu - Altitudine 3400 metri.                 Distanza percorsa: 11 km, Tempo di cammino 4 ore.                                  Dislivello salita: 450 metri - Dislivello discesa: 1750 metri.                            Passo n.11  4730 metri, passo n.12  4520  metri.
La nebbia della sera precedente aveva nascosto due piccoli laghetti che costeggiamo lungo una breve salita che conduce ad un primo passo, a quota 4730 metri. Si scopre una vallata piuttosto ampia, le montagne circostanti sono avvolte però nelle nuvole. In lontananza si scorge una traccia che risale ad un secondo passo che permette di uscire dalla valle. Occorre circa 1 ora di cammino per arrivarvi, lo superiamo sotto una fitta pioggia di granelli di ghiaccio. Si discende tra nebbia e neve per poi attraversare tutte le tipologie di vegetazione, dai rododendri nani fino alla fitta foresta. La neve ha reso il fondo molto fangoso e scivoloso.
La traccia scende, a tratti ripida, nella foresta seguendo il corso di un piccolo ruscello che finisce per gettarsi nel grande torrente che scorre perpendicolarmente ed ha scavato una profonda valle.  Una grossa frana in prossimità dell’affluenza ci da un'ennesima dimostrazione della forza della natura; termina qui la lunga discesa, ben 1200 metri più in basso del passo.
Il fiume scorre impetuoso sulla nostra sinistra, mentre il sentiero prosegue con saliscendi nella vegetazione a strapiombo sul corso d’acqua regalandoci, di tanto in tanto, scorci sorprendenti. Un ponte di legno, costruito nel 2010, permette di attraversare il fiume e di godere della vista di una possente cascata a monte.
Dopo diversi giorni di cammino in quota ritornare a 3500 metri e attraversare la foresta multicolore è una piacevole sensazione, il sentiero prosegue ora sul lato sinistro del fiume, in breve si arriva a Dur Tsachu nota per le sue sorgenti termali. Dur Tsachu non è un villaggio ma solo un’area tra la foresta dove dalla montagna sgorga acqua calda. Una sola persona vive qui, da cinquant’anni; oggi la sua casa si raggiunge attraversando le acque impetuose del fiume su uno stretto e precario ponticello. Vive sulla sponda opposta poiché fa parte di una etnia diversa da quella che storicamente abita il lato dove ora ci troviamo. Da sempre alleva yak e nonostante l’età tiene bada a circa 70 animali che pascolano allo stato brado fino agli alpeggi molto più in alto.
Un progetto internazionale ha recuperato l’area costruendo anche un piccolo fabbricato tradizionale adibito a foresteria con 2 camere ed area comune. Alcuni percorsi collegano le varie vasche di acqua calda, ciascuna coperta da una struttura in legno.
La temperatura dell’acqua varia per ciascuna vasca così che ognuna è indicata per la cura di specifiche patologie, c’è quella per il mal di testa e quella per la tubercolosi. L’ambiente è molto bello e rilassante, dopo 22 giorni di cammino, durante i quali le possibilità di fare un vero bagno sono state pressoché nulle, potersi  immergere nella vasche fumanti è una sensazione davvero unica.
29 ottobre 2011 Dur Tsachu - Tsochenchen - Altitudine 3985 metri.                   Distanza percorsa: 19 km, Tempo di cammino 8 ore.                                  Dislivello salita: 1500 metri - Dislivello discesa: 950 metri.                             Passo n.13 Lapsa-La 4450 metri, passo n.14 Juele-La 4710 metri.
C’è un nuovo piccolo ponte per attraversare un rumoroso affluente, passarlo costringe però a discendere rispetto al vecchio tracciato, qualche metro di dislivello che si va ad aggiungere a quelli di una giornata che sarà molto impegnativa.
Il percorso risale tutte le aree vegetative discese il giorno prima nel versante opposto della valle, quindi dalla foresta fangosa ai rododendri nani imbiancati di neve per poi arrivare, in circa 4 ore di dura salita, alle rocce del primo passo della giornata a circa 4450 metri di quota.
La vista è molto bella soprattutto verso Est. Un bel lago contornato da montagne ed in lontananza, tra la neve, il secondo passo della giornata, l’ultimo della lunga serie di passi, quello che ci porterà in Bhumthang.
Il sentiero, da prima aereo, continua poi lungo il lago fino a raggiungere le fredde acque in corrispondenza del lato opposto, dove ha inizio la salita verso il passo successivo. Lo scenario è notevole con la nebbia che cambia continuamente la luce sul paesaggio.
Occorrono circa un ora e 15 minuti per salire al Juele-La a quota 4710 metri, finalmente anche l’ultimo dei 14 passi dello Snowman Trek è stato superato. Da ora in poi, anche in caso di forti nevicate, saremo in grado di proseguire essendo terminati i passi in alta quota.
La discesa è piacevole, da prima un lago di colore nero, proprio sotto il passo e poi una lunga valle che scende dolcemente ad ampie anse, pascoli di yak e rifugi per pastori, poi cascate ed infine alcune abitazioni, le prime che troviamo dopo giorni di cammino, da quando abbiamo lasciato il villaggio di Thangza nel Lunana.
Si odono voci in lontananza, alcuni pastori vanno su e giù per i ripidi pendii per poter radunare gli animali e riportarli a valle, un compito banale per loro, improponibile per noi.
Un po’ di fumo esce dai tetti in legno di alcune capanne, la foresta è nuovamente vicina, domani sarà l’ultima tappa del lungo cammino tra le valli più remote del Bhutan.
30 ottobre 2011 Tsochenchen - Dur - Altitudine 2750 metri.                                    Distanza percorsa: 21 km, Tempo di cammino 8 ore.                              Dislivello salita: 500 metri - Dislivello discesa: 1800 metri.

Il sole risplende nuovamente nel cielo himalayano ma il paesaggio è cambiato ancora, durante la notte 25 cm di neve fresca hanno completamente imbiancato tutto intorno a noi. La perturbazione avrà sicuramente scaricato abbondanti nevicate sui passi, da ora in poi superarli sarà molto più difficile. Per fortuna a noi non rimane che l’ultima tappa che ci porterà al villaggio di Dur dove arriva una strada sterrata che il giorno successivo ci permetterà di arrivare a Jakar.
Le tende sono sommerse e gli alberi stracarichi, il paesaggio è fiabesco, specialmente quando il sentiero attraversa una una foresta secolare di conifere. Si scende per oltre un’ora nella neve poi lentamente il bianco cede spazio al verde, la neve al fango e camminare sul sentiero diventa un’impresa. E’ un vero e proprio acquitrino fangoso che costringe a peripezie per non sprofondare fino al ginocchio. Dopo aver attraversato il fiume la traccia prosegue in salita nel bosco con un tratto di fango veramente complesso da superare senza affondare nella poltiglia. Per fortuna abbiamo ancora le ghette, indossate al mattino per proteggerci dalla neve fresca. Anche i cavalli sembrano non gradire il fango e camminano molto lentamente.
Sul lato destro del fiume servono ancora 3 ore e mezzo anche se nell’ultima parte il sentiero migliora, costeggiando il corso d'acqua con continui saliscendi, la foresta è bellissima!             
Dopo oltre 340 km, percorsi in 25 giorni di cammino, superando 14 passi in quota ed un dislivello in salita di oltre 17000 metri, siamo giunti al termine dello Snowman Trek.
Una grande soddisfazione per tutto il gruppo, coeso e motivato ma soprattutto composto di persone serene e generose.
Quest’anno oltre noi solo altre 30 persone hanno avuto la fortuna di compiere questa straordinaria traversata himalyana , un privilegio che porteremo nei nostri ricordi per molto tempo. 
31 ottobre – 3 novembre 2011 Dur – Jakar – Trongsa – Phunaka - Paro. Distanza percorsa in auto 270 km circa.

Gli ultimi 4 giorni servono per completare il lungo itinerario ad anello e ritornare, questa volta in auto, a  Paro, un viaggio nel viaggio, lungo l’unica tortuosa strada che attraversa il paese da Est ad Ovest . Un viaggio nella storia e nella tradizione culturale e religiosa del Bhutan attraverso templi e Dzong millenari.
Da Jakar a Trongsa, fino a Phunaka visitando gli splendidi Dzong, poi ancora Thimpu ed infine Paro da dove siamo rientrati in Italia.
Il Bhutan non può essere considerato indenne dalla globalizzazione del terzo millennio, è vero però che qui sopravvive una cultura tradizionale millenaria, altrove scomparsa, un paesaggio himalayano tra i più incontaminati e protetti dell’intera catena, un popolo fiero e felice, che riesce a vivere ancora in simbiosi con la natura e le tradizioni religiose.

Un’esperienza impegnativa ed emozionante che ci ha portato in una delle aree più remote dell‘Himalaya in quello che mi piace definire ancora “l’ultimo regno himalayano”.
Partecipanti
Da sinistra  in alto: Sangé (Guida bhutanese), Donatella Masé (Sezione Cai Pieve di Bono) , Paolo Caré (Sezione CAI di Brescia - Sotto Sezione di Bagolino), Massimiliano Rocchiccioli (Sezione CAI Castelnuovo di Garfagnana), Ermanno Meschi (Sezione CAI Castelnuovo di Garfagnana), Achille Inzaghi (Sezione CAI Milano), Andrea Felici (Sezione CAI Castelnuovo di Garfagnana), Massimo Salotti (Sezione CAI Castelnuovo di Garfagnana), Danilo Musetti (Sezione CAI Castelnuovo di Garfagnana).
Da sinistra in basso: Agostino Domenichelli (Sezione CAI Castelnuovo di Garfagnana), Giuliana Formicola (Sezione CAI Livorno), Massimo Ziino (Sezione CAI Castelnuovo di Garfagnana), Lauro Dini (Sezione CAI Castelnuovo di Garfagnana), Valentina Mariani (Sezione CAI Castelnuovo di Garfagnana), Riccardo Andreani (Sezione CAI Castelnuovo di Garfagnana) .
 
    





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