Spesso
durante il cammino consapevole attuo delle varianti, condizionate sempre da un
istinto, quell’attimo che lascio decidere al mio cuore.
Bisogna
lasciarsi trasportare, non essere trasportati… ma, per quel che ha riguardato
il mio viaggio in Rajasthan, ho dovuto accettare le regole imposte sia dal poco
tempo a disposizione che dal fatto che non ero solo.
15
settembre
Parto dall’aeroporto di Genova con un biglietto per Delhi,
transito a Istanbul dove mi unisco al gruppo di amici: Franco, Maria Pia e
Pietro più una coppia di Ferrara (ricordo il nome di lei, Giada), un ragazzo
spagnolo e una coppia di francesi.
16
settembre
Arriviamo a Delhi alle 04,40, ora locale, un controllo
documenti meno invasivo di quello del Nepal ma comunque abbastanza lungo.
Ovunque poliziotti armati con giubbotto antiproiettile che
sicuramente sono preposti per la nostra sicurezza, ma sono inquietanti.
All’uscita tantissimi driver con i nomi dei turisti,
individuiamo subito il nostro: Mahinder, piccolino, in divisa cachi, sorridente
e premuroso.
Attraversiamo Delhi e subito capiamo che è una città
difficile, un traffico pazzesco e variegato, moltissime moto, Tuc-Tuc, risciò,
macchine, autobus, camion e… vacche, cani, persone, perfino delle scimmie!
Arriviamo all’albergo, Park Inn, in un quartiere di
negozi, officine e mercato di moto e pezzi di ricambi, ci riposiamo e dopo una
doccia, con l’autista ci dirigiamo all’agenzia con cui avevamo prenotato
dall’Italia: la Kalka Travels, gestita da Bobby Thakur, una persona
gentilissima e professionalmente molto seria e preparata.
Dopo aver pregato per Shiva si mette a nostra disposizione
per meglio illustrarci il viaggio facendoci anche vedere un dvd in lingua
italiana per meglio istruirci sull’itinerario che andremo a fare.
Firmiamo il contratto, paghiamo e ci congediamo da lui
iniziando con il nostro driver la visita della città.
Devo fare subito una precisazione sul modo di guidare in
India, intanto la guida è a sinistra, la precedenza la ottiene solo chi passa
per primo, i pedoni non hanno alcun diritto, i cani e le vacche sono sfiorati
senza un minimo accenno alla frenata, la gestione delle marce è scarsa (spesso
il nostro autista iniziava il sorpasso in quarta a 30 km l’ora costringendo la
macchina in senso contrario a uscire dall’asfalto invadendo o il marciapiede o
altre volte lo sterrato… e questo naturalmente accadeva anche a noi).
L'altra precisazione è che non esistono vacche sacre in
India, ma solo animali che non producendo più latte vengono abbandonati nelle
strade e così condannati a morte per intossicazione alimentare (mangiano carta,
plastica e spazzatura marcia) o peggio abbattuti nella notte dai mezzi guidati
da autisti incoscienti, spesso cibo per branchi di cani randagi.
In India non concepiscono che i turisti amino camminare a
piedi ma noi abbiamo insistito e così abbiamo lasciato la macchina dando a
Mahinder appuntamento nello stesso punto tre ore dopo.
Abbiamo così potuto visitare il Jama Masid, la più grande
moschea dell’India che domina il bazar della città vecchia. Tolte le scarpe visitiamo
l’interno, molti in preghiera, soprattutto uomini, rivolti verso muri vuoti...
Dalla
torre dove saliamo si ammira il caos della domenica, o forse è così tutti i
giorni…
Mangiamo
in locale sulla strada citato anche sulla guida Lonely Planet, non male, molti
indiani mangiano lì.
Tutti
ci guardano e ci chiamano per farci vedere le cose che vendono o per
portarci in giro in cambio di qualche rupia.
Torniamo
distrutti in albergo, tento di fare la doccia in quella specie di bagno e mi
riposo un poco.
Poi
cena al ristorante dell’Hotel Broadway, ottima, soprattutto il formaggio con
salsa di spinaci aromatizzata con spezie.
Mahinder
ci riporta in albergo e tento di dormire ma la differenza di fuso me lo
impedisce.
17 settembre
Alle
nove l’autista è puntuale e pronto a partire in direzione Mandawa, piccola
città rinomata per le storiche haveli (case con pareti tutte intagliate e
dipinti centenari) abitate anticamente dai ricchi mercanti carovanieri che
trafficavano con il Kashmir, la Persia, il Pakistan ormai destinati al degrado
ad accezione delle haveli restaurate e trasformate in lussuosi alberghi.
Viaggio
lunghissimo, strade dissestate e traffico nei paesi intermedi con ingorghi di
tutti i generi, apparentemente non ci sono regole per la strada, per rallentare
in prossimità dei paesi vengono messe delle pietre in strada oppure ci sono
piccoli dossi, il nostro autista non si è accorto di un dosso e Maria Pia è
sobbalzata battendo la testa sul tetto dell'auto proprio sui tasti per le luci
posteriori interne, a distanza di sei giorni lamenta ancora dolore.
Hotel
Shekawati, antica haveli, molto bello, non facciamo in tempo a scendere
dall'auto che siamo attorniati da giovani che si offrono per farci da guida.
Visto
il poco tempo prima del calar del sole e la modica cifra (150 rupie - poco
più di due euro) "obbligo" gli altri ad accettare l'offerta di Tage
(la guida) che sa anche parlare italiano (è diventato poliglotta parlando con i
turisti e ogni nuova parola se la appunta).
È
musulmano, fidanzato e quando si sposerà sua moglie, dice con orgoglio, porterà
il burka... Ha tutta la nostra disapprovazione ma non glielo diciamo...
All'entrata
di ogni haveli c'è una rappresentazione di Ganesh, pancia tonda e testa di
elefante, che è una delle divinità più amate dagli indiani.
Figlio
primogenito di Shiva
e Parvati, viene raffigurato
con una testa di elefante
provvista di una sola zanna,
ventre pronunciato e
quattro braccia, mentre cavalca o
viene servito da un topo,
suo veicolo. Spesso è rappresentato seduto, con una gamba sollevata da terra e
ripiegata sull'altra, nella posizione dell'alitasana.
Dio
della buona fortuna e della prosperità. Per cacciare la malasorte, all’ingresso
di ogni abitazione oltre all’immagine di Ganesh vengono appesi, infilati in una
bacchetta, sette peperoncini verdi e un limone, inoltre per ogni figlia femmina
sposata, viene appesa una piastra di metallo.
Se
sulla parete viene riprodotto un elefante, si augura prosperità, un cavallo
forza e .... amore.
Tage
ovviamente ha anche un negozio di stoffe, sari, pashmine e robe varie.
Ci dice
che sono prodotte dalla sua famiglia e, dopo lunga ed estenuante
contrattazione, ne usciamo con qualche articolo da regalo.
Cena in
albergo con spettacolo di musica e danza… non male.
Anche
questa notte, nonostante le prime avvisaglie di stanchezza si presentino dormiamo
tutti poco.
Inizio
a pensare che siano tutti i the che siamo costretti a bere!
18 settembre
si
parte per Bikaner, sono "solo" 200 km ma non passano mai...
Mahinder
continua con la sua guida indiana gli dico che non vorremmo morire in
India ma tornare a casa interi e dal quel momento per un po' s’impegna a
guidare con più cautela e tutte le volte che rischiamo "l'impatto"
con un altro mezzo e/o un animale, alza lo sguardo sullo specchietto per vedere
la mia faccia.
Lungo la strada facciamo
una sosta al tempio Karni Mata, a
Deshnoke, il cortile è protetto da una rete metallica che deve proteggere il
prezioso abitante di questo luogo, sacro agli Hindu. In effetti la rete non è
stata stesa per prevenire intrusioni umane, quanto animali, almeno di quelli
che predano quello sacro che qui viene venerato: il topo.
Il tempio, nella sua struttura
portante, risale al XV secolo, anche se le bellissime porte, scolpite in
argento, e la facciata di marmo bianco, risalgono solo al XX secolo.
Un giorno Karni Mata chiese al Dio della morte, Yama,
di far resuscitare un bambino, figlio di un cantastorie. Il Dio le rispose che
non poteva farlo, perché il bambino si era già reincarnato. Karni Mata s’infuriò
e proclamò che ogni cantastorie, dopo la morte, avrebbe abitato temporaneamente
in un topo prima di reincarnarsi, privando così il Dio della morte di molte
anime umane. Secondo un’altra versione, invece, Karni Mata proclamò che le
anime dei bambini avrebbero avuto questa sorte.
I ratti sono venerati
ancora oggi da centinaia di fedeli che li nutrono con latte, cerali e cocco,
tutti speranzosi di incrociare il passo con un topo bianco, segno sicuro di
buona sorte.
Si lascia il tempio con
ancora nelle narici l’odore sgradevole dei topi confidando in una doccia
bollente e profumata da fare subito in albergo.
Appena
arrivati in albergo lasciamo libero l'autista e si parte a piedi, dopo la
doccia, per lo Junagarh Fort che
ovviamente si guarda solo da fuori perché a noi piace girare per le strade in
mezzo alla gente... Anche qui caos da traffico e suono del clacson selvaggio.
Per
entrare nella città vecchia occorre oltrepassare la ferrovia, le sbarre sono
giù ma una folla di pedoni, ciclisti e motociclisti lo attraversa audacemente
passandovi sotto.
Dopo
alcuni minuti, considerando anche che sia a destra che a sinistra ci sono altre
vie dalle quali tutti attraversano, decidiamo di passare anche noi.
Tanto
eventualmente il treno si stamperebbe prima su di loro.
Appena
passati, mi accorgo che un ragazzetto allunga la mano per palpare la nostra
compagna di viaggio e sale su un Tuc-tuc, questo, come vede che corriamo verso
di lui con fare minaccioso, scende dal mezzo e corre via in mezzo alla folla.
Vallo a cercare...
Ci
addentriamo nella città vecchia e scambiamo due chiacchiere (più o meno visto
che loro conoscono poco l'inglese, e noi anche) con tre persone, due uomini e
una donna fuori di un negozio all'angolo di una strada semi deserta.
Uno
degli uomini propone di scambiare la propria moglie ed il cognato con la nostra
compagna di viaggio… accettiamo! Ma non se ne fa niente!!!
Si ride
tutti, e dopo averli salutati proseguiamo per il nostro giro.
La
nostra attenzione viene catturata da un muro rosa all'interno di una strada finiamo
così nel mezzo dei preparativi per la festa di compleanno di Ganesh che sarà il
giorno successivo.
Ci
accolgono a braccia aperte, togliamo le scarpe e ci infiliamo sul palco dove
sono accesi alcuni bracieri. Davanti all'immagine di Ganesh ci
"iniziano" all'induismo (anche perché io ne sono attratto e mi vorrei
convertire) ci offrono da mangiare granelli di zucchero, una pallina dolce di
miglio segnandoci la fronte con il colore arancione.
Ovviamente
dobbiamo lasciare un obolo. Diciamo che ripasseremo la sera per ascoltare la
musica ma alla fine non lo facciamo.
Proseguiamo
e troviamo sulla nostra strada un uomo fermo con la bicicletta che guarda
mestamente la catena rotta.
Mi
metto subito all’opera e in pochi minuti riesco a sistemarla, naturalmente
sotto lo sguardo compiaciuto di parecchie persone. L'uomo rimane interdetto ma
visibilmente compiaciuto e quando proseguiamo, ringrazia, si gira e se ne va.
Finiamo
nella zona delle spezie e ci accingiamo a comprare della curcuma.
Di
fianco a noi un signore anziano sta comprando 300 gr di peperoncino per venti
rupie, come sente che il venditore vuol farci pagare cinquanta rupie per 100 gr
di curcuma, si mette a discutere con il venditore, che evidentemente voleva
approfittarsene, e riesce a strappare per noi un prezzo onesto: venticinque
rupie.
A forza
di girare a destra e sinistra, di salire e scendere, ci ritroviamo in un vicolo
cieco, scatta la gara a chi indovina la strada che ci porterà fuori da quel
labirinto e ovviamente, visto che giro con dei trekkers come me, senza
discutere e senza tentennamenti l’hotel è raggiunto in brevissimo tempo.
Torniamo
al Bhairon hotel, bello esternamente, con giardino ben curato, ma le stanze non
sono un granché.
Qui
hanno l'abitudine di far andare al massimo ventole e condizionatori con
disapprovazione della mia pancia che ne soffre terribilmente. Spengo la
ventola ma non riesco a fare altrettanto con il condizionatore così gli metto
sopra un telo con il risultato che mi sveglio con un sospetto ticchettio che si
rivela essere acqua non scaricata e riversata in parte sul mio zaino....
19 settembre
Sono le
otto del mattino ed é già un gran caldo, mentre faccio colazione lascio lo
zaino al sole ad asciugare.
Visto
che non sono ancora andato in bagno, mangio due cucchiaiate di yogurt con i
cereali.
Non
l'avessi mai fatto: sulla strada per khuri, il villaggio a ridosso del deserto,
iniziano i dolori di pancia.
Questa
tratta è lunghissima e rallentata da migliaia di persone in pellegrinaggio
verso il tempio di Babar.
È
incredibile come si svolga questa cosa: gente di tutte le età che cammina per
giorni sotto il sole cocente, fermandosi in punti di ristoro lungo il percorso
organizzati con cisterne di acqua per bere e lavarsi nonché enormi tende dove
mangiare e riposarsi.
I
cespugli sono usati per stendere i vestiti bagnati e tutto intorno rimane la
sporcizia di bottiglie, bicchieri, piatti dove pascolano vacche e tori a
cercare qualcosa da mangiare.
Passate
le zone invase dalla gente, mi rendo conto di non poter aspettare la
destinazione e faccio fermare la macchina, scendo e dietro un cespuglio do
libero sfogo alle mie esigenze fisiologiche.
Mai
scelta fu più azzeccata perché la tappa successiva prevedeva capanna vicino al
deserto decisamente minimale....
Inoltre
i bagni indiani, pur essendo dotati di cassetta di scarico acqua, non adempiono
alle loro funzioni e occorre gestione manuale con riempimento di apposito
secchio, di cui è dotato ogni bagno anche negli alberghi migliori, da vuotare
nella tazza...
Mentre
proseguiamo il viaggio in macchina, mi accorgo che abbiamo lasciato i
passaporti in albergo a Bikaner... lo sapevo... la sera prima avevo detto di
prenderli ma gli altri hanno preferito aspettare la mattina seguente al
check-out con questo risultato...
Ormai
non si può certo tornare indietro (cinque ore di macchina fatte).
Lo
diciamo a Mahinder che con fare tranquillo ci dice: tutto si può fare!
Dopo un
paio di telefonate, ci dice che i nostri passaporti arriveranno il giorno dopo
a Jaisalmer tramite un altro autista che accompagna altri turisti.
Del
resto ne passano in continuazione...
Arrivati
al Khuri Village, sono già pronti i cammelli per giro sulle dune del deserto
del Thar per vedere il tramonto.
Peccato
che ci sia foschia e non renda un granché.
Cena
modesta con spettacolo e balli tipici nei quali veniamo coinvolti tutti.
Spettacolo
pietoso vista la nostra incapacità di movimento ma divertente.
Per la
notte, ci propongono di dormire o sulla terrazza o sulle dune.
Visto
lo stato del mio stomaco e il caldo/puzza della capanna, optiamo tutti per la
terrazza... Ci sono pochissime luci e il cielo è pieno di stelle.
Grazie
al servizio Wi-fi posso usare l'applicazione della mappa stellare ed
imparo a localizzare Pegaso, Giove, Venere, Sirio e il Cigno.
Nonostante
la stanchezza il sonno arriva tardi, anche gli amici di Ferrara hanno il letto
sulla terrazza ed il loro continuo parlare ci coinvolge, la coppia di francesi,
invece, si chiude in camera e la mattina infatti sono gli ultimi a ripartire.
E’
stato bellissimo anche svegliarsi al canto di stranissimi uccelli e fare
colazione in una corte sotto lo sguardo attento e gentile del personale di
questa semplice ma pulita e accogliente struttura.
Il
ricordo del giro sui cammelli, tuttavia, ce lo siamo portato per diversi giorni
nella memoria del nostro sensibilissimo “osso sacro”!
20 settembre
Alle
5.30 veniamo svegliati dal muezzin che chiama alla preghiera e poi alle 6.30 siamo
tutti seduti sui nostri letti per vedere l'alba.
A
colazione sappiamo di più dei due ragazzi di Ferrara che hanno mollato tutto per
prendersi un anno sabbatico.
India,
Vietnam e Cambogia per poi approdare in Australia alla ricerca di un lavoro...
L'elemento scatenante questa decisione è stata l'insoddisfazione di lei nel
lavoro che ad un tratto si è resa conto che non poteva svolgerlo come avrebbe
voluto e che alcune cose non sarebbero mai cambiate... Del tipo mi sveglio e
vado avanti aspettando il fine settimana. E quanta invidia e ammirazione
abbiamo provato per questa possibilità di cambiare la propria vita.
Ripartiamo
augurando a quei ragazzi tutto il bene possibile.
Questa
volta il tratto è breve (50 km). Anche entrando a Jaisalmer i rumori e il
traffico s’intensificano.
Il
nostro albergo rimane proprio a ridosso del forte che raggiungiamo a piedi.
Si
tratta di una città fortificata dove si trovano vari templi ma soprattutto
negozi di tutti i tipi per spennare i turisti.
Siamo
assaliti da gente che saluta e che vuole che entriamo nel loro negozio ma noi riusciamo
ad ignorarli.
Ci
fermiamo in un negozio di dipinti su tela di tutte le misure, il pittore in
questione si chiama Ramswroup Rao, è molto bravo e ce ne da una dimostrazione
in pochi attimi riproducendo un volto.
Dopo
estenuante contrattazione, usciamo con dipinti su stoffa, uno su pietra che
raffigura Ganesh.
Ora di
pranzo: si decide per un "ristorante" tibetano (vista l'adorazione della
maggioranza per il Nepal e dintorni) ma la scelta si rivela sbagliata. Tempi
biblici e qualità scarsa. Io del resto non mangio niente visto lo stato in
subbuglio del mio stomaco... Sto andando a pillole: Dissenten e fermenti
lattici.
Stanchi
di girare decidiamo per un bel massaggio ayurvedico: uomo per massaggio a uomo,
donna per massaggio a donna per 300 rupie a testa.
Dopo un
po' d’imbarazzo iniziale mi lascio trasportare e allento la tensione godendomi
questa pausa di relax.
Trovata
l'uscita dal forte ci incamminiamo verso un laghetto poco distante dall’albergo
la cui particolarità sono branchi di pesci gatto che si accalcano davanti ai
visitatori per qualche pezzo di pane: una scena decisamente disgustosa!!!
Il
ritorno all'albergo risulta più impegnativo del previsto. Ci perdiamo e solo
Maria Pia riesce a riportarci all’albergo grazie alla sua cartina!
Cena
sul tetto con veduta sulla città fortificata, allietati dalla musica folk e poi
tutti nelle proprie stanze a cercare un sonno ristoratore.
21 settembre
Si
parte presto per Jodhpur e si arriva nel primo pomeriggio al Mehrangarh, un
bellissimo forte tutto intagliato nella roccia che domina la città blu.
Dopo
aver visitato gli interni, andiamo verso la zona dei cannoni da dove il
panorama sulla città blu è veramente grandioso.
Ad un
certo punto un ragazzo indiano chiede di poter fare una foto con noi.
Subito
non capiamo il perché ci sembra molto strano: di solito sono i turisti che
chiedono di poter fotografare i locali...
Accettiamo
e poi, mentre usciamo, incontriamo nuovamente il ragazzo con tutta la famiglia,
grandi e piccini, che chiedono altre foto con noi.
Poi
scopriremo che tendono a farsi fotografare con gli stranieri per poi
"vantarsi" con amici ed appendere le foto in casa come fanno i nostri
commercianti quando gli si presenta nel locale qualche personaggio famoso.
Torniamo
al parcheggio dove il driver che pazientemente aspettava il nostro ritorno ci riporta
in albergo, un’ennesima doccia e poi di nuovo per la strada ma questa volta con
Mahinder al seguito che ci vuole portare nella via delle spezie.
Più che
un negozio, ci sembra di essere nella boutique delle spezie e così lo molliamo
per andare al mercato nella piazza della torre dell'orologio.
Ci
facciamo catturare da un venditore di pantaloni, quelli tipici indiani con il
cavallo basso, li acquistiamo ben sapendo che probabilmente solo la nostra
compagna di viaggio avrà il coraggio di metterli in Italia. Con la scusa di
offrirci il the, finiamo nel negozio delle spezie di qualche amico o parente
dove, dopo lunga ed estenuante contrattazione e aver bevuto ottima bevanda con
cardamomo, cannella e zafferano (di cui ovviamente compriamo tutti una busta)
usciamo con vari sacchetti pieni di spezie.
Ci
viene chiesto di non dire niente all'autista che altrimenti andrebbe
sicuramente richiesto una percentuale...
Torniamo
all'albergo esausti, (si suda veramente senza fare niente, figuriamoci a
camminare...)
Vengo
catturato dal padrone dell'albergo che m’intrattiene per un'ora sulla sua attività,
sulla bellezza dell'albergo e sulla fontana di marmo di Carrara al centro del
cortile di cui va molto fiero.
La
fontana sarebbe anche carina se non fosse che i pezzi rotti sono stati
riattaccati con colla gialla...
Altro
elemento di vanto il suo libro degli ospiti dove chi passa lascia un commento.
Visto
il passaggio di molti italiani, chiede la traduzione in inglese di quanto
scritto.
Un
ragazzo di Forlì ha scritto tante belle cose descrivendo il proprietario come
"spacca maroni" che nessuno ha avuto il coraggio di tradurgli... e
tantomeno io.
Anche
l'indomani, prima di partire, ci attacca il bottone esibendosi con le parole in
italiano che ha imparato: buongiorno, molto bella, grazie mille, tu felice io
felice ecc.
Mi
chiede di mettere un mio commento, quale capo gruppo… e così, in italiano
scrivo che il proprietario è gentile, l’albergo bellissimo, la fontana di marmo
di Carrara stupenda e che lui è uno Spacca Maroni!
Quando
mi chiede di tradurgliela in inglese, ovviamente, tralascio la traduzione della
frase “Spacca Maroni” non sapendo come tradurla: Breack Bales?
22 settembre
Si
parte presto per Udaipur, ci attende un viaggio interminabile, villaggi affollati,
ampie praterie coltivate a riso dove i colori sgargianti dei sari sembrano
ancora più vivi, passiamo un guado a livello dell'acqua di cui dubito la
riuscita dell'attraversamento vista la quantità di acqua che lo invade.
Poi
arriviamo in paesino dove veniamo fermati dalla polizia per non intralciare una
manifestazione religiosa, tutte le macchine dei turisti sono ferme nella
piazza, ci dicono che ci vorrà una mezz'oretta ma visti i tempi indiani non ci
credo molto.
Ci
fermiamo e intravediamo il ragazzo spagnolo, viaggia solo con il suo autista
che sembra, ma poi risulta anche esserlo, più sgamato del nostro e di tutti gli
altri autisti fermi ad aspettare.
Infatti
recupera un signore del luogo che conosce una strada alternativa e lo fa salire
in macchina, noi lo seguiamo.
Passiamo
in una stradina sterrata in mezzo alla vegetazione e sbuchiamo subito fuori dal
paese.
Attraversiamo
un ponte dal quale notiamo gente del posto con le auto nell'acqua bassa che le
stanno lavando (altro che i nostri autolavaggi...).
Lungo
il cammino, ci fermiamo a Ranakpur dove si trova il più grande tempio giainista.
Ci
fermiamo e prima di visitarlo cerchiamo di comprare una Coca-Cola.
Entriamo
in un posto che ci sembra di più una mensa ma ci dicono che danno anche da
bere.
Paghiamo
quaranta rupie a testa (60 centesimi di euro) e ci accomodiamo a dei tavoli
dove c’è altra gente, cominciano a portarci il thai (tipico vassoio dove è
servito l’omonimo pasto) e passano con la pentola a versarci il cibo
(lenticchie, verdura, salsa, peperoncini e chapati) e l'acqua che gentilmente
rifiutiamo.
E così
usciamo, oltre a non aver bevuto, con la bocca in fiamme per le spezie presenti
nel cibo...
Come in
tutti i templi, ci togliamo le scarpe ed entriamo.
Visione
spettacolare: tempio fatto tutto di marmo intagliato e pieno di colonne, statue
di elefanti e l’immagine del dio giainista in una trinità che prevede sempre lo
stesso volto.
L’imponenza
di questo tempio è incredibile così come l’effetto che fa su tutti noi, ne
restiamo veramente affascinati e catturati dalla ricchezza delle lavorazioni
fatte su ogni parte con sculture in rilievo di ottima fattura
Usciamo
felici di esserci fermati e proseguiamo per Udaipur dove arriviamo verso le 17.
Doccia,
bucato e si parte per giro ispettivo visto che qui rimarremo anche domani.
Troviamo
da comprare qualche piccolo oggetto d'argento e poi chiediamo ad un sarto di
strada di poter cucire un paio di pantaloni comprati il giorno prima con un
difetto nelle cuciture.
Il
sarto ci accoglie calorosamente e provvede a riparare il pezzo senza volere
niente!!
Ringraziamo
e mentre ci apprestavamo a cercare un posto dove andare a mangiare ci
ritroviamo di fronte i ragazzi ferraresi che stavano andando a ritirare la
biancheria portata a lavare.
Che
coincidenza! Decidiamo di andare a mangiare qualcosa insieme e finiamo in
piccolo locale consigliatogli da altri italiani e presente anche sulla mia
guida Lonely Planet, il Queen Cafè.
Il
posto è praticamente la casa di due signori anziani che ci abitano con la
figlia e i due nipoti (del suo marito neanche l'ombra e non abbiamo chiesto)
composta da una stanza con un tavolo (probabilmente quello dove mangiano anche loro)
e un soppalco animato da quattro bimbi (che poi scopriamo essere la loro
"camera da letto").
Siccome
la parte sotto è occupata da altri turisti, decidiamo di andare di sopra chiedendo
ai proprietari di non far scendere i bimbi.
Scatta
così una partita a carte chiamata “uno” di cui non tutti gli adulti conoscono
le regole e così finisce in tante risate!!
Mangiato
bene e speso poco ma soprattutto passata una meravigliosa serata in allegria.
Salutiamo
i ragazzi di Ferrara che domani partiranno per un’altra destinazione e che
probabilmente rivedremo a Jaipur scambiandoci i numeri di telefono e
ripromettendoci di incontrarci, se possibile, fra due giorni.
23 settembre
Lo
sapevo che non dovevo bere il the ieri sera... Anche stanotte ho dormito a
spizzichi e bocconi. In più è andata via la corrente ed è stato un caldo
pazzesco.
Questa
mattina abbiamo fatto felice Mahinder facendoci portare in giro con l'auto nei
dintorni di Udaipur.
Ma solo
per un paio d’ore perché poi ci siamo stancati delle sue proposte noiose quello
che interessa a lui non fa per noi, noi non siamo turisti, non ci interessa
vedere l’esterno della vita, vogliamo esserne parte integrante, viverla nella
maniera più emozionale possibile.
Il
resto della mattina l'abbiamo passata in giro per le strade.
Siamo
tornati nel negozio di argento di ieri per cambiare qualche euro a un prezzo
accettabile.
Non
c'era il tipo di ieri ma un suo commesso, un ragazzo niente male che ha
iniziato a fare un sacco di domande fra lo scambio di moneta e la
contrattazione di altri braccialetti.
Usciamo
e proseguiamo il nostro giro poi ci fermiamo a mangiare un boccone
all'Edelweiss Bar un locale dove si respira aria occidentale.
Panino
al tonno e Coca-Cola...
Poi
passiamo dall'altra parte del lago e lo costeggiamo attirati da uomini che
fanno il bagno lavandosi e donne che fanno il bucato.
Sembra
di tornare indietro nel tempo quando i nostri fiumi erano anche luogo
d’incontro e di sano e felice divertimento.
L'unica
differenza è che noi vedevamo dove mettevamo i piedi, qui l’acqua è torbida e
sicuramente l’inquinamento è altissimo.
Poi ci
addentriamo nei vicoli e troviamo un negozietto dove due di noi si fanno fare
un tatuaggio all'henne per solo 100 rupie (non stiamo neanche a contrattare).
Usciti
proseguiamo in questa zona decisamente poco turistica e, attirati dai colori delle
stoffe, ci fermiamo in un negozietto.
Ci
facciamo mostrare come s’indossa il sari mentre gli altri attaccano bottone con
il marito della "sarta" che si trova a cavallo della sua moto con due
bambini e il cognato.
Di
fronte al negozio hanno una bancarella di frutta e verdura.
Le
chiacchiere si concludono con l'invito a cena, in casa loro, a base di pollo e
verdura...
Un
conto è il localino tipico poco turistico, un conto è andare a casa di gente
del posto che sicuramente ci farà gustare il cibo nella maniera tipica.
Accettiamo entusiasti.
Prima
di rientrare in albergo facciamo sosta al caffè Edelweiss e qui troviamo
quattro ragazze - due Austriache e due italiane, si fanno sei mesi in
un’università indiana, facoltà di economia e commercio.
Una
delle due italiane non è particolarmente entusiasta soprattutto per il livello
d’igiene visto che si tratta di università privata che ai locali costa oltre
10.000 euro l’anno.
Durante
i fine settimana ne approfittano per visitare le zone circostanti.
E'
comunque un'esperienza di vita che tutti dovrebbero fare.
Fatta
la merenda ce ne torniamo in albergo per la doccia di rito e riposino in attesa
della cena.
All'ora
convenuta ci incamminiamo fermandoci a prendere delle patatine e della Coca-Cola
per i bimbi.
Quando
arriviamo ci accolgono con allegria e ogni tanto qualche passante incuriosito
si ferma per vedere chi stanno ospitando e così davanti a casa è pieno di
curiosi.
Mentre le
donne cucinano il pollo e le verdure, ci vengono fatte mille domande su di noi,
sulle nostre famiglie, sul lavoro che facciamo, vogliono sapere tutto, sono
veramente interessati, i bambini poi sono fantastici, specialmente Vanshita,
nove anni, che parla un inglese perfetto è molto interessata e si vede che è
molto aperta e intelligente.
Quando tutto
è pronto ci invitano a entrare nella "sala da pranzo" dove viene
stesa una stuoia sulla quale ci accomodiamo a gambe incrociate.
S’inizia
con il "party" (l'equivalente del nostro aperitivo) al quale sono
esclusi bambini e mogli; ovviamente la nostra compagna si sento di troppo
ma dicono che deve restare.
Sono
molto cortesi e ci riempiono continuamente il bicchierino con la birra che
abbiamo portato.
Quando
arriva "in tavola" il pollo (una ciotola per volta) anche gli altri componenti
della famiglia ci raggiungono nella stanza ma l'onore di iniziare è il nostro e
finché noi non diciamo che siamo a posto, nessun altro mangia.
E'
decisamente imbarazzante ma denota l'importanza e il rispetto che viene dato
agli ospiti.
Si
finisce col cantare e con il ballare allegramente.
Spero
che venga mantenuta la promessa di chi si è fatto dare l'indirizzo per spedire
foto e gadget per la scuola ai bambini.
Prima di lasciarci andar via i nostri ospiti insistono
per portarci in un tempio di Hanuman anche noto come Anjaneya, è una delle
figure più importanti del poema epico indiano Ramayana, è un vanara (spirito
dall’aspetto di scimmia) che aiutò il Signore Rama (avatar di Vishnu) a
liberare la sua consorte, Sita, dal re rakshasa Ravana, accettiamo volentieri
raccogliendoci di fronte all’altare della divinità.
Torniamo
all’albergo riattraversando il fiume ormai deserto mentre continua incessante
in lontananza la preghiera da un tempio musulmano, il lago riflette le luci
delle case, l’aria è calda e gli odori speziati ci avvolgono teneramente fino
alla camera dove, esausti, ci abbandoniamo a un sonno, speriamo, ristoratore.
24 settembre
Si
parte presto con destinazione Jaipur e sosta durante il tragitto a Puknar,
la
città dove si trova uno dei pochi templi dedicati a Brahma una delle
manifestazioni della triade di Brahman (lo spirito supremo) e pertanto
importante meta di pellegrinaggio hindu.
Appena
arrivati la guida ci chiede se vogliamo essere assistiti da una guida…
rifiutiamo.
Mentre
ci dirigiamo verso il centro della città alcune persone ci mettono in mano dei fiori
dicendo che occorre gettarli nel lago che circonda il paese in segno di buona
sorte.
Durante
il tragitto notiamo delle persone che come sapessero che abbiamo i fiori ci
indicano il percorso da fare (poi capiremo il perché), arriviamo al lago e ci
fanno scendere nella zona "sacra" e inizia il rituale... Tutto
sommato poteva avere il suo fascino se non fosse stato che volevano una
donazione di 500 rupie per ogni componente della famiglia per il quale si era
pregato...
Faccio
presente al commediante di turno che una donazione deve essere libera
altrimenti non è più una donazione! Gli caccio qualche rupia e me ne vado.
I finti
bramini sono contrariati, noto fra i loro sostenitori volti noti: quelli che ci
avevano messo in mano i fiori, quelli che per strada ci avevano dirottato in
quella parte del lago.
Non è che
un’organizzazione che per spillare soldi ai turisti, con la scusa della
cerimonia, del simbolo da mettere in fronte, della sacralità del luogo e del
momento ti cerca di coinvolgere emotivamente per farti sborsare a volte, poi ci
hanno detto, somme enormi per il loro standard di vita.
A
questo punto la nostra giornata, considerato che avevamo fatto già circa sei
ore di viaggio (fra strade a tratti terremotate e ingorghi da ora di punta) e
che a seguire ce ne sarebbero state almeno altre due, ha preso una piega
decisamente negativa.
Questo
posto sarà sicuramente ricordato come una tappa da evitare...
Mi
arrabbio con l'autista perché avrebbe dovuto avvisarci di questa cosa ma lui
con la sua calma indiana non dice nulla e procede (ma secondo me ha percepito
bene la mia alterazione).
Poi al
rientro a Delhi veniamo a sapere che l’autista non ci ha detto niente per paura
di questa organizzazione a delinquere, guai se noi avessimo detto ai finti
bramini che il nostro autista ci aveva messo in guardia verso di loro!
Cerchiamo
di sdrammatizzare mentre ripartiamo per Jaipur raccontandoci barzellette e
cantando suscitando l’ilarità anche in Mahinder.
Arriviamo
che è già buio, l'albergo è molto bello e segna il ritorno alla civiltà: il
bagno è dotato di scarico acqua efficiente, la dotazione di articoli per la
pulizia personale è ampia e c'è addirittura lo asciuga capelli!!
Telefoniamo
ai ragazzi ferraresi ma ci dicono di essersi preso febbre e dissenteria e
perciò resteranno in hotel.
Cena
soddisfacente al ristorante sulla terrazza dell'albergo (il pranzo durante il
viaggio è stato di un pacchetto di Ritz e una bottiglia di Coca-Cola) e poi
tentativo di fare due passi per la città finito clamorosamente in perdita di
tempo nel cercare di tornare in albergo dopo aver tentato inutilmente di
trovare una zona senza traffico.
Le
strade sembrano tutte uguali e apparentemente senza nome...
25 settembre
Alle
nove si parte puntuali con guida che parla italiano. Oggi ci concediamo visita
ad Amber Fort (una volta residenza del maharaja) e all'osservatorio
astronomico.
Il
forte lo raggiungiamo a "bordo" di un elefante come un altro
centinaio di turisti da tutto il mondo.
Per
tutto il tragitto ridiamo come matti a guardare i compagni di viaggio che
imprecano per quanto si sentono ridicoli e perché ogni tanto l'elefante starnutisce
facendoci la doccia.
Il maharaja
si trattava proprio bene, ampi saloni con troni di marmo, stanze dove riposare,
stanze dove ricevere i potenti, altre dove governare il popolo e poi la zona
delle donne dove vivevano le mogli, le concubine… noi occidentali ci
accontentiamo di una moglie e magari a volte ci sembra anche troppo una!
Bello
anche l'osservatorio con meridiane rudimentali ma molto precise per il calcolo
dell'orario, addirittura ce ne sono dodici, una per ogni segno zodiacale, che
indicano la posizione delle costellazioni e vengono utilizzate per gli oroscopi
e per i matrimoni.
Si va a
mangiare con la guida che mangia rigorosamente vegetariano (è giainista)
utilizzando solo la mano destra in quanto la sinistra, che tiene sotto al
tavolo, è la mano impura.
Prima
di farci lasciare nella zona dei bazar, finiamo un negozio di gioielli e
pietre preziose perché uno di noi ha scelto Ganesh come divinità da
adorare e vuole un ciondolo in argento.
Ovviamente
la nostra guida ci ha portati dove sa di poter ricavare una buona percentuale
sui nostri acquisti che si fanno molto interessanti anche per lui.
Questa
guida almeno una volta l’anno viene in Italia e il tipo del negozio fa affari
con l'Italia: lavora pietre e le assembla per Pomellato, Cartier e altre case.
Lasciamo
guida e autista nella zona dei bazar e iniziamo a camminare assillati dai
venditori che ci invitano nei loro negozi.
Ignoriamo
tutti, ormai abbiamo acquistato tutto ciò che volevamo, osserviamo la gente, la
vita che si svolge intorno a noi ma c’è sempre qualcuno che gentilmente ti si
affianca per chiederti da dove provieni… poi alla fine ti dirotta verso un
negozio e allora io divento sgarbato, insofferente. Ad uno che non mi mollava
un attimo gli ho detto:
“you see me? I am old, I
know more than you! Leave me alone!”
Per far
prima, passiamo da stradine interne dove non si vede un turista, la sporcizia
incombe e l'odore di urina è più forte che mai visto che l'indiano piscia
selvaggiamente ovunque anche a un solo metro dai passanti.
Dopo un
po' che camminiamo decidiamo di provare l'emozione di un mezzo di trasporto locale:
il Risciò.
Dopo
pochi metri mi rendo conto di che fatica deve essere far andare avanti
pedalando quell'affare col traffico e le buche, è costretto spesso a
fermarsi e ripartire, mi sento un po' un verme: per fare otto km ci ha chiesto
100 rupie, neanche 1,50 euro.
Ci
diciamo che sicuramente il suo sogno sarà quello di comparsi un Tuc-Tuc.
Arriviamo
a destinazione e gli diamo il doppio di quello che ci aveva chiesto, pochissima
cosa per noi ma lo vediamo felicissimo e in parte ci raggiustiamo la coscienza
di fronte ai tantissimi no che abbiamo dovuto dire a donne, vecchi e bambini
questuanti.
26
settembre 2012.
Alle
nove si parte per Agra, la strada, paragonabile alle nostre autostrade è
abbastanza buona e si va più veloci del solito.
Anche
oggi rischiamo il frontale con una macchina clamorosamente contromano ma poi
notiamo che sono parecchie le macchine e i camion che scelgono di andare
contromano… e il nostro autista al nostro disappunto sorride come per farci
capire che non è una cosa grave.
È
sempre più forte la voglia di far sedere l'autista nel sedile di fianco e
fargli vedere come si guida una macchina!!
Nonostante
sia una strada principale a pagamento, ai lati non ci sono protezioni e si
sviluppano villaggi con conseguente traffico di persone, mezzi di tutti i tipi
e animali.
Entrati
in città, noto un corteo di persone con a capo quattro di loro che portano in
spalla una lettiga con qualcosa coperta da un telo e fermata con una corda. Mi
rendo conto che si tratta di un morto che viene portato alla cremazione.
Arriviamo
in albergo, Hotel Siris 18, niente male, mangiamo qualcosa, doccia, riposino e
si parte con guida verso il forte dove fu recluso, dal figlio, il maharaja che
fece costruire il Taj Mahal. Visita noiosa, facciamo parlare la guida in
spagnolo per vedere se capiamo qualcosa di più...
Mentre
sto fotografando una statua sento delle voci note: i ragazzi ferraresi!!! Non
ci posso credere!!
È
proprio una strana coincidenza.
Ci
salutiamo calorosamente e ci diamo appuntamento per la sera al Maya Restaurant
che viene citato dalla nostra edizione della Lonely Planet
Questa
cosa mi ha proprio allietato la giornata.
Finita
la visita, la guida ci porta nel solito negozio dove poi, se acquistiamo
qualcosa, prende una percentuale.
Sinceramente
non ne posso più e faccio scena muta con braccia incrociate e usciamo senza
aver comprato niente.
Poi
cerchiamo di fargli capire che vogliamo andare a girare per le strade per poi
andare in albergo e alle venti farci portare al ristorante.
Dopo
averglielo ripetuto quattro volte sia in inglese che in spagnolo ci ritroviamo
davanti al ristorante!
A
questo punto dico un secco NO e gli indico il depliant dell’Hotel serio.
Gli
indiani non concepiscono il girare a piedi e soprattutto non credono che in
turista voglia girare in posti non turistici.
Appena
arrivati in albergo liquidiamo l'autista, che parcheggia per aspettare di
portarci a cena, e ci incamminiamo lungo la strada alla ricerca di qualche foto
da fare.
Nei
pressi di un tendone in allestimento per il solito rituale del mercoledì a
Ganesh, ci assale un'orda di bambini che vengono allontanati da ragazzi più
grandi.
Come
sempre, il popolo della strada è prettamente maschile.
Ci
sediamo alla fermata dell'autobus a guardare i passanti.
Torniamo
in albergo e troviamo Mahinder in attesa e ci facciamo portare al ristorante.
Passiamo una bella serata, i ragazzi
ferraresi mangiano veramente il minimo essendo ancora sofferenti per l’acqua
bevuta imprudentemente per strada, parliamo di tutto, del loro viaggio verso
l’Australia, del coraggio nelle decisioni, nella forza di lasciare gli agi per
l’avventura.
Sono
giovani e belli, innamorati e complici, che la strada sia facile per voi! Buona
fortuna Amici!
Ci
scambiamo anche la mail così possiamo sentirci ancora e chissà che il prossimo
anno non si vada a trovarli in Australia...
27
settembre
Non prendetemi in giro, vi prego! Sto per dirvi come sono
e questo non è sicuramente apprezzabile.
Tempo fa sono stato ad Agrigento, ho visto i templi… cioè
quelle colonne puntate verso il cielo in un sito deserto e vuoto, beh da quella
volta ovunque mi portassero se vedevo delle colonne non entravo, che fossero al
Foro Italico, a Pompei o ad Atene.
Ho fatto questa premessa perché a me dell’architettura,
del passato m’interessa veramente pochissimo, io amo la vita, gli sguardi, i
movimenti, le parole, amo emozionarmi, piangere, sorridere, soffrire e gioire.
Il Taj Mahal è sicuramente bellissimo, a me è bastato
vederlo da lontano, accarezzare il marmo cesellato ed essere in quel posto per
cinque minuti, poi sarei scappato via per tornare nella vita, invece… sveglia alle 5.30 per
andare a vedere il Taj Mahal una delle meraviglie del mondo. E' una maestosa e
sontuosa tomba fatta costruire dal maharaja per la moglie morta durante il
parto. Tutto marmo intarsiato.
Veramente
imponente e degna di essere ammirata.
All'uscita
la guida ci vuole portare in un altro negozio ma questa volta ci rifiutiamo!!
Ci
facciamo portare in albergo e la guida inizia con la manfrina del "siete
stati contenti delle mie spiegazioni, se siete contenti voi sono contento
io...." ovvero datemi una mancia...
Gli diamo
100 rupie ma dice che non sono abbastanza... allora gliene diamo altre 100 e lo
mandiamo a quel paese. Doccia e si parte per Delhi.
Per
questi ultimi due giorni ci siano concessi un albergo niente male (alla cifra
di ben 25 euro a testa) nella parte nuova che non ha niente a che vedere con il
resto della città: pulita, ordinata, niente mucche e niente cani in mezzo alla
strada.
Depositati
i bagagli approfittiamo dell'ultimo giorno a nostro servizio di Mahinder,
camminare a Delhi è come voler raggiungere il centro di Roma a piedi partendo dal
grande raccordo anulare...
Andiamo
nel sito dove è stato ucciso Gahndi, non ci sono turisti stranieri, solo una scolaresca
locale. Peccato perché è un posto che trasmette delle emozioni.
Poi
andiamo al Lodi Park: un'oasi di pace tipo Central Park a N.Y.
Dopo
una mezz'oretta usciamo e troviamo Mahinder che ci aspetta pazientemente. Sorge
tuttavia un problema: la macchina è circondata da altre macchine e non può
uscire. Dell'autista di quella incriminata, neanche l'ombra.
Siccome
gli indiani sono molto solidali, altri tre autisti si mettono a guardarsi
intorno e a dire la loro su come risolvere il problema.
Alla
fine optano per sollevare e spostare manualmente l'auto (fortunatamente è di
piccola cilindrata) anche se di poco perché poi c'è un albero.
Ad
occhio sembrerebbe proprio che non possa passare dal varco fatto ma, grazie
alle direttive dei connazionali, Mahinder riesce nell'impresa.
Applausi
generali, si sale in macchina e, come si chiudono gli sportelli, appare
l'imbecille del proprietario dell'auto incriminata che, se aspettava un po' e
non si faceva vedere, avrebbe fatto più bella figura.
Per
andare sul sicuro, a cena torniamo al Broadway Hotel, dove siamo andati la
prima sera su suggerimento dell'agenzia.
28 settembre
Andiamo
da Mr. Bobby Thakur della Kalka Travels un incontro informale, tra amici, vuol
sapere se abbiamo delle lamentele, gli riferiamo che il primo hotel a Delhi non
era all’altezza del pacchetto proposto, ci assicura che verrà sostituito con
albergo più confortevole, poi gli parliamo dell'inconveniente a Pushkar...
(sostiene che l'autista non ci ha detto niente per paura di ritorsioni da parte
dei truffatori nel caso in cui i turisti dicessero che è stato l'autista a dire
di non accettare i fiori).
Per
compensare il "danno" subito, ci lascia a disposizione Mahinder anche
l'ultimo giorno e per il tragitto dall'albergo all'aeroporto della mattina
successiva.
Come
ultima cosa andiamo al Connought Plaza, una sorta di centro della città che si
sviluppa con due costruzioni circolari piene di negozi moderni con al centro
un'area verde.
Non
mancano comunque i poveri che chiedono l'elemosina.
Ti si
stringe il cuore a vederli ma sono talmente tanti...
Si cena
presto e si va a dormire perché la sveglia suonerà alle 2.30...
Mahinder
puntuale alle tre è sotto l'albergo, per strada non c'è praticamente nessuno e
si arriva facilmente in aeroporto.
L'aereo
parte puntuale, si torna a casa, è stata una bella avventura ricca di emozioni
anche se un po' troppo turistica nonostante la nostra tendenza ad uscirne.
Conclusione
Mi verrebbe da dare un
giudizio generale all’India, al suo sistema di caste, alle Vacche Sacre che in
realtà sono solo animali abbandonati perché non producono più latte, ai branchi
di cani randagi, ai bambini nudi sporchi e spesso deformi a causa di un osso
rotto e non ben saldato, ai Baba, quei personaggi, generalmente uomini anziani,
coloratissimi in volto vestiti in maniera stravagante che ti osservano e ti
chiedono una rupia, alle migliaia di persone che la notte dormono sui
marciapiedi… io non sono riuscito a memorizzare un solo monumento, niente di
bello in India solo fame, povertà, degrado, puzza, sporcizia, inquinamento e…
molta ma veramente molta tristezza nel mio cuore.
E chiaro che questo mio
giudizio è solo personale, chi vorrà andare in India può farlo e magari trovare
in questa terra cose bellissime, dipende spesso dal nostro umore, da come si è
fatti dentro.
Probabilmente a causa
dell’età, al fatto che sono nonno, al mio amore per la natura e per gli animali
sono diventato molto fragile nell’osservare la vita.
Durante tutto il viaggio
vedevo solo ciò che mi faceva soffrire e non ho potuto apprezzare ciò che di
veramente bello mi si è presentato. Ma come si fa a tirare dritto davanti a due
occhi imploranti e una mano tesa?
Proprio a causa dei miei
rifiuti e all’impossibilità di aiutare tutti sono stato sempre amareggiato e
distratto. Il mio prossimo viaggio sarà in Nepal, verso le alte cime che
conducono nel Tibet, verso quella gente che, nella pia scorsa esperienza, ho
definito: “Zingari Felici”.
Sarò sempre a contatto con
il popolo Hindu, con la triade o trimurti che in sanscrito significa “tre
forme”, lo spirito Supremo, Impersonale, Eterno, il Brahaman o l’Anima del
Mondo nei suoi tre aspetti di:
Creatore – Brahma
Il dio
creatore, non va confuso con Brahaman, di cui si è detto innanzi, lo Spirito
Assoluto del Mondo, né tantomeno con i Bramini i membri della più elevata casta
degli Hindu. Nato da un loto nell’ombelico di Vishnu, Brahma viene spesso
ritratto come un dio dalle quattro facce seduto su di un fior di loto. Con la
sua mano, su foglie d’oro, si dice che abbia scritto il “Rig-Veda”, una
raccolta di 1028 inni agli dei in antico sanscrito. L’adorazione di Brahma è andata
scemando perché una volta che ebbe ultimato il suo lavoro di costruzione
dell’universo, la palla passò nelle mani di Vishnu e di Shiva. Forse sarebbe
meglio dire l’uovo, poiché alcune scritture Hindu sostengono che Brahma fece
l’uovo dell’universo e lo covò. La tradizione hindu afferma anche che un giorno
nella vita di Brama dura un “kalpa”, vale a dire 4.320,000,000 anni. Dopo ogni
“giorno di Brahma” tutto ciò che esiste viene distrutto soltanto per farlo
rinascere nel ciclo eterno della morte e della creazione.
Conservatore –
Vishnu
Il dio che
conserva, ha avuto nove avatar o incarnazioni, e la decima e l’ultima sarà
“Kalki, il cavaliere sul cavallo bianco che con una spada rilucente in mano
metterà fine a tutti i peccati e i peccatori. Tra gli avatar di Vishnu c’era il
settimo, Rama, ottavo come Krishna e nono come Buddha. Rama è l’eroe dell’epica
sanscrita, il Ramayana in cui il giovane protagonista riconquista il suo regno
e la sua sposa in soli cinquanta mila versi! Più tardi quando un tirannico re
demone stava provocando disordini in India, Krishna discese sulla terra dopo
che Vishnu gli aveva strappato un capello nero e divenne Krishna, “nero” così
come viene spesso rappresentato in nero, blu scuro. Krishna appare come un
potente guerriero in un altro poema epico sanscrito, il “Mahabharata” il quale,
con oltre duecentomila versi è senza dubbio il campione mondiale del mondo
poetico.
Vishnu è
forse la divinità hindu più popolare, il dio che si incarna volentieri per
salvare il mondo e l’umanità da vari giganti, demoni, tiranni e altre calamità.
“Quando l’ordine, la giustizia e i mortali sono in pericolo, dive Vishnu, vengo
sulla terra.” Molti Hindu lo adorano come la massima divinità. Nel 12 secolo i
Cristiani Indiani temevano che Cristo sarebbe stato assimilato nella figura di
Vishnu ed essere considerato solo uno dei suoi avatar. Vishnu è una divinità di
amore continuo. Il suo maggiore avatar, Krishna viene spesso mostrato nell’atto
di suonare un flauto per attirare le “gopis”, le baccanti che lui ha sedotto, a
ballare con lui al chiaro di luna.
Distruttore - Shiva
Il dio
distruttore, è una figura complessa. La sua ferocia è compensata da qualità più
gentili e delicate che ne fanno una divinità preferita da parte di asceti e
patroni delle arti, musica e danza. Le sue rappresentazioni più famose lo
mostrano come una figura con quattro braccia mentre si manifesta in una danza
cosmica a dorso di un piccolo demone cattivo del quale lui ha rotto la spina
dorsale. La danza di Shiva simboleggia l’eterno alternarsi della distruzione e
creazione nell’universo poiché, nel pensiero Hindu, la distruzione implica
sempre la successiva ricostruzione.
Questa idea è
responsabile di un altro aspetto importante di Shiva, vale dire la sua
sovranità sulle forze della fertilità e della riproduzione. In quanto tale il
suo simbolo è il “lingam” o fallo, alla stessa maniera di come il simbolo della
sua consorte è la “yoni” cioè la vulva. Il fallo di Shiva si dice che sia
enorme e di una lunghezza di cui non si conosce né il principio né la fine.
Shiva è senza dubbio la divinità delle contraddizioni: beve pozioni di
narcotici ma pratica anche yoga; protegge il bestiame ma conserva il fuoco che
distrugge l’universo; ha un terzo occhio demoniaco in fronte che di solito
tiene chiuso perché lo usa come lancia fiamme. Diversamente da Vishnu, Shiva è
più amato per le sue consorti che i suoi avatar. La sua principale moglie è la
dea Kali (la “nera”) assetata di sangue. Il termine THUGS si riferiva
all’origine ai suoi adoratori nell’India del nord i quali strangolavano le
vittime umane per propiziarsela. Kali viene di solito rappresentata nelle forme
di una donna nera nuda con quattro braccia, una lingua che gocciola sangue,
denti a fauci e occhi rossi. Indossa orecchini fatti da cadaveri e collane di
teschi con serpenti. Il suo volto e i suoi seni sono macchiati di sangue.
Eppure Kali è anche la divinità della maternità.
La Trimurti
che di solito viene rappresentata nell’arte come divinità maschile ha tre teste
ed è teoricamente ancora un aspetto dell’Hinduismo contemporaneo anche se
l’adorazione della seconda e della terza divinità della triade, unitamente ai
suoi avatar e consorti, hanno oscurato il culto di Brama.