domenica 18 dicembre 2011
OM MANI PADME HUM
Questo è il mantra di Avalokiteshvara, il mantra più recitato e conosciuto anche dai non buddhisti. Può essere recitato per lunghi periodi di tempo, sgranando il mala, il rosario buddhista, durante la vita comune o la meditazione.
Om Mani Padme Hum viene recitato per ottenere la liberazione, quindi la pace e la libertà dalle sofferenze, e si dice che sia così potente che anche un animale sentendolo otterrà una rinascita umana e quindi la possibilità di conoscere il dharma e raggiungere l'illuminazione. Il mantra non ha un significato letterale come frase compiuta, bensì hanno significato le sei sillabe che lo compongono.
Om è composta da tre lettere: A, U e M. Queste simbolizzano il corpo, la parola e la mente impuri del praticante all'inizio del suo sentiero verso la liberazione. Alla fine del sentiero, simbolizzano il corpo, la parola e la mente puri di un Buddha.
Quindi, al tempo stesso, Om indica la possibilità che vi sia una trasformazione dall'impurità alla purezza: il sentiero della liberazione.
Mani, due sillabe, significa "gioiello", simbolizza la bodhicitta, cioè l'intenzione altruista di raggiungere l'illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Padme, due sillabe, significa "loto", simbolizza la saggezza, la conoscenza. La comprensione dell'impermanenza, della vacuità, dell'interdipendenza, la conoscenza che recide ogni illusione e offuscamento. Mani Padme è anche l'epiteto di Avallokitesvara.
Hum chiude il mantra nella perfezione, come pure anche molti mantra, e significa " concedi" la mente onniscente e le realizzazioni, e simbolizza l'indivisibilità di metodo e conoscenza, di compassione e saggezza.
Le sei sillabe del mantra significano che con la pratica di un sentiero che sia l'unione di metodo e saggezza è possibile trasformare corpo, parola e mente impuri nel corpo, nella parola e nella mente puri di un Buddha. La Buddhità, la natura del Buddha, è all'interno di ciascuno di noi così come è all'interno del mantra Om Mani Padme Hum.
La frase intera ha anche il significato di : " O gioiello sul fior di loto, concedimi tutte le realizzazioni" oppure " Concedimi l'ispirazione per ottenere l'unione di metodo e saggezza".
Il mantra può assumere altri significati in contesti diversi. Ad esempio, recitato durante il bardo, cioè durante la fase successiva alla morte e precedente alla reincarnazione, è lo strumento per evitare di ricadere nel ciclo di rinascite del samsara: "Om" chiude la porta della rinascita fra gli dei, "Ma" quella fra le Asura, divinità gelose, "ni" quella fra gli uomini, "Pad" quella fra gli animali, "me" quello fra i preta, spiriti insaziabili, e "Hum" quella negli inferi.
L'insegnamento spiega che ciascuna delle sei sillabe del Mantra - OM MA NI PAD ME HUM - ha un effetto specifico e potente nel determinare la trasformazione dei vari livelli del nostro essere. Le sei sillabe purificano completamente le sei emozioni negative che sono manifestazioni dell'ignoranza e che inducono a comportamenti negativi nei confronti del nostro corpo, in modo orale e mentale, creando così il Samsara (ciclo delle rinascite) e la nostra sofferenza. Orgoglio, gelosia, desiderio, ignoranza, cupidigia e rabbia sono trasformati con il Mantra nella loro vera natura; la saggezza delle sei famiglie di Buddha si manifesta nella mente illuminata.
Così quando recitiamo l' OM MA NI PAD ME HUM le sei emozioni negative che sono la causa dei sei regni del Samsara, sono purificate. Le sei sillabe impediscono la rinascita in ognuno dei sei regni e attenuano la sofferenza inerente ad ogni regno. Allo stesso tempo recitando l' OM MANI PADME HUM si purificano completamente i complessi dell'ego e si perfezionano i sei generi di azioni trascendentali del cuore e della mente illuminata: generosità, armonia, comportamento, resistenza, entusiasmo, concentrazione/comprensione. OM MANI PADME HUM è detto anche "enorme protezione dagli influssi negativi e dalle varie forme di malattia". In tibetano è pronunciato OM MA NI PAD ME HUNG. Comprende la compassione e la benedizione di tutti i Buddha e Bodhisattva ed invoca particolarmente la benedizione di Avaloketeshvara, .il Buddha della Compassione. Avaloketeshvara è una manifestazione del Buddha nel Sambhogakaya ed il suo Mantra è considerato l'essenza del Buddha della Compassione per tutti gli esseri. Se Padmasambhava è il Maestro più importante per i tibetani è anche vero che Avaloketeshvara è il loro Buddha più importante ed è la divinità protettrice del Karma del Tibet. C'è un detto famoso: il Buddha della Compassione è talmente presente nella mentalità tibetana che ogni bambino in grado di pronunciare la parola "mamma" può anche recitare l' OM MANI PADME HUNG.
Anche la sola recitazione saltuaria del mantra può aiutarci ad essere più tranquilli e di cuore aperto, perchè Avalokitesvara e il suo mantra sono la manifestazione della compassione. Le persone anziane in Tibet erano solite recitare questo mantra alla fine della loro giornata e di solito si proponevano di recitarlo sei miliardi di volte prima di morire. Quando arrivavano al miliardo di mantra, ad alcune persone spuntavano nuovi denti che chiamavano appunto i denti del miliardo. IL potere dei mantra non è tangibile, è come l'elettricità: possiamo osservarne la realtà solo nei suoi effetti.
Il mantra scritto più volte su strisce di carta è introdotto nelle cavità di "ruote", o mulini di preghiera (Manichorkor), che sono girati a mano o dall'acqua. Le ruote di preghiera sono usate dai tibetani per purificare se stessi, ed il mondo, dal karma negativo accumulato, in base alla convinzione che il mettere in movimento il mantra scritto produce gli stessi benefici effetti del pronunciarlo.
( da www.alberosacro.org)
mercoledì 7 dicembre 2011
RAJASTHAN
Lo Stato del Rajasthan evoca sempre nella nostra mente la terra dei Maharaja e dei regni principeschi situati ai limiti del deserto Thar, dove i cammelli lasciano le loro impronte sulla sabbia e dove menestrelli e cantastorie ancora girano di villaggio in villaggio raccontando le storie degli antichi splendori.
Il Rajasthan è uno stato vibrante ed esotico nel quale tradizione e gloria reale si incontrano in un trionfo di colore che si staglia sull´immenso sfondo di sabbia del deserto. Presenta una diversità insolita nella sua globalità: gente, tradizioni, cultura, costumi, musica, usanze, dialetti, cucina e geomorfologia. Questo paese è dotato di forti inespugnabili, di maestose "havelis” (magioni) di palazzo, ricchi di cultura e tradizione, nonché di risorse naturali di assoluta bellezza. E´ un paese ricco di musica, danza, arte, artigianato ed avventura, un paese che non ha mai smesso di intrigare ed incantare. L´aura romantica che lo pervade aleggia ovunque nell´aria. Già residenza reale, è una delle mete più esotiche per i turisti provenienti da tutto il mondo. Non soltanto questo stato ha preservato integra la propria etnicità, ma deve il suo carisma e il suo colore anche alla conservazione del proprio stile di vita tradizionale che si tramanda nel tempo.
Rajastan “il paese dei re“ prende il nome dai primi guerrieri Rajput, che per oltre mille anni regnarono sull’india nord occidentale dove avevano creato una cinquantina di stati indipendenti, ma sempre uniti nella difesa accanita contro le invasioni dei mussulmani che crecavano di sottometterli e di convertire gli abitanti ad una fede che essi rifiutavano di abbracciare. Il Rajasthan rappresenta più di ogni altro stato l’India epica e cavalleresca che è nell’immaginario collettivo.
Una terra desertica, iena di contrasti, inframmezzata da incredibili pianure verdeggianti durante e dopo la stagione monsonica. Imponenti palazzi reali, fortezze, laghi, parchi nazionali e padiglioni che testimoniano l’antico passato glorioso.
Jiapur: la “Città Rosa” per il caratteristico colore dell’arenaria che come un paziente disegno naif modella le mura fortificate, i sontuosi palazzi e le geometriche costruzioni popolari. Jaipur è la capitale dello stato del Rajastan e fu fondata tre secoli fa. Pur essendo la città più vicina a Delhi e perciò più influenzata dal progresso, conserva utto il suo fascino orientale che rivive con gran suggestione nei bellissimi palazzi, nelle dimore dei Maharaja, nei templi, nei giardini, nelle fortezze e nei coloratissimi bazar.
Bikaner da sempre un’importante tappa per le carovane che attraversano il grande deserto del Thar.
Jaisalmer: la “Citta d’oro” o anche la “Città fortezza”, ultima città fortificata abitata in Asia. Si trova lungo la via della seta, la via carovaniera che univa l’Arabia alla Mongolia. Le sue mura, rocce scolpite nel deserto, custodiscono il segreto di un passato in cui il commercio fiorente aveva arricchito molti dei sui signori. Oggi quest’avamposto roccioso nel deserto conserva nei suoi bellissimi templi e palazzi la magica atmosfera del luogo fuori dal tempo, dove la viat si consuma con cadenze sonnolente e contemplative.
Jodphur: la “Città Blu” anch’essa dominata da un’enorme, i cannoni ancora puntati verso il cielo azzurro sembrano attendere da un momento all’altro l’arrivo dell’orda conquistatrice.
Udaipur, la “Venezia dell’India” o “Città dell’Aurora”. Annidata tra i monti Aravalli sorge la città dei laghi, con un paesaggio dolce e romantico evocare nostalgie del suo passato.
Dal 15 al 29 settembre 2012
Itinerario di "Avventure nel mondo"
Rajastan significa il paese dei principi, i leggendari marajà, che nell’India di oggi hanno ormai perso potere e privilegi reali e sono stati costretti a reinventarsi come impresari, commercianti e, per quelli che hanno potuto conservare le proprietà di famiglia (terre e palazzi) in albergatori.
Le città sono sovrastate da inespugnabili fortezze, che racchiudono stupendi palazzi, cortili, giardini; ai piedi si estendono i quartieri bassi dove, nelle intricate stradine, fervono molteplici attività commerciali, sociali e religiose. I meravigliosi templi jainisti cesellati nel marmo bianco e le maestose moschee rivaleggiano con le imponenti costruzioni in arenaria rossa. E’ un’India piena di contrasti (estrema ricchezza insieme ad una estrema povertà), di sinergie, di commistioni fra religioni, fra architetture, stile moghul e rajput, ed ancora di profonda spiritualità, di un popolo profondamente legato al sacro nel quotidiano confronto col proprio karma.
In volo dall’ Italia a New Delhi. Da qui effettueremo il nostro giro verso le parti più segrete di questo paese, verso le dune del deserto, verso le città fortificate e nascoste. Usciamo da New Delhi e puntiamo su Agra con l’immacolato romanticissimo Taj Mahal e il Forte Rosso ci attende Sikandra dove visiteremo la tomba di Akbar il grande e la vicina Fatehpur Sikri, la capitale di Akbar e il suo forte a nove porte Proseguiamo per Jaipur la città rosa con il Palazzo dei Venti e la splendida fortezza di Amber. Proseguiamo per Ajmer dove visiteremo la tomba di Mohinuddin Chisti nel quartiere musulmano, di grande interesse. Quindi Pushkar, cittadina deliziosa, il tempio dedicato a Visnu, i ghat degradanti verso il lago e il tempio di Brahma. Partiamo poi verso la suggestiva Udaipurvisitando lungo il percorso Chittorgarh, fortezza che testimonia tuttora il disperato valore dei guerrieri rajput, e se la durata del viaggio lo permetterà, la particolarissima Bundi. Da Udaipur ci dirigiamo verso il Monte Abu visitando lungo il percorso i templi di Nagda e Elkinji, i favolosi templi gianisti di Ranakpur, la superba fortezza di Kumbalgarh con i suoi bastioni che si estendono per 37 km e pernottando probabilmente al suggestivo Ghanerao Royal Castle. Lasciamo Monte Abu e i suoi templi gianisti per giungere a Jodhpur, capitare Rajput del clan Rathor caratterizzata da bellissime case azzurre e dallo spettacolare forte di Meharangarh, e quindi a Jaisalmer. Quest'ultima è sicuramente la città più bella del Rajastan, tutta monumento nazionale: una città bassa in cui incredibili palazzi sembrano costruiti in filigrana, la parte alta con il forte, l'antico palazzo di Maharawi ed i bellissimi templi. Da qui potremo fare pure un'escursione in cammello in pieno deserto, visitando le località di Bada Bagh, Ramkunda, Ludurva e Khuri. Iniziamo quindi il rientro per Delhi pernottando a Bikaner dove si avrà modo di visitare il forte, il bazar, i decorati templi jainisti e di fare l'escursione a Deshnok dove vedremo il tempio sacro ai topi in cui, nella cornice cinquecentesca di un tempio moghul, migliaia di roditori mangiano crusca e bevono latte in grandi panieri. Ultima tappa il distretto di Shekhavati per visitare le famose città dalle pareti affrescate: Mandawa, Dundlod, Lachmangarh, Fatehpur. Proseguiremo per Nuova Delhi e poi l’ Italia.
Dal 15 al 29 settembre 2012
Itinerario di "Avventure nel mondo"
Rajastan significa il paese dei principi, i leggendari marajà, che nell’India di oggi hanno ormai perso potere e privilegi reali e sono stati costretti a reinventarsi come impresari, commercianti e, per quelli che hanno potuto conservare le proprietà di famiglia (terre e palazzi) in albergatori.
Le città sono sovrastate da inespugnabili fortezze, che racchiudono stupendi palazzi, cortili, giardini; ai piedi si estendono i quartieri bassi dove, nelle intricate stradine, fervono molteplici attività commerciali, sociali e religiose. I meravigliosi templi jainisti cesellati nel marmo bianco e le maestose moschee rivaleggiano con le imponenti costruzioni in arenaria rossa. E’ un’India piena di contrasti (estrema ricchezza insieme ad una estrema povertà), di sinergie, di commistioni fra religioni, fra architetture, stile moghul e rajput, ed ancora di profonda spiritualità, di un popolo profondamente legato al sacro nel quotidiano confronto col proprio karma.
In volo dall’ Italia a New Delhi. Da qui effettueremo il nostro giro verso le parti più segrete di questo paese, verso le dune del deserto, verso le città fortificate e nascoste. Usciamo da New Delhi e puntiamo su Agra con l’immacolato romanticissimo Taj Mahal e il Forte Rosso ci attende Sikandra dove visiteremo la tomba di Akbar il grande e la vicina Fatehpur Sikri, la capitale di Akbar e il suo forte a nove porte Proseguiamo per Jaipur la città rosa con il Palazzo dei Venti e la splendida fortezza di Amber. Proseguiamo per Ajmer dove visiteremo la tomba di Mohinuddin Chisti nel quartiere musulmano, di grande interesse. Quindi Pushkar, cittadina deliziosa, il tempio dedicato a Visnu, i ghat degradanti verso il lago e il tempio di Brahma. Partiamo poi verso la suggestiva Udaipurvisitando lungo il percorso Chittorgarh, fortezza che testimonia tuttora il disperato valore dei guerrieri rajput, e se la durata del viaggio lo permetterà, la particolarissima Bundi. Da Udaipur ci dirigiamo verso il Monte Abu visitando lungo il percorso i templi di Nagda e Elkinji, i favolosi templi gianisti di Ranakpur, la superba fortezza di Kumbalgarh con i suoi bastioni che si estendono per 37 km e pernottando probabilmente al suggestivo Ghanerao Royal Castle. Lasciamo Monte Abu e i suoi templi gianisti per giungere a Jodhpur, capitare Rajput del clan Rathor caratterizzata da bellissime case azzurre e dallo spettacolare forte di Meharangarh, e quindi a Jaisalmer. Quest'ultima è sicuramente la città più bella del Rajastan, tutta monumento nazionale: una città bassa in cui incredibili palazzi sembrano costruiti in filigrana, la parte alta con il forte, l'antico palazzo di Maharawi ed i bellissimi templi. Da qui potremo fare pure un'escursione in cammello in pieno deserto, visitando le località di Bada Bagh, Ramkunda, Ludurva e Khuri. Iniziamo quindi il rientro per Delhi pernottando a Bikaner dove si avrà modo di visitare il forte, il bazar, i decorati templi jainisti e di fare l'escursione a Deshnok dove vedremo il tempio sacro ai topi in cui, nella cornice cinquecentesca di un tempio moghul, migliaia di roditori mangiano crusca e bevono latte in grandi panieri. Ultima tappa il distretto di Shekhavati per visitare le famose città dalle pareti affrescate: Mandawa, Dundlod, Lachmangarh, Fatehpur. Proseguiremo per Nuova Delhi e poi l’ Italia.
lunedì 21 novembre 2011
RELAZIONE TECNICA: MANASLU AND TSUM VALLEY TREK 2011
foto di Gianpietro Piras
RELAZIONE TECNICA
MANASLU, TSUM VALLEY & CITWAN 2011
dal 1 ottobre al 4 novembre 2011
con il Patrocinio del CAI Sezione di Mortara
Partecipanti: Gianpietro Piras, Franco Castellini, Manfredi Salemme
Testo e foto di Gianpietro Piras
CONSIDERAZIONI GENERALI
Territorio: Nepal – Distretto di Gorckha.
Durata del viaggio: giorni 35
Durata del trekking: giorni 23
Altitudine massima raggiunta: 4300 metri – morena del ghiacciaio del Manaslu
Km percorsi: oltre trecento
Difficoltà: molto impegnativo, in regione remota e selvaggia, in completa autosufficienza. Soggiorno prolungato in alta quota: tappe lunghe e faticose; Per il resto si tratta di una camminata in due distinte valli molto incassate tra catene montuose; in alta quota l’ambiente è simile al Tibet.
Situate tra l’altopiano del Tibet , le catene dell’’Annapurna e il Langtang, le regioni del Budhi Gandaki e della Tsum Valley sono due delle aree abitate più selvagge e meno conosciute del mondo.
L’itinerario è di grande interesse paesaggistico ed etnografico. Il circuito del Manaslu è stato aperto ufficialmente ai trekker nel 1991. Ma le spedizioni alpinistiche alla montagna datavano da più tempo.
La montagna fu scalata per la prima volta nel 1956 dai giapponesi, dopo molti tentativi a partire dal 1950.
La montagna è chiamata anche Kutang che significa: montagna dello spirito.
Il trekking si presenta spettacolare sotto il profilo geografico e affascinante per quanto concerne l’aspetto culturale. I tibetani della parte alta della regione del Budi Gandaki, detta anche Nupri (montagne dell’ovest) discendono da popolazioni arrivate qui dal Tibet fin dal 1600. Fino ad oggi sono stati conservati i costumi e la lingua tibetana, o, per meglio dire, un dialetto di origine tibetana. Abbiamo infatti incontrato persone che non parlavano nemmeno il nepalese. Ancor oggi gli scambi commerciali avvengono in prevalenza con la Cina piuttosto che con il Nepal.
Il trekking offre spettacoli eccezionali in tutto il suo spaccato orografico che copre un arco di altitudini tra i 500 metri e i cinquemiladuecento. La valle è molto stretta e con fianchi scoscesi se non a perpendicolo o strapiombanti sul fiume sottostante. Per questo motivo raramente si riesce a camminare sul fondovalle, nel letto del fiume o ai suoi margini. Il più delle volte si devono percorrere sentieri aerei dissestati ed esposti vertiginosamente da grande altezza. Il tutto è complicato dalle migliaia di gradini da salire e scendere e dai sassi disseminati ovunque, frammisti a speroni rocciosi.
Molto spesso occorre passare da un fianco all’altro della valle attraverso impressionanti ponti sospesi, talora in cattivo stato di conservazione. Ciò fa capire che ci troviamo in un ambiente diverso da quello degli altri trekking nepalesi. Le componenti sono le stesse, ma qui è tutto più duro e faticoso. Allo stesso tempo si può essere certi di attraversare una zona con caratteristiche himalaiane nel vero senso del termine.
Per come si è svolto il trekking, non abbiamo valicato il passo di Larke-La, ma abbiamo fatto qualcosa di originale, fermandoci per due notti in uno dei posti sicuramente più belli del mondo, Pungeen Gompa. Si tratta di un alpeggio di circa due chilometri quadrati in piano, a quattromila metri di altezza, fornito di ruscelli e sorgenti d’acqua. Da esso si elevano in circolo, quasi come una corona, il Manaslu, 8165 metri, il Nadhi Chuli, 7890 metri e poi una serie di barriere alte più di seimila metri, tutti ammantati di neve. Per la bellezza è paragonabile allo spettacolo del campo base dell’Annapurna, del Circo Concordia o della vista dal Kala Pattar.
Abbiamo anche avuto la ciliegina sulla torta, poiché la seconda notte sono caduti trenta centimetri di neve, rendendo il tutto più fiabesco.
Alle quote più basse l’ambiente è più bucolico, con i colori offerti dalle piantagioni di riso, di miglio, di grano e orzo. La temperatura qui può raggiungere i trenta gradi anche in ottobre e novembre.
La Tsum Valley è stata aperta al turismo nel novembre 2007. E’ definita anche Beyul Kyimolung, la valle della felicità. Tsum deriva dalla parola tibetana Tsombo e sta a significare l’intensa gioia che deriva dalla pratica degli insegnamenti del buddismo.
Anticamente la Tsum Valley era un regno autonomo (il regno delle tredici province). I Tsamba, la popolazione locale di origine tibetana, provengono dall’etnia nomade dei Tamba. La Tsum Valley si trova nella parte più a nord del distretto di Gorkha e confina con il Tibet e a ovest con l’area del Manaslu e a sud-est con la barriera del Ganesh Himal, costituita da quattro cime, due delle quali superano i settemila metri, che la separano dal Langtang. Questa catena montuosa sarà sempre in vista al nostro fianco destro durante la salita della valle.
Per queste ragioni geografiche la valle è rimasta isolata per secoli e ciò ha permesso che si conservassero intatti i loro usi e costumi e la loro cultura ed etnia. Ancora oggi gli scambi commerciali avvengono di prevalenza con il Tibet, piuttosto che con il Nepal. Ciò è testimoniato dai prodotti alimentari o di abbigliamento di origine cinese reperibile in valle. Vi s’incontrano molti monasteri in attività.
Tra gli altri a Mugumpa, a 3700 metri di altezza, su uno sperone roccioso, in cima a un valico, a due passi dal Tibet, c’è un monastero per bambini piccoli; a Chekampar c’è invece un grande monastero per monache e bambini piccoli. Il territorio è popolato da poche centinaia di persone che vivono stabilmente tra i duemila e i 3700 metri, in piccoli villaggi, dedite alla coltivazione dell’orzo e delle patate e all’allevamento di bovini come lo yak e lo zopkie, che consentono loro di condurre una stentata sopravvivenza.
I magri pascoli e gli armenti sono condotti in regime di comunione. Il commercio del sale, che veniva portato dal Tibet e scambiato nelle terre basse del Nepal con grano, non viene più praticato come una volta, in quanto il sale marino si trova oggi a buon mercato. C’è quasi dappertutto la corrente elettrica e negli ultimi anni s’incominciano a vedere sui tetti delle case dei pannelli solari.
Vi viene praticato il buddismo e la particolare usanza della poliandria.
Vi si svolgono ogni anno varie feste a carattere religioso.
Questa è pertanto una delle ultime occasioni per trovare testimonianza più o meno intatta di un modo di vivere sul quale il tempo si è fermato secoli addietro, giusto per il fatto che i locali non hanno avuto scambi con il mondo esterno.
Nelle due regioni non esiste assistenza medica, a parte le cure prestate dagli sciamani. L’istruzione è data dai monaci nei monasteri.
I partecipanti al trek sono:
Gianpietro Piras, sardo, di anni 62, che ha effettuato trekking nelle montagne di tutto il mondo, alla sua decima presenza in Nepal. E’ socio del CAI di Mortara.
Franco Castellini, emiliano, di anni 60, alla sua quindicesima presenza in Nepal. E’ socio del CAI di Mortara.
Manfredi Salemme, toscano, di anni 64, E’ al secondo viaggio in Nepal. E’ socio del CAI di Chiavari.
Il progetto è nato dal desiderio di ritornare in questo paese di una bellezza struggente, per stare a contatto ancora una volta con delle popolazioni straordinarie che vivono con il sorriso in condizioni ambientali veramente dure.
L’idea in sé é molto semplice: fare il trekking del Manaslu, già molto impegnativo e interessante, e, dopo quattro tappe, deviare verso destra per percorrere la Tsum Valley fino al confine con il Tibet, per poi tornare indietro e ricongiungersi al circuito del Manaslu.
Day Date Itinerary Km Time in min & hrs Altitude in Meter
Overnight FOOD
1° 01/10/11
Italy – Doha flight - - - - -
2° 02/10/11
Doha-Kathmandu arrival 16:10 p.m. flight - - - Hotel -
3° 03/10/11
Kathmandu - hotel 1350 Hotel B6B
4° 04/10/11
Kathmandu - Arugath jeep 143 8 hrs 600 Hotel BLD
5° 05/10/11
Shoti Kola Trek 10 4 hrs 710 lodge BLD
6° 06/10/11
Macha Kola Trek 7 hrs 870 lodge BLD
7° 07/10/11
Jagath Trek 7 hrs 1410 lodge BLD
8° 08/10/11
Ciso Pani Trek 3,5 hrs 1650 lodge BLD
9° 09/10/11
Chumling Trek 8 hrs 2300 lodge BLD
10° 10/10/11
Lamagaon Trek 5 hrs 3200 stalla BLD
11° 11/10/11
Nile – Mugumba (3700 m.) - Nile Trek 6 hrs 3250 Tent BLD
12° 12/10/11
Nile RIPOSO Trek 3250 Tent BLD
13° 13/10/11
Chumling Trek 6 hrs 2300 Tent BLD
14° 14/10/11
Pewa Trek 6,5 hrs 1745 lodge BLD
15° 15/10/11
Ghap Trek 6.5 hrs 2165 lodge BLD
16° 16/10/11
Lho Gaon Trek 6 hrs 3180 lodge BLD
17° 17/10/11
Samagaon Trek 3 hrs 3530 Tent + lodge BLD
18° 18/10/11
Samagaon RIPOSO + escursioni Trek 3530 Tent + lodge BLD
19° 19/10/11
Pungeen Gompa Trek 2,5 hrs 4000 Tent BLD
20° 20/10/11
Pungeen Gompa RIPOSO + escursioni Trek 4000 Tent BLD
21° 21/10/11
Lho Gaon Trek 5 hrs 3180 Tent +lodge BLD
22° 22/10/11
Ghap Trek 15 6 hrs 2165 lodge BLD
23° 23/10/11
Philim Trek 25 9 hrs 1650 lodge BLD
24° 24/10/11
Doban Trek 12 6 hrs 1030 Tent + lodge BLD
25° 25/10/11
Lapubesi Trek 20 7 hrs 825 lodge BLD
26° 26/10/11
Arughat Trek 25 8 hrs 570 hotel BLD
27° 27/10/11
Kathmandu Bus 143 8 hrs 1350 hotel BLD
28° 28/10/11
Sauraha CHITWAN PARK Bus Tur. 4,5 hrs 40 Resort BLD
29° 29/10/11
CHITWAN PARK Trek 40 Resort BLD
30° 30/10/11
CHITWAN PARK Trek 40 Resort BLD
31° 31/10/11
CHITWAN PARK Trek 40 Resort BLD
32° 01/11/11
Kathmandu Bus local 143 8 hrs 1350 Hotel
33° 02/11/11
Kathmandu 1350 Hotel
34° 03/11/11
Kathmandu–Doha depart 21:30 p.m. Flight
35° 04/11/11
Doha – Zurigo - Malpensa Flight
Costi per persona
Volo internazionale Malpensa – Kathmandu – Malpensa US$ 1432
Jeep US$ 36
Visto ingresso in Nepal per 90 giorni US$ 100
Trekking Permit Manaslu US$ 90
Trekking Permit Tsum Valley US$ 50
Trekking Permit Annapurna Conservation US$ 26
TIM US$ 10
Albergo a Kathmandu 9 giorni US$ 135
Servizi Asian Adventure Trekking per 23 giorni US$ 2100
Mance US$ 100
Vitto a Kathmandu per 9 giorni US$ 100
Assicurazione medica e di soccorso (offerta dal CAI) US$ 267
Totale US$ 4446 = EURO 3130
(Il costo del prolungamento nel Parco di Chitwan è stato di US$ 206 = EURO 145)
CORRISPONDENTI
Trekking
L’organizzazione di tutto ciò che riguarda i trekking in Nepal è stata curata dall'agenzia:
Asian Adventure Treks & expedition (P) LTD
P.o. box 19503, Thamel, Kathmandu, Nepal
Tel. 977-1-4269888,
Managing Director: Bal Bahadur Suyal (Thapa)
e-mail asian_adv@wlink.com.np
Come da accordi, la Asian Treks ha provveduto a:
1 Trasporto da e per l’aeroporto, all’arrivo e alla partenza da Kathmandu.
2 Prenotazione jeep per l’andata da Kathmandu a Arugath e dei biglietti per l’autobus da Arugath a Kathmandu.
3 Ottenere i Trekking Permit,( servono quattro fotografie, col nome scritto nel retro).
Nota: il sabato a Kathmandu è festivo e gli uffici amministrativi sono chiusi.
4 Una guida parlante inglese e un po’ d’italiano,con funzioni anche di cuoco, 4 portatori e assicurazione per gli stessi, 3 tende singole, viveri e vettovaglie.
Inoltre:
5 Prenotare l’albergo a Kathmandu.
6 Custodia dei passaporti (il Trekking Permit è considerato un documento personale d’identità durante il trekking).
FORMALITA’ D’INGRESSO E USCITA, VISTO
- Per l’ingresso in Nepal è necessaria una foto tessera. Sull’aereo è distribuito un modulo che comprende l’ “IMMIGRATION FORM” e l’ “EXIT FORM”. Il primo, per l’ingresso, deve essere compilato prima del controllo del passaporto, mentre il secondo deve essere conservato e compilato all’uscita dal Nepal. All’arrivo mettersi in coda davanti al banco “Without Visa”,(che si
trova nella sala del controllo passaporti), dopo aver compilato anche il modulo dell’Immigration Form, predisposto per applicare la foto tessera; Il visto è rilasciato col pagamento di 40 USD ed è valido per 30 giorni. Per permanenze fino a 90 giorni il costo è di 100 USD.
- In uscita dal Nepal, non è più necessario passare alla banca, che si trova alla destra dell’ingresso, per pagare la tassa d’imbarco in uscita di 1695 NRp., in quanto questo importo è già compreso nel costo del biglietto aereo.
CAMBIO
1 € è stato cambiato da 105 NRp a 106 NRp presso gli sportelli di cambio vicini all’albergo in zona Thamel. Si possono cambiare anche in albergo ma con un cambio leggermente più basso.
L’Euro è accettato in molti negozi di Kathmandu, ma i cambi praticati sono molto sfavorevoli.
I soldi per le spese personali è meglio cambiarli a Kathmandu in banconote di piccolo taglio, perché durante il trekking non sempre è possibile.
FUSO ORARIO
Con l’ora legale in Italia: + h 4,45
CLIMA
Il clima nepalese è condizionato dai monsoni, che spirano da maggio a settembre, portando piogge intense e continue. I periodi ideali per recarsi in Nepal sono quindi quelli pre e post monsone. In ottobre di mattina solitamente è fresco o freddo ma sereno, con formazioni graduali di nuvole verso le 11:00/12:00. Qualche momento di pioggia nel tardo pomeriggio alle quote basse fino ai 3000 metri e qualche nevicata sopra i 3000/3500 metri. Le temperature oscillano, durante la giornata, dai 18°C/28°C alle quote basse e da 0°C/15°C alle quote alte, sopra i 3500 metri. Molto freddo di sera
tardi e di notte sopra i 4000 metri con temperature minime di –11°C/-4°C.
ABBIGLIAMENTO E COSE UTILI
Per fronteggiare le variazioni climatiche è necessario un abbigliamento per il clima caldo e freddo che permette di vestirsi a “cipolla”. Le magliette tecniche a pelle sono comode perché si suda molto e si asciugano in fretta. Sacco a pelo invernale (almeno -15°C comfort), scarponi da trekking, bastoncini da trekking, scarpette pre e post trek, sandali tipo Lizard per i guadi, cappello per il sole, occhiali, guanti, cappello o papalina di lana, K-way o poncho, costume da bagno, torcia frontale (indispensabile) e batterie di ricambio, borraccia, coltello multiuso, salviette umidificate per uso igienico personale, asciugamani (meglio del tipo microfibra che si asciugamano in fretta), integratori di sali, barrette energetiche e cioccolato.
MEDICINALI E SANITA’
Medicinali da viaggio comuni; aspirina, tachipirina, nimesulide, aulin, antibiotico a largo spettro, antidiarroici, cerotti normali e cerotti per vesciche (compeed). Non ci sono presidi medici durante il trekking.
SICUREZZA
Nessun problema di alcun tipo. Anche con i maoisti ora non si hanno i problemi di una volta.
VACCINAZIONI
Nessuno del gruppo ha praticato profilassi. La zona del Chitwan è esente da malaria.
TELEFONI E INTERNET
A Kathmandu e Pokhara si può telefonare in Europa dall’albergo o dai telefoni pubblici ISD via cavo. A Kathmandu un minuto costava dalle 30 NRp ai 40 NRp, ancora più economiche quelle via internet.
Durante il trekking abbiamo trovato telefoni pubblici ad Arugath, Philim, Lo Gaon, Samagaonm, Lamagaon, ad un costo per minuto di 100 NRp. Le telecomunicazioni sono satellitari e non sempre buone. Alla risposta viene fatto partire un cronometro e il costo del minuto scatta anche se la
telefonata ha passato il minuto di un solo secondo.
Per internet nessun problema a Kathmandu: dalle 30 alle 50 NRp l’ora e a Pokhar: dalle 80 NRp a 90 NRp l’ora. Lungo il trail non ho trovato connessioni a internet. Non avevamo con noi un telefono satellitare.
ELETTRICITA’
L’alimentazione della rete elettrica è a 220 volt e ci sono prese simili a quelle italiane a due fori, senza presa centrale di terra, ma un po’ più larghi. Durante il trail abbiamo alimentato le batterie delle macchine fotografiche con due piccoli pannelli solari. A volte abbiamo usato la corrente elettrica presente nei lodge.
GUIDA E MAPPE
Avevamo con noi la cartina della “Nepal Map Publisher Pvt. Ltd:” Around Manaslu in scala 1:125000, peraltro parecchio imprecisa.
BIBLIOGRAFIA
“Earth door, sky door” di Robert Powell – Seriadia Publication – London
“Sacred landscape of the Himalaya” di Gutshow, Michaels, Ramble e Steinkellner edizioni Osterreichischen Akademie der Wissenschaften
“Honey hunters of Nepal” di Eric Valli e Dianne Summers
“ Il leopardo delle nevi” di Peter Matthiessen è una piacevole e pertinente lettura per i momenti di sosta.
ALIMENTAZIONE
Nelle grandi città come Kathmandu e Pokhara l’alimentazione non è un problema; si può scegliere se mangiare nepali, indiano, cinese, occidentale, ecc,; ci sono anche pasticcerie (bakery); comunque la scelta è varia. Lungo il trail la scelta è limitata, e la lista menu è praticamente uguale in tutti i ristori e nei lodge. Quasi tutti i piatti, zuppe di verdura o a base di noodle, sono preparati con prodotti liofilizzati. Il piatto più completo, più economico e preparato al momento, è sicuramente quello nazionale, il Dal Bhat, a base di riso e lenticchie, verdure, vegetali al curry e a volte anche carne di pollo o bufalo. Ci sono anche piatti con patate o vegetali cotti. Il piatto più richiesto dal gruppo sono state le patatine fritte e le patate bollite. Il tè è stata la bevanda calda preferita lungo tutto il trail, ma non solo. Per colazione marmellata, tè, caffè, toast, chapati o altri tipi di pane fritto o no, uova bollite
o omelette, cereali, muesli, latte, ecc Poiché durante la gran parte del nostro trekking abbiamo incontrato pochi lodge o locande, il nostro vitto è stato come quello sopra descritto, preparato dal gestore del lodge o talvolta dalla nostra guida e bravissimo cuoco. Qualche volta abbiamo potuto mangiare in camera.
ACQUA E BEVANDE
L’acqua è stata resa potabile mediante bollitura o con sterilizzazione a base di pastiglie di “micropur” o simili. Tutte le bevande, quando si trovano, aumentano di prezzo man mano che si sale di quota. Nei villaggi più grandi, abbiamo trovato dell’aranciata di fabbricazione cinese e delle bevande alcoliche come il “chang”. Era invece più facile trovare persino la birra di fabbricazione nepalese.
- Un litro d’acqua in bottiglia di plastica costa dalle 40/50 fino a 130/150 NRp.
- Una tazza di tè dalle15/20 fino a 50/70 NRp.
- Una bottiglia di birra dalle 150 fino a 250 NRp
Un componente del gruppo ha iniziato il trekking bevendo piccoli sorsi dell’acqua delle fontanelle pubbliche. E’ riuscito a modificare così la propria flora batterica intestinale e dopo qualche giorno ha bevuto tranquillamente l’acqua di rubinetto. Nessuno del gruppo ha avuto problemi intestinali.
PERNOTTAMENTI
Costi in NRp/pax Kathmandu Hotel Tashidel –Thamel - (2 notti)
15 USD/notte/pax - B&B 1 USD = 77,50 NRp - F scarso
Kathmandu Hotel Potala Guesthouse–Thamel - (3 notti)
20 USD/notte/pax – B&B 1 USD = 77,50 NRp - F passabile
Arughati Arughat Bamboo Cottage discreto
Arughati Hotel Manaslu passabile
Chitwan Eden Jungle Resort discreto
PASTI
Kathmandu Helena’s terrazza discreto
Kathmandu Pilgrim’s vegetariano buono
Kathmandu Alchem cuc. italiana buono
Kathmandu Third Eye bel locale buono
Kathmandu Everest Steak House ottimi filetti buono
Kathmandu Fire & Ice pizza discreto
Kathmandu Room Doodle nuova sede vario
MANCE
- alla Guida sherpa Euro 100
- Ad ogni portatore Euro 50
VARIE
- Noleggio jeep, sul tratto da Kathmandu a Arughat Euro 160
RELAZIONE GIORNALIERA DETTAGLIATA
1° 01/10/11 Malpensa - Doha Aereo
Siamo partiti da Malpensa alle 15:55 con volo QR034 della Qatar Airways e siamo arrivati a Doha in Qatar alle 22:40 locali. Abbiamo passato la notte in aeroporto, in attesa deI volo per Kathmandu. Nella parte destra del primo piano, nel settore partenze, esiste una nuova area attrezzata con chaise longue
a disposizione dei viaggiatori con coincidenze prolungate. I bagagli, dall’Italia, sono stati spediti direttamente a Kathmandu,
2° 02/10/11 Doha - Kathmandu Aereo, taxi
Partiamo da Doha alle 8:45 con volo QR350 dopo una notte di sosta. Arriviamo a Kathmandu alle 17:10. In aereo abbiamo compilato un modulo per l’ingresso e per l’uscita dal Nepal. In aeroporto bisogna compilare un altro modulo per la richiesta del “visto”, al quale va allegata una fototessera.
Paghiamo US$ 100, poiché la nostra permanenza sarà superiore a 30 giorni. All’uscita dell’aeroporto troviamo ad attenderci Krisnha, la guida di Asian Adventure Treks, che ci accompagna in Hotel.
3° 03/10/11 Kathmandu hotel
Trascorriamo la mattinata a Kathmandu, passeggiando nelle strade del quartiere turistico di Thamel, che ormai conosciamo come le nostre tasche. Poi prendiamo un taxi che con 600 NRP ci porta a Baktapur, l’antica capitale medievale del Nepal, una città fuori dal tempo, dal fascino irresistibile.
Quest’anno il biglietto d’ingresso è aumentato del 50%. Costa infatti ben 15 dollari. Esibendo il passaporto è possibile ottenere un lasciapassare che permette di utilizzare un’altra volta il biglietto entro un mese.
4° 04/10/11 Kathmandu - Arughat Jeep 240km 8h 600
Si parte in jeep Toyota. Noi tre, la nostra guida, un signore tedesco con la sua guida. Percorriamo la strada asfaltata che porta a Pokhara fino a Malekhu (483 m.). Attraversiamo il fiume Trisuli su uno stretto ponte e, su strada sterrata, seguendo il corso di un ruscello, attraverso una foresta e molti
tornanti di strada a volte fangosa,facciamo altri 29 km e raggiungiamo la valle del Budhi Gandaki e in pochi km giungiamo ad Arughat Bazar. Arughat è divisa in due dal fiume Budi Gandaki. Le due parti sono collegate da un robusto ponte sospeso in acciaio. In essa si tengono tanti mercati. Vi si trovano parecchi alberghi, negozi di alimentari, abbigliamento e utensili. Vi è un ufficio dell’ACAP, l’ente del parco dell’Annapurna e una grossa caserma di militari. Alloggiamo all’hotel Manaslu. Siamo sistemati in una dependance prospiciente un’area destinata a campeggio, dove è sistemato un gruppo di
francesi in partenza per il giro del Manaslu.
5° 05/10/11 Soti Kola Trek 4 h 710
La strada sterrata, una gippabile, parte dall’hotel e si dirige a nord verso il Manaslu. Si procede in piano tra campi di riso e di miglio fino a Mangaltar (610 metri). Si attraversa poi una foresta piena di scimmie e si arriva a Shanti Bazar (630 metri), un villaggio con le case dal tetto di paglia e qualche
negozio. Al centro della strada, il uno slargo che sembra una piazza, un grande albero di pipal al quale è appesa un’altalena per bambini.
Altre altalene, che incontriamo sulla strada, sono appese a quattro grosse canne di bambù legate in cima all’arco da esse formato.
Da qui si vede in lontananza il bianco Sringi Himal (7187 metri).Si procede sulla sinistra del fiume Budhi Gandaki e la strada incomincia a salire leggermente. Si passa attraverso il villaggio di Arkhet Bazar (650 metri) dove si trova un ponte sospeso sul fiume. Infine, dopo aver anche guadato a piedi
nudi un torrente, si raggiunge Soti Kola, dove si trova un’ ampia area per il campeggio, che verrà occupata dalla spedizione dei francesi, e più sopra il Lodge ABC, con camere spartane, con le pareti di legno, nel quale ci sistemiamo. Fa molto caldo. Pochi metri a valle dell’hotel, in qualche ansa del
tumultuoso fiume, si può fare il bagno.
Questa valle è abitata dall’etnia Gurung, persone che in prevalenza si dedicano all’agricoltura, non disdegnando talvolta la caccia. Sono piccoli di statura ma dotati di un fisico robustissimo. Le donne sono belle e vestono con eleganza il sari e i colori sono abbinati con armonia. Fin da piccole indossano gioielli, quali orecchini alle orecchie o al naso, collane e braccialetti. Gli uomini vestono in maniera sobria con abiti sulle tonalità del grigio. In questa zona si raccoglie il miele in maniera rocambolesca dai favi collocati sui dirupi.
Nella nostra tabella di marcia era previsto l’arrivo a Lapubesi. Ma, arrivati a Soti Kola scopriamo che sarebbero state necessarie altre tre ore di marcia su terreno molto disagevole. Decidiamo quindi di fermarci qui.
6° 06/10/11 Macha Kola Trek 7 h 870
Lasciata Soti Kola, la strada si restringe e dopo qualche chilometro diventa sentiero. Anche la valle si restringe. La vegetazione aumenta. Attraversiamo tratti boscosi e incominciamo a guadagnare quota, un saliscendi dopo l’altro. Ogni tanto incontriamo delle case da te. Passiamo oltre una prima cascata
ramificata. Poi una seconda cascata dall’aspetto tropicale, con una sola gettata che dal lato sinistro della valle va a gettarsi sul Budhi Gandaki. Il fianco della valle diventa ora verticale e a tratti strapiombante. Il sentiero sale a scalinate scavate nella roccia. Tutto intorno l’ambiente è coperto di boschi. Poi, poco prima di arrivare a Lapubesi (880 metri) si scende un po’ di quota e la valle si allarga e diventa più pianeggiante. Proseguiamo tra campi coltivati a riso e patate, sotto un sole cocente. Dopo circa quattro ore giungiamo a Lapubesi, un villaggio costituito da vari insediamenti sparsi sul costone sinistro della valle, distanti tra loro anche centinaia di metri. Ci fermiamo per il pranzo sotto un pergolato del Lapu Guest House, fornito di fontanella e situato in posizione panoramica. Il sentiero passa poi a lato di un’altissima cascata, che si può ammirare attraversando un vallone su un ponte sospeso. Passato il ponte, il sentiero si abbassa ripidamente, fino a toccare il sabbioso letto del fiume.
Si procede quindi su banchi di sabbia e di ciottoli. Su questi banchi, quasi come su una spiaggia, sono sistemate tre case da te, fornite di frutta e di tutto quanto può essere utile in un punto di ristoro. Essi sono presi d’assalto dai portatori. Infine, dopo breve salita su strada lastricata raggiungiamo Macha
Kola e la simpatica piazzetta dove è situato il nostro lodge: Mountain Everest Guest House.
7° 07/10/11 Jagath Trek 7 h 1410
Il villaggio di Macha Kola è situato su diversi livelli di un costone della valle. Così per uscire da esso saliamo ancora un poco, passiamo davanti alla scuola primaria e poi, dopo un ampio giro raggiungiamo un ponte sospeso che ci porta oltre lo scoscendimento vallivo. Riprendono i saliscendi sul fianco sinistro della valle su sentiero a precipizio sul sottostante fiume. Passiamo ancora su un ponte tibetano e raggiungiamo le poche case di Khorlabesi, con le donne indaffarate nelle loro attività.
Infine, dopo altri equilibrismi su difficile sentiero esposto sul vuoto, raggiungiamo Tatopani (930 metri). Qui, come ricorda il nome: tato = caldo e pani = acqua, a lato della strada, a inizio paese, ci sono alcune fontanelle di acqua tiepida. Poco dopo incontriamo ancora una cascatella e poi un ponte
sospeso che ci porta sul lato est della valle. Il ponte è di recente costruzione ed è situato a fianco del vecchio ormai in rovina. Di fronte a noi possiamo ammirare un’imponente cascata che percorre l’opposto fianco della valle. Si prosegue sempre su sentiero scavato nella roccia, ma stavolta quasi a
livello del tumultuoso fiume. Si sale di nuovo un po’ e si raggiunge Doban (1000 metri), un posto di ristoro con lodge, situato intorno a un grande spiazzo, con adiacente area per il campeggio su terrazzamenti del costone opposto. Ci fermiamo per un rapido pranzo. Passiamo poi il ponte sospeso
situato all’estremità opposta di Doban e per un po’ camminiamo praticamente in piano. Passando qualche punto di ristoro, dirigendoci verso un alto rilievo montuoso a forma di cono, situato al centro della valle. Si supera poi una parete con l’aiuto di una rozza scala a pioli, un altro ponte sospeso e, dopo un’ottima scalinata di lastroni di pietra lavorata, si ridiscende a livello del fiume e, dopo aver varcato un arco quadrato di benvenuto, raggiungiamo Jagath a 1400 metri di altezza. Questo villaggio è dotato di una strada e di una splendida piazzetta lastricata, con al centro un chorten. Vi si trova l’ufficio dell’ACAP con il Check Point per il controllo dei permessi di trekking. Ci sono molti bambini che giocano e che seguono con curiosità i visitatori e c’è della vita. In una veranda affacciata sulla strada notiamo anche un televisore a colori posizionato in alto, con un gruppo di bambini che lo guardano a naso all’insù. C’è la corrente elettrica e il telefono. Ci fermiamo al Rubinala In Hotel, costituito da vari ambienti e con una corte interna.
8° 08/10/11 Ciso Pani (prima di Ekle Batthi) Trek 3,5 h 1650
All’uscita di Jagath ci registriamo all’ufficio di controllo ai numeri 1139 – 1140 – 1141, che rappresentano il numero di turisti transitati nei mesi di settembre e ottobre di quest’anno. Per una zona fino a poco tempo fa poco frequentata sono tanti. Probabilmente il fatto che nella zona dell’Annapurna esiste ormai una strada percorribile in moto o in jeep ha distolto turisti da quell’area e li
ha invogliati a fare il giro del Manaslu, anche se molto più impegnativo. Sempre su strada lastricata, si lascia Jagath in discesa per raggiungere il letto del fiume. Si attraversa un ramo di questo su un ponte di tronchi e dopo un breve percorso su un banco di ciottoli e sabbia si sale sul costone sinistro della
valle su un aereo sentiero scavato nella roccia. Si raggiunge in breve il villaggio di una decina di case di Salleri (1440 metri) e quello di Ghatte Kola, sempre gremiti di bambini sulla strada. In quest’ultimo villaggio sono in azione diversi mulini ad acqua. Ghatta in nepalese significa mulino. Un cartello ci indica che mancano 45 minuti a Philim. Sullo sfondo davanti a noi è sempre presente la vista del monte Sringi. Su un lunghissimo ponte sospeso di oltre duecento metri si passa sulla riva orientale e si sale a Philim (1590 metri). Questo è un grande villaggio gurung, con qualche lodge. C’è un ufficio
informazioni dell’ACAP. E’ circondato da colture di grano e miglio. Attraverso queste colture, rimanendo più o meno alla stessa quota, si raggiunge in mezz’ora una località chiamata Ciso Pani (acqua fredda) 20 minuti prima di Ekle Bhatthi, villaggio nel quale non ci sono lodge. A Ciso Pani ci fermiamo in un lodge ancora in costruzione,situato sulla strada in corrispondenza di una fontana a muro fornita di varie cannelle, presso la quale tutto il villaggio lava panni e stoviglie.
Essa costituisce anche punto di aggregazione sociale, in quanto vi si fermano le carovane in transito e i portatori possono appoggiare i carichi sui muretti di pietra. Su un ripiano del terreno c’è posto per due tende.
9° 09/10/11 Chumling (TSUM VALLEY) Trek 8 h 2300
Lasciata Ciso Pani, si raggiunge in venti minuti Ekle Batthi e ci si addentra in una valle stretta e dai contrafforti alti nella quale il sentiero scorre alto sul fiume. Sulla destra cade un’altissima e sparsa cascata. In breve si giunge al bivio sulla destra per la Tsum Valley, indicato da un grande cartello.
Questa valle si presenta stretta, con alti fianchi boscosi. Il sentiero sale dentro il bosco con gradinate e con frequenti tornanti e raggiunge il piccolo insediamento di Lakuwa a 2240 metri, dove si trova un posto di ristoro e alcune piazzole per le tende, ricavate dove si può. Si passa poi una forra, a fianco del fiume Shar Kola (il fiume dell’est), tra pareti di roccia altissime e strapiombanti, che quasi chiudono la valle. Si sale ancora un po’, poi si passa sull’altro versante su un aereo ponte tibetano. Con qualche tornante si arriva ai 2300 metri di quota, in cui si trova Chumling. Ci fermiamo per la notte nell’unico lodge lungo la strada, dotato di antistante piazzale per le tende e vista panoramica sul versante nord-ovest del Ganesh Himal. Il villaggio è situato dietro il lodge, 50 metri più a monte.
10° 10/10/11 Lamagaon Trek 5h 3200
Da Chumling si procede in piano su facile sentiero. Si passa la località Dhamja e poi si sale gradualmente con begli scorci su coltivazioni variopinte, con casa colonica. Si attraversa un bosco e si giunge a Dramba, con vista sempre migliore sui Ganesh Himal. Si passa un altro ponte sospeso, si passa Gho, con ridenti vedute bucoliche, mentre il fiume scorre incassato qualche centinaio di metri più in basso, nel bosco del fondovalle. Una bella cascata con guado sui sassi e poi si sale ancora a tornanti per raggiungere un punto panoramico con tre chorten affiancati. In questo punto il Ganesh Himal sovrasta da vicino il sentiero. Il villaggio di Chhekampar è a due passi da qui. Qui c’è un fornito
negozio e il Posto di controllo del parco. Effettuata la registrazione dei permessi di trekking, si prosegue e la valle si apre, molto larga davanti a no,i e l’ampio fondovalle pianeggiante è tutto coltivato a orzo o patate, le uniche colture possibili a quote attorno ai 3000 metri. Poco prima di raggiungere Jhong c’è un gompa isolato,in buono stato di conservazione. Dopo aver passato degli ampi caseggiati che forse sono una scuola, ma che sembrano in disuso, si giunge in un altro punto panoramico con un chorten, sotto la mole della barriera del Ganesh Himal. Siamo a Ngaku, a 25 minuti da Lamagaon. Sulla strada abbiamo incontrato delle donne che ci hanno proposto di fermarci a casa loro per la notte. Saliamo così in cinque minuti al loro piccolo villaggio di Leru, attraverso un sentiero ripido. L’alloggio sarebbe stato in una casa colonica con stalla. Il panorama sul Ganesh Himal è spettacolare, ma non ci fermiamo perché il posto è isolato e dall’alto abbiamo avvistato la vasta
pianura che in breve raggiungiamo. Passiamo sotto un kani ( monumento che costituisce una porta, a cavallo del sentiero) con i soliti affreschi coloratissimi sulla volta, rappresentanti le vicende della vita di Budda. Un lungo muro mani (muro dell’altezza di poco più di un metro e di lunghezza che a volte
supera i cento metri, situato in mezzo al sentiero, sul quale sono appoggiate delle pietre votive finemente cesellate con iscrizioni o scene religiose) precede l’arrivo a Lamagaon, a 3200 metri. Un cartello annuncia: “Welcome to Pangchhe - Camping site and hotel”. C’è in pratica una casa privata con una corte dove vengono custoditi tre vitelli, cani e animali da cortile. All’esterno c’è un’area erbosa frequentata da yak, che può costituire terreno per campeggio. Nel pomeriggio facciamo una puntatina al vicino monastero di suore e bambini di Rachen Gumpa situato poco più a nord, dall’altra parte del
fiume. La struttura di questo monastero è costituita da un vasto quadrilatero con le abitazioni e le celle delle monache. Al centro uno spiazzo erboso vuoto e incolto. Qualche aiola di fiori davanti alle celle che hanno delle inferriate alle finestre. Altri edifici costituiscono il tempio, la scuola e il refettorio. Degli
yak pascolano liberi nel cortile interno. Anche presso il monastero è possibile sistemare delle tende.
11° 11/10/11 Nile – Mugumba - Nile Trek 6h 3250
Dopo una notte insonne per il continuo muggire e latrare degli animali nella casa che ci ospitava, ci traferiamo più a nord. A Pangdun c’è un tempietto e poco più avanti, in mezzo ai campi coltivati un altro più grande, che ha una certo somiglianza con i fari marini. Il sentiero procede in piano attraverso
i campi, sulla destra del fiume. Dopo meno di due ore arriviamo a Chhule, il villaggio gemellato con Nile e diviso da questo dal fiume. Attraversiamo quest’ultimo su un ponte di ferro e legno e passando attraverso le strette viuzze arriviamo alla periferia sud del villaggio, dove è situata l’area di campeggio, dove sistemeremo le tende, e la casa che ci ospiterà per i pasti per due giorni. Nel pomeriggio facciamo un’escursione a Mugumpa a 3700 metri. Si risale la valle verso nord prima alla destra del fiume e poi alla sinistra. Data l’altitudine, la vegetazione è assente o costituita da rari abeti e da macchia bassa. Ogni tanto gruppi di chorten e muri mani. Il monastero è situato in cima a un valico, annunciato dalle bandiere di preghiera multicolori. All’interno dei giovani monaci intenti a consumare il pasto da loro stessi preparato. Sopra le scalinate il tempio, che il lama ci permette di visitare. La
posizione è dominante sulla Tsum Valley e le montagne innevate tutt’intorno sono situate in territorio tibetano, del quale segnano i confini con il Nepal. Dopo la visita del monastero si rientra a Nile. Si incontrano grosse mandrie di yak che vanno e vengono dal vicino Tibet con le merci di scambio.
12° 12/10/11 Nile RIPOSO + escursioni Trek 3250
Giornata dedicata alla visita del monastero del dirimpettaio villaggio di Chhule, abbarbicato su un costone 150 metri più in alto.
Un monaco incontrato per strada ci consente la visita e ne approfitta per rabboccare con acqua fresca le ciotole destinate alle divinità. Da questa postazione il panorama abbraccia tutta la Tsum Valley e il Ganesh Himal che la chiude a sud-est.
13° 13/10/11 Chumling Trek 6 h 2300
Si prende la strada del ritorno sul sentiero attraverso i campi coltivati, con lo sguardo rivolto verso il Ganesh Himal. Diamo un’occhiata a due monasteri poco discosti dal sentiero, che all’andata avevamo tralasciato. In sei ore si scendono i novecento metri di dislivello che separano da Chumling.
14° 14/10/11 Pewa Trek 6,5 h 1745
Si ridiscende lo stretto vallone, si guadagna il bivio con la valle Budhi Gandaki e, per mezzo di un ponte di ferro a fondovalle si raggiunge la riva opposta del fiume e si mette piede sul sentiero del circuito del Manaslu, che in costa, con tornanti esposti, guadagna gradualmente quota all’interno di una zona boscosa. La valle qui è molto stretta e presenta alti contrafforti.
Si passa da un fianco all’altro della valle su ponti sospesi uno più ardito dell’altro. Uno è talmente dissestato e pendente su un lato, che gli hanno gettato sopra i nuovi cavi previsti per il nuovo ponte, del quale già esistono a lato le teste in cemento. Il passaggio delle carovane di muli e dei gruppi di trekker è molto frequente. Si termina la tappa a Pewa a 1745 metri, alloggiando presso il lodge Manaslu & Rubinala Hotel & Lodge, costruito in legno su basamento di pietra. Esso è situato in una stretta gola, poco più in alto del fiume.
15° 15/10/11 Ghap Trek 6,5 h 2165
Da Pewa si parte in discesa verso il fiume e successivamente si procede a mezza costa su sentiero agevole. Dopo un’oretta si giunge a Deng, un villaggio di poche case adagiate su un promontorio, dove il sentiero fa una curva a destra. C’è un caseggiato in legno di nuova costruzione, che probabilmente sarà un lodge. In questo punto inizia il Nupri, la parte alta della valle del Budhi Gandaki.
Da qui si prosegue sul lato sinistro della valle a saliscendi e con tratti di bosco, per arrivare a un ponte sospeso che porta dall’altra parte. Per fare posto alla opposta testa di ponte, è stato scavato un cunicolo nella roccia. Poi il sentiero prosegue lungo il fianco destro del fiume. Esso poi s’inerpica e in un punto è costituito da due tronchi appaiati nei quali sono stati intagliati dei gradini. Il sentiero per i muli fa un diverso percorso, più lungo. Attraverso il bosco si guadagna quota, si passa alti sul fiume a fianco di un gruppo di case dove c’è lo Shreenggi Himal Hotel – Lodge e infine la valle si apre con vasto e profondo panorama in direzione est-ovest. Poiché non si scorgono villaggi in lontananza, si capisce che ci sarà molto da camminare. Una macina ad acqua sfrutta la forza di una cascatella.
Quando mancano ancora tre ore a Ghap si giunge a Bihi Phedi, che è costituito da tre case e da un piccolo spiazzo con muretto, dove i portatori appoggiano il doko, la grossa cesta che portano in spalla. Dall’altro lato del fiume, a mezza costa si scorge un grazioso gruppo di case e di gompa, a ridosso di un’ alta cascata, contornato da scoscesi campi coltivati. E’ il villaggio di Prok, dove si trova anche una sede dell’ACAP e un posto radio per le emergenze. A 1990 metri si arriva alla confluenza dello Sringi Khola nel Budhi Gandaki. Il primo scorre in una gola tra pareti verticali di roccia, unite da un ondeggiante ponte sospeso. Il passaggio in un ambiente così severo fa una certa impressione. Si prosegue a tratti nel bosco. Si passa davanti a una grande casa in muratura in costruzione. Sarà sicuramente un lodge a due piani. Non si può fare a meno di notare che lungo il circuito del Manaslu
esistono attualmente pochi lodge in esercizio, ma molti in rapida costruzione. Il notevole afflusso di turisti nell’attuale stagione è sicuramente foriero di un favorevole sviluppo economico della valle. E’ probabile che l’apertura di una strada camionabile lungo il vicino circuito dell’Annapurna abbia dissuaso molti dall’intraprendere quel classico trekking, a favore del giro del Manaslu. Si passano i piccoli insediamenti di case sparse di Banrung e Bur con il raccolto steso al sole su teli di plastica. Poi sul percorso verso Ghap si trovano ancora case isolate con relativa corte, una ridente cascata, un Kani contenente affreschi ben conservati. E poi una fattoria in muratura di recentissima costruzione, con relativo campo affollato di bovini al pascolo. Qui si ricongiunge il sentiero alternativo passante da Prok sull’altro lato del fiume. Siamo così giunti a Ghap, un gruppo di sei o sette case e un lodge e un
muro mani. Ci fermiamo all’Hotel Kyimolung, fornito di alcune stanze con pareti di legno e di varie aree terrazzate per le tende. E’ gestito da un ex monaco tibetano insieme con la moglie.
16° 16/10/11 Lho Gaon Trek 6 h 3180
Superato il muro mani alla sinistra del lodge ci si addentra in un bosco tropicale e si passano alcune cascatelle. Poi si entra in una pineta affollata di uccelli. Dicono che in essa si trovino anche alcuni esemplari di danphe, una specie di fagiano multicolore che è l’uccello nazionale nepalese. Su un ponte di legno senza parapetto, a 2250 metri si varca lo spumeggiante Budhi Gandaki, in una stretta gola, dove l’acqua ha scavato un toboga sormontato da un arco simile al ponte dei sospiri. Il bosco continua, molto fitto, popolato anche da scimmie dalla pelliccia di colore grigiastro e dalla faccia, le mani e i piedi neri, chiamate entelli, che saltellano da un ramo all’altro. Si ritorna poi sulla riva sud su un ponte di legno e attraverso un bosco di rododendri si arriva dopo due ore e mezzo a Namrung, 2650 metri, che conta diversi lodge e ha le strade lastricate. E’ il posto tappa previsto per oggi, ma sono appena le nove e mezzo del mattino e decidiamo di proseguire fino a Lhogaon. Oltre Namrung si entra nell’alto Nupri, zona nella quale i dialetti e l’abbigliamento e le usanze sono tipicamente tibetani.
Si arriva a Bhanzam, dove su un pianoro alcune case sono disposte su una grande distesa verde costituita da un campo di riso. Questa macchia di colore, della superficie di circa due ettari, risalta sorprendentemente sul verde cupo degli abeti che coprono i fianchi della valle. Si prosegue ancora in un bosco di rododendri e querce e varcato un arco di pietra, attraverso il quale si vede incorniciata la sagoma del Manaslu nord, si giunge a Lihi a 2934 metri. Poco dopo c’è un kani, mentre sull’altro lato della valle si può vedere un grande villaggio contornato da verdissimi campi terrazzati di riso. A 2985 metri siamo a Shyo, un’ora e venti minuti prima di Lho. Anche qui campi di riso ai lati del sentiero delimitato da steccati. E finalmente, dietro un crinale coperto di abeti, davanti a noi, a sinistra, spunta la cima del Manaslu. Ancora case con le bandiere in cinque colori e, per il sentiero ora contornato da steccati e ora da muretti a secco, si giunge alla periferia orientale di Lhogaon, presso una fontana pubblica. Le strade sono selciate o lastricate ; si passa accanto a un grande stupa finemente istoriato e ora, sempre con il Manaslu in vista sullo sfondo, si arriva all’Hotel Tasidele, che dispone di una veranda in legno, di alcune camere e di un’area per una decina di tende. Cento metri più avanti c’è un altro lodge con spazio per le tende. Salendo ancora, si arriva a un lungo e imponente muro mani che inizia e termina con un chorten, con il Manaslu sempre in evidenza. Sul passo c’è un kani e subito dopo c’è un ampio spazio per il campeggio (stavolta occupato da un gruppo del CAI di Belluno). Dietro
inizia la zona di pertinenza del grande Monastero buddista di Lho-gaon, situato in cima a una collina. Sul piano c’è una scuola dislocata in vari caseggiati. Sulla destra c’è una porta riccamente affrescata.
Da questa, parte il sentiero che porta al Gompa, tra due ali di bandiere di preghiera. Queste sono state tutte rinnovate in occasione della grande Puja (preghiera) che si terrà tra qualche giorno richiamando da ogni monastero tanti lama e monaci, i quali arriveranno quassù a piedi o a cavallo.
Con una serie di tornanti si arriva al complesso di edifici costituenti il monastero e il grande gompa. Il tutto è ben tenuto e dà un’impressione di ricchezza. I monaci sono in prevalenza bambini in età scolare. C’è un Lama con saio arancione, mentre tutti i monaci ne portano uno granato. Stanno
provando gli strumenti musicali per le prossime funzioni religiose e per i saluti di benvenuto alle delegazioni.
17° 17/10/11 Samagaon Trek 3 h 3530
Dal passo di Lho si scende in un’ampia forra, addolcita da una cascata, e si risale sul fianco sinistro del contrafforte e in breve si perviene a Shyala, 3504 metri, un gruppo di case con sentiero selciato, situate in una zona quasi completamente disboscata. Vi si sono sviluppati parecchi incendi, tanto che
gli abitanti del posto hanno deciso di abbattere tutti gli alberi. Da qui si può vedere il Manaslu (8165 metri), il Nadhi Chuli (7879 metri), detto anche Peak29, subito a fianco, e la lunga barriera del Simnang Himal (6251 metri), che chiude a sud il fiabesco alpeggio di Pungeen Gompa, situato a 4000
metri, per il quale esiste una deviazione a sinistra poco prima del villaggio di Samagaon. Il sentiero continua agevole e largo e passa sotto un kani ben conservato e con begli affreschi. Si prosegue in mezzo a uno scenario spettacolare e si passa accanto a vari chorten, uno molto grande, e attraverso
un altro kani, si avvista Samagaon, a 3530 metri. E’ on grande villaggio adagiato in una depressione del terreno, i cui argini lo proteggono dalle correnti fredde. I campi intorno sono coltivati a orzo o patate, le uniche colture praticabili a questa quota. Esistono vari lodge e una grande area per il
campeggio. Il Gompa di Kargiu Chuling, facente parte del villaggio, è costituito da otto templi separati, ma recintati all’interno di un muretto contenente molte piccole ruote di preghiera. Il Budhi Gandaki scorre tranquillo al centro dell’abitato. Ci fermiamo nell’hotel migliore, situato subito dopo un kani. Le camere non bastano e viene piazzata una tenda in un cortile. Andando poco oltre il villaggio, dai pressi della biforcazione a sinistra per il campo base, si gode di una spettacolare vista del lato orientale del Manaslu e del suo ghiacciaio che arriva con le ultime balze di seracchi fin quasi al fiume Budhi Gandaki. Alla sua destra si alza il Naike Peak (6211 metri) Varie mandrie di yak pascolano sulle pendici della montagna.
18° 18/10/11 Samagaon-RIPOSO+escursioni Trek 3530
Giornata dedicata al riposo e all’acclimatazione. Dopo tanti giorni di cammino è saggio tirare il fiato per consentire all’organismo di adattarsi alla carenza di ossigeno, per poter affrontare in sicurezza la salita ai 5200 metri del passo Larke-la, prevista fra tre giorni. Da Samagaon è possibile recarsi all’alpeggio di Pungeen Gompa a 4000 metri, tornando indietro per mezz’ora verso Lho Gaon e prendendo il sentiero a destra in corrispondenza di un Chorten. Questa località costituisce anche il campo base est del Manaslu. Oppure è possibile andare al campo base nord, situato a 4400 metri sulla morena del ghiacciaio. Per raggiungerlo occorre dirigersi verso nord per un quarto d’ora e poi svoltare a sinistra e, superato l’impetuoso torrente glaciale appena nato, seguire il sentiero situato alla destra della grande cascata di ghiaccio del Manaslu. Optando per una giornata di relax, è possibile visitare il villaggio e il suo gompa e godere dello spettacolare panorama montano, gustando le
pietanze offerte dalla cucina locale. La località è molto fredda per i venti che scendono da nord. Il serata piove abbondantemente, dopo tre settimane di sole smagliante. Sicuramente a quote più alte è caduta molta neve. Poiché i nostri portatori non sono adeguatamente equipaggiati per affrontare una
bufera ad altissima quota, si decide di modificare il programma del trekking, optando per un soggiorno di tre giorni e due notti in tenda a Pungeen Gompa, località visitata in giornata da due componenti del gruppo, che erano rimasti affascinati dal luogo.
19° 19/10/11 Pungeen Gompa Trek 2,5 h 4000
Acquistati i viveri per il soggiorno in campeggio, si riprende il sentiero verso Lho Gaon e dopo una mezz’ora di cammino, in corrispondenza di un chorten, si svolta a destra e per due ore si sale ripidamente su scalinate, a fianco di un ruscello nato dai ghiacciai. Uno spiazzo con casupola per pastori interrompe l’erta. S’incontrano grosse mandrie di yak e di muli e cavalli che scendono a valle.
Il grosso spostamento di bestiame fa pensare a un peggioramento del tempo con l’arrivo di abbondanti nevicate. Così, quando raggiungiamo il ciglio dell’alpeggio, la zona, di circa due chilometri quadrati, è deserta. Lo spettacolo, sotto un sole smagliante, è eccezionale. Tutto intorno alla grande
prateria ornata di tre laghetti e di diversi ruscelli, s’innalza come una corona il Manaslu, il Nadhi Chuli, la paretona del Simnang Himal, 6251 metri, lunga più di due chilometri, mentre verso est la vista è chiusa dai lontani monti Samdo, 6335 m., Khayang, 6186 m., Saula, 6235 m. Si percorre tutto
l’alpeggio fin sotto la morena. Qui si trova un piccolo tempio, un grande chorten con bandiere, una casetta di pastori e, poco discoste, altre due casette. Altre casette sono arroccate sulla destra sul fianco di un crinale. C’è una fontanella con acqua corrente. Per chi ha visto il campo base
dell’Annapurna, il panorama dal Kala Pattar e il Circo Concordia questo posto è una inaspettata sorpresa e si ha la certezza di aver raggiunto uno dei posti più belli del mondo. Poche guide indicano questa località come opportunità da cogliere durante la giornata di riposo nello svolgimento del trekking del Manaslu. Organizzato il campo, si è risalita la morena che con il suo franoso lato sud precipita sul ghiacciaio. Arrivati a 4300 metri ci si trova naso all’insù davanti alla parete sud est del Manaslu, avendo alla sinistra il Nadhi Chuli, alto quasi ottomila metri. Non manca nulla della classica iconografia himalaiana. Le dimensioni sono notevoli e tutto l’ambiente è veramente impressionante.
Le nuvole coprono lentamente la montagna, sale la foschia e si ritorna al campo. Più tardi i forti venti in quota spazzano vie le nuvole e la sagoma della montagne si staglia in controluce, con il sole che le illumina alle spalle, creando suggestivi effetti cromatici, per via della neve sollevata in alta quota dal vento. Per poter campeggiare occorre pagare 250 rupie al villaggio a una donna chiamata Sonam Lamo.
20° 20/10/11 Pungeen Gompa-RIPOSO + escursioni Trek 4000
La mattina alle 06:07 basta aprire la cerniera della porta della tenda per essere partecipi di uno spettacolo intatto fin dai tempi della creazione. Il sole tocca le nuvole e le cime più alte, per poi inondare tutte le montagne con una luce calda. La mattinata viene impiegata nell’esplorazione dell’alpeggio e dei suoi laghetti. Già alle 10 il cielo si riempie di nuvole a “pecorelle” e nel pomeriggio, verso le 16 arriva il nevischio a imbiancare le tende. La notte cadono 30 centimetri di neve.
21° 21/10/11 Lho Gaon Trek 5 h 3145
Tutto è bianco e coperto di neve. La vista sulle montagne è scomparsa. Si scende di 500 metri in un ambiente suggestivo. Al bivio con il circuito del Manaslu il terreno è sgombro, segno che ha solo piovuto. Si fa rotta verso Lho Gaon, ripassando attraverso una foresta dai colori autunnali. Tutte le vecchie bandiere di preghiera sono state sostituite con delle nuove, fiammanti. Anche i dipinti dell’archivolto con tre ingressi del monastero sono stati completati.
Si prepara la grande festa di preghiera.
22° 22/10/11 Ghap Trek 15 6 h 2165
Si saluta il Manaslu, di nuovo splendente al sole, e si fa rotta verso Arughat. La strada è ancora molto lunga. Al passo Larke-la c’è stata bufera di neve e vento e ci sono stati problemi per congelamenti alle mani e assideramenti per i gruppi che sono passati. Qualcun altro, come noi, è tornato indietro. Si rivedono ora da un’altra prospettiva territori conosciuti all’andata. La lunghezza delle tappe, ormai forzate per rispettare i tempi di rientro a
Kathmandu, e il fatto che si percorrono in discesa sentieri quanto mai dissestati e sassosi rende l’impresa spossante. Così ci aspettano di nuovo i campi di riso, la bellissima foresta di alberi enormi con le sue scimmie e il toboga con l’arco di pietra scavati dal fiume.
23° 23/10/11 Philim Trek 25 9 h 1650
Di nuovo gli aerei sentieri strapiombanti sul fiume e i traballanti ponti sospesi impegnano tutte le forze. Bihi Phedi sembra non arrivare mai, ed è solo a metà strada, tre ore dopo Ghap. Le carovane di muli salgono quasi senza interruzione, quasi facciano parte del panorama.
Sfilano anche Deng e Pewa., dove avevamo pernottato all’andata. Il ponte più malridotto, quello con i cavi di rinforzo destinati al nuovo in costruzione, regge ancora, sospeso sull’abisso. Ponte dopo ponte, ritroviamo Ekle Batthi e Ciso Pani, altro posto tappa dell’andata. Infine si arriva a Philim, grande villaggio gurung situato in mezzo a colture di grano e miglio. Ci sono vari lodge, tra cui il nostro, il Maila Guest House, che ci ospita in una
dependance in legno.
24° 24/10/11 Doban Trek 12 6 h 1030
La tappa di oggi non è molto lunga, ma i continui saliscendi su un sentiero di sassi, l’attraversamento di tanti ponti e le soste obbligate per consentire il passaggio delle innumerevoli carovane di muli impegnano per sei ore. Si arriva a Doban, un villaggio dotato di un largo spiazzo dove si affaccia un impraticabile lodge e un’area per le tende. Molto meglio la tenda! In quattro giorni si è ridiscesi di tremila metri e incomincia a fare caldo.
25° 25/10/11 Lapubesi Trek 20 7 h 825
Il sentiero fino a Lapubesi si snoda in un ambiente tropicale, in mezzo a vegetazione lussureggiante, grandi cascate e campi coltivati. Il Budhi Gandaki, che ormai ha raccolto l’acqua di tutti i suoi affluenti, è diventato un gigante e giganteschi sono i ponti che lo attraversano. Superando una parete di roccia si può accedere a una scorciatoia suggestiva e rilassante sulla riva del fiume. Alle 10:30 si arriva a Macha Kola. Qui è possibile prendere un sentiero basso che taglia fuori il villaggio, oppure salire fino a un ponte e visitare la scuola primaria e rivedere la piazzetta con il lodge che ci ha ospitato all’andata. Si ripercorre la parte sabbiosa del letto del fiume e, riammirata da un altissimo ponte la cascata tropicale che precede il villaggio, si arriva a Lapubesi. Occorre attraversare ancora alcuni insediamenti di questo sparso villaggio e si giunge alla Lapubesi Guest House, di gradevole aspetto e di
recente costruzione.
26° 26/10/11 Arughat Trek 25 8 h 570
La prima parte del sentiero che porta ad Arughat è di nuovo particolarmente impervia e dissestata, nonché esposta sul vuoto. Ma alcune splendide cascate danno ristoro allo spirito.
Una parte di sentiero è letteralmente scavata su una lunga parete di roccia. Ci si lascia alle spalle anche Liding e si arriva a Soti Kola, altro punto tappa dell’andata, Una pala meccanica nuova fiammante e qualche jeep sulla strada ci annunciano che il trekking sta per finire. Ma ancora molti chilometri ci separano da Arughat. E ancora un guado a piedi ci conduce a Shanti Bazar (630 metri), prima di fare l’ingresso in una Arughat in festa, con tanta gente sulle strade. Ora è sufficiente percorrere tutto questo lunghissimo paese e arrivare al grande ponte di ferro su Budhi Gandaki, attraversarlo, per giungere al nostro simpatico Arughat Bamboo Cottage con il suo giardino delle fate, dove termina il nostro lungo e appassionante trekking.
27° 27/10/11 Kathmandu Local bus 143 8 h 1350
Il bus-park è situato a fianco del nostro cottage. Il pullman arriva a trombe spiegate, con alcuni passeggeri già sistemati sul tetto. Molti sono i chilometri percorsi su strada sterrata. Si fa una strada diversa da quella dell’andata, ora che è stata sgomberata da una frana. Sono giorni di festa in Nepal. Specialmente donne e bambini, con il vestito buono e i gioielli, si recano in pullman nei loro villaggi di origine per prendere parte ai festeggiamenti. Si
raggiunge la strada asfaltata che collega Pokhara a Kathmandu nei pressi di un ponte sul fiume Trisuli, uno dei più grandi del Nepal. Ogni contrada o cascinale sembra buono per una fermata a richiesta. Dopo otto ore di scossoni, accompagnati da una musica assordante, raggiungiamo Thamel, illuminata a festa.
28° 28/10/11 Sauraha CHITWAN PARK Bus turist 240km 40
Il parco di Chitwan si trova nel Nepal centro-meridionale; copre un’area di 932 km quadrati ed è il più antico parco del Nepal. Fu creato nel 1983 ed è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità. E’ ricco di flora e fauna, tra cui la tigre del bengala, il rinoceronte indiano a corno unico, l’orso, il leopardo, il
cervo, l’antilope. Ospita inoltre 450 specie di uccelli, 45 di mammiferi e 45 di anfibi e rettili, tra cui un grosso coccodrillo che si nutre di soli pesci, il pitone indiano, il cobra. Il viaggio con il bus turistico è molto rapido, solo quattro ore e mezzo. All’arrivo vengo condotto in jeep all’Eden Jungle Resort, immerso nel verde di un parco tropicale, con elefante posteggiato sul retro, sotto un capanno. Il pomeriggio si va a vedere un recinto con gli elefanti da lavoro e poi, costeggiando il fiume, si arriva su una spiaggia sulla quale sono affacciati vari alberghi. Da qui si assiste al tramonto di un sole rosso dietro la foresta, mentre i raggi si riflettono sull’acqua e sulla pelle dei coccodrilli adagiati sulle dune di sabbia.
29° 29/10/11 CHITWAN PARK Trek 40
Mattinata dedicata al safari in groppa all’elefante. Si percorrono vari chilometri, attraversando savane, fiume, canneti e foreste. Data forse l’ora avanzata, si avvistano pochi animali. Qualche cervo, un cinghiale. Nel pomeriggio si scende il fiume su una piroga guidata da due guide. Si tratta di un tronco scavato, perfettamente galleggiante e manovrabile con delle pertiche. Sulle rive del fiume si possono osservare uccelli esotici e qualche grosso coccodrillo disteso su qualche banco di sabbia isolato sull’acqua e sulla riva. Approdati qualche chilometro a valle, ci s’inoltra nella jungla a piedi,
accompagnati dalla guida. Si raggiunge una torretta di osservazione alta tre piani, ma di animali neanche l’ombra, stavolta.
Si conclude la giornata all’Elephant Breeding Center. Qui c’è un piccolo museo e, sotto alte tettoie, sono custoditi oltre venti elefanti. Ci sono due piccoli e due elefantesse gravide, di cui una di un esemplare selvaggio. Dopo cena serata di danze e spettacoli di un gruppo tradizionale taru. L'evento
si svolge in uno spiazzo attrezzato con panche e sedie, appena fuori del resort. Il pezzo forte è la danza della lotta con i bastoni.
30° 30/10/11 CHITWAN PARK trek 40
La mattina inizia con un paio d'ore di passeggiata nel parco, dedicate al bird-watching . Si passa presso un luogo dove gli elefanti, legati a una catena, riposano la notte, sotto delle tettoie. Alcuni elefanti sono già al lavoro, impegnati nel trasporto di grandi fasci d'erba, che poi essi stessi mangeranno. Avvolti da una leggera foschia seguiamo dei viottoli nella foresta sulla riva del fiume.
Scostando delle foglie sul terreno, la guida mostra le impronte di una tigre. La giornata prosegue assistendo al bagno degli elefanti. I turisti possono salire in groppa all'elefante e ricevere una doccia con l'acqua del fiume gettata con la proboscide, dietro comando del mahout, il conduttore. Nel pomeriggio nuovo safari in groppa all'elefante. Il territorio esplorato è diverso dal precedente e più lungo. Avviene integralmente dentro la jungla, dopo il solito guado del fiume. L'avvistamento più interessante è stato quello di un rinoceronte indiano con un solo corno.
31° 31/10/11 CHITWAN PARK trek 40
Giornata dedicata a un safari in jeep nella zona dei ventimila laghi, situata sempre all'interno del parco, ma distante una ventina di chilometri da Sauraha. Si sono avvistati branchi di cervi e due rinoceronti, intenti a mangiare fasci d'erba, immersi ognuno in un lago diverso. In un'altro lago, diverse specie di uccelli sostavano sugli alberi.
32° 01/11/11 Kathmandu Local bus 8 h 1350
Dal resort in jeep si viene accompagnati al bus terminal. Il viaggio dura otto lunghe ore. Lungo la strada un bus rovesciato ci ricorda la pericolosità della strada e l’azzardata guida degli autisti.
33° 02/11/11 Kathmandu 1350
Giornata dedicata agli acquisti dei souvenir nel quartiere di Thamel.
34° 03/11/11 Kathmandu – Doha 21:30 p.m. Aereo
Alle 17:30 prendiamo il taxi per l’aeroporto. Partiamo alle 22:00 con volo della Qatar Airways, con mezz’ora di ritardo. Arriviamo a Doha alle 00:35. Dato che il pullman dall’aereo allo scalo impiega 15 minuti, perdiamo la coincidenza con il volo Qatar Airways per Malpensa. Partiamo 2 ore dopo per
Zurigo.
35° 04/11/11 Doha – Zurigo - Malpensa Aereo
Arriviamo a Zurigo con un’ora di ritardo e perdiamo anche la coincidenza per Malpensa. Riusciamo a partire con Air Swiss alle 9:40 e, con nostra gioia, ricuperiamo anche i bagagli a Malpensa e a mezzogiorno circa siamo a casa, a conclusione di un viaggio duro ma affascinante. Namastè!
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